In Cile certe pratiche artistiche in voga in Europa negli anni Sessanta sono state proposte alla fine degli anni Settanta come risposta critica ad un apparato politico fortemente repressivo.

Oggi un gruppo di artisti poco più che ventenni saltano di netto tutto quello che si è visto negli ultimi due decenni, per rifarsi direttamente al rapporto con i media e con le immagini esterne che incontrano nel quotidiano. Artisti nati alla fine degli anni Settanta che fanno uscire dai confini proposti al fare arte, insieme alla sempre più diffusa contaminazione e all' allargamento delle diverse tematiche della ricerca estetica.

E se in Cile succede questo, anche in Italia l'apertura verso gli altri mondi è stata la chiave per leggere l'arte contemporanea delle ultime generazioni e per anticipare le prossime.

Questi artisti italiani e cileni coincidono generazionalmente e si caratterizzano per la manipolazione e l'articolazione di una serie di materiali, come il riciclaggio d'immagini, gesti e forme della tradizione moderna, e per il loro transitare per i diversi mezzi d'espressione: pittura, fotografia, video e istallazione; sono strettamente legati ai movimenti neoconcettuale e neoggettuale che contraddistinguono la produzione d'arte dell'ultima decade.
Dalla loro zona geografica elaborano i rapporti fra modernità e contemporaneità utilizzando come punto di partenza le esperienze delle avanguardie più puriste dell'arte moderna, dall'astrattismo geometrico al costruttivismo e all'arte concreta, fino ad arrivare al minimalismo, all'arte ottica e alle loro derivazioni più contemporanee.
E se l'Italia è stata, all'inizio degli anni Ottanta, il centro più ricettivo di una pittura fantastica e materica che rivisita il classico, anche in Cile questa generazione di giovani artisti beneficia di questa apertura verso un dialogo estetico.