Con quale atteggiamento ci si pone di fronte a una cultura artistica praticamente sconosciuta sino a pochi anni fa? La passione per l’India – come del resto quella per la Cina – deriva dal senso di novità che promana da questi Paesi, dai loro artisti e dalla loro arte. Ci si trova ad essere quasi degli esploratori, dei pionieri, e in questo modo si ritrova il desiderio, l’entusiasmo della scoperta. E’ con questi sentimenti e queste sensazioni che lo Studio la Città ha selezionato sei artisti da presentare nei nuovi spazi della galleria: Hema Upadhyay, Ashim Purkayastha, Nataraj Sharma, Riyas Komu, Shilpa Gupta, Valsan Koorma Kolleri, alcuni hanno già una rinomanza internazionale, avendo partecipato a fiere e mostre importanti, ed essendo il loro lavoro condiviso da grandi gallerie, ma con questa mostra, accuratamente bilanciata tra le presenze indiane nel sistema globale dell’arte, lo Studio la Città intende ribadire il proprio gusto, la propria predilezione per un’arte sospesa e rarefatta, metaforica e intelligente, pur provenendo da una società in cui il peso della tradizione, le contraddizioni sociali, la spinta verso il futuro, sembrano mescolarsi in maniera caotica e difficilmente comprensibile ad un occhio “occidentale”.