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Joe Tilson – Terra, Acqua, Aria, Fuoco
Dopo Emilio Tadini, Valerio Adami, Ugo Nespolo e Walter Valentini la mostra di quest’anno propone, attraverso opere di grande formato, il percorso di uno degli artisti più significativi dell’arte contemporanea europea
Comunicato stampa
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Palazzo Doria, a Loano, farà da cornice ad un nuovo evento d’arte: dal 25 marzo al 4 giugno 2006, nei saloni dello storico palazzo saranno ospitate le opere di uno degli artisti più significativi dell’arte contemporanea europea: Joe Tilson.
La personale dal titolo “GÁ, Ûdwr, ¢»r, pàr – Terra, Acqua, Aria, Fuoco” è curata da Gian Pietro Menzani e Sandro Barbagallo nell’ambito della quinta edizione di Arte a Palazzo Doria, progetto, promosso dall’Assessorato al Turismo e alla Cultura del Comune di Loano, che si propone di portare l’arte nel quotidiano anche attraverso mostre d'arte contemporanea presentate nel palazzo sede del governo della città.
Dopo Emilio Tadini, Valerio Adami, Ugo Nespolo e Walter Valentini la mostra di quest’anno propone, attraverso opere di grande formato, il percorso artistico di Joe Tilson offrendo una panoramica sulla ricerca dell'artista improntata ad esprimere il “sacro in Natura”.
Joe Tilson, nato a Londra nel 1928, fa parte di quella importante generazione di artisti (tra cui Frank Auerbach, R.B. Kitaj, Peter Blake, Allen Jones, David Hockney) formatasi al Royal College of Art. Ottiene il suo primo riconoscimento internazionale alla Biennale di Venezia del 1964.
Per oltre quarant’anni il lavoro di Tilson si è svolto attraverso grandi costruzioni e rilievi, dipinti e sculture, grafiche e multipli: opere tutte di grande personalità, evocative e simboliche, ricche di significati e contrassegnate da una splendida fattura “artigianale”.
Entrato nel movimento Pop inglese nei primi anni ’60, Joe Tilson percorre una strada estremamente originale, ricchissima di implicazioni e sviluppi strutturali, linguistici, antropologici, poetici. L’artista londinese recupera, già ai suoi esordi, non solo il valore antropologico delle immagini moderne, ma anche il senso delle immagini archetipe della tradizione culturale, rivitalizzandole attraverso il linguaggio contemporaneo e rendendo i simboli arcaici comprensibili e carichi di sollecitazioni per l’uomo contemporaneo. I temi scelti da Tilson per esprimere “il sacro in Natura” trascendono il tempo e attraversano varie culture, con particolari riferimenti alle mitologie preclassiche, alle civiltà Indiane d’America, al “Tempo del Sogno” degli Aborigeni Australiani, alle ricerche alchemiche. Segni strutturali e modulari - le lettere dell’alfabeto, i giorni della settimana, i simboli alchemici riferiti ai quattro elementi base (terra, acqua, aria, fuoco), o le quattro stagioni, o ai punti cardinali, il mese lunare, il labirinto, la scala, gli enigmi, il gioco, le parole - si raccolgono in matrici stratificate dai significati universali.
“Nella ricerca della propria identità espressiva” spiega il critico d’arte Sandro Barbagallo “l'artista ha voluto costruire il suo personale codice di segni, composto da un proprio glossario e da varie tavole sinottiche. Nell'economia del mondo di Tilson il cerchio rappresenta l'universo, mentre le scale (ma anche le torri e gli obelischi) diventano metafora di aspirazione all'elevazione cosmica. Analizzando l'opera di Tilson mi sembra poi evidente l'ispirazione a testi alchemici e a studi junghiani. Ma c'è anche qualcosa di più. Una sorta di bulimia della sperimentazione. Infatti, al di là del debito con Schwitters (abbondantemente riconosciuto e pagato) sembra quasi che l'artista non sia mai sazio di provare la combinazione di nuovi simboli e di nuove formule attinte ovunque, dall'inconscio collettivo e da antiche religioni.”
La mostra “GÁ, Ûdwr, ¢»r, pàr – Terra, Acqua, Aria, Fuoco” racconta momenti significativi della ricerca di Tilson a partire dagli anni ’70 fino ad oggi.
Il Labirinto (1974), opera in legno naturale, e l’Earthcube B (1982), eseguiti per aggregazione di tasselli, testimoniano la ricerca artistica degli anni Settanta, che segue l’esperienza Pop culminata nella Biennale veneziana del 1964. Abbandonate le immagini di consumo di qualificazione pop, Tilson recupera segni e forme arcaiche che hanno la pregnanza simbolica degli archetipi e sono strutture primarie della memoria depositate nella coscienza collettiva. Con gli anni Ottanta arretrano i legni e i materiali verbali e iconici vengono rilanciati in opere pittoriche, dove la geometria non scompare, ma si trasforma nella struttura che raccorda e organizza in composizioni organiche le sagome di legno su cui Tilson gioca la partita della pittura.
Le Crete Senesi rappresentano un’altra tappa importante del percorso artistico di Tilson. L'Italia è seducente per Tilson - il paesaggio, l'arte, l’architettura, - e con Le Crete Senesi, l’artista inglese offre un tributo particolare al paese che ha scelto come sua seconda casa. Le opere vengono modellate come le colline brulle di Siena scolpite da secoli di pioggia e vento, in cui dominano i colori dei pigmenti della terra: ocra gialla, oro, marrone e rosso.
Si giunge poi all’opera di Tilson raccolta sotto il titolo Conjunctions che indica il meccanismo di accostamento nel dipinto tra un segno iconico e un segno verbale, dalle cui interferenze nasce un nuovo significato. Tilson utilizza la medesima struttura spaziale, componendo il quadro in tre parti. Le prime due sono riquadri centrali contenenti a destra il soggetto visivo, a sinistra una parola italiana o greca, la terza parte della superficie fa da cornice e da area di risonanza cromatica alle altre due con temi decorativi che si collegano alla cultura dell’ornamento, dell’arabesco, della composizione tassellata o a scacchiera policroma. Tali caratteristiche rappresentano gli elementi formali che rendono i dipinti delle Conjunctions simili a insegne araldiche che non rappresentano simboli ma presenze realmente e ripetutamente incrociate sino a diventare compagne di viaggio. Nelle Conjunctions l’artista mette in campo con estrema semplicità, immagini e parole desunte dal microuniverso che lo circonda e che corrisponde ai suoi desideri e ai suoi bisogni.
La mostra di Joe Tilson è accompagnata da una monografia curata dallo stesso artista e da Gian Pietro Menzani. Nel catalogo si trovano i testi critici di Sandro Barbagallo e Lucia Stranile Gioia che suggeriscono un indirizzo di lettura dell’opera pittorica dell’artista.
La personale dal titolo “GÁ, Ûdwr, ¢»r, pàr – Terra, Acqua, Aria, Fuoco” è curata da Gian Pietro Menzani e Sandro Barbagallo nell’ambito della quinta edizione di Arte a Palazzo Doria, progetto, promosso dall’Assessorato al Turismo e alla Cultura del Comune di Loano, che si propone di portare l’arte nel quotidiano anche attraverso mostre d'arte contemporanea presentate nel palazzo sede del governo della città.
Dopo Emilio Tadini, Valerio Adami, Ugo Nespolo e Walter Valentini la mostra di quest’anno propone, attraverso opere di grande formato, il percorso artistico di Joe Tilson offrendo una panoramica sulla ricerca dell'artista improntata ad esprimere il “sacro in Natura”.
Joe Tilson, nato a Londra nel 1928, fa parte di quella importante generazione di artisti (tra cui Frank Auerbach, R.B. Kitaj, Peter Blake, Allen Jones, David Hockney) formatasi al Royal College of Art. Ottiene il suo primo riconoscimento internazionale alla Biennale di Venezia del 1964.
Per oltre quarant’anni il lavoro di Tilson si è svolto attraverso grandi costruzioni e rilievi, dipinti e sculture, grafiche e multipli: opere tutte di grande personalità, evocative e simboliche, ricche di significati e contrassegnate da una splendida fattura “artigianale”.
Entrato nel movimento Pop inglese nei primi anni ’60, Joe Tilson percorre una strada estremamente originale, ricchissima di implicazioni e sviluppi strutturali, linguistici, antropologici, poetici. L’artista londinese recupera, già ai suoi esordi, non solo il valore antropologico delle immagini moderne, ma anche il senso delle immagini archetipe della tradizione culturale, rivitalizzandole attraverso il linguaggio contemporaneo e rendendo i simboli arcaici comprensibili e carichi di sollecitazioni per l’uomo contemporaneo. I temi scelti da Tilson per esprimere “il sacro in Natura” trascendono il tempo e attraversano varie culture, con particolari riferimenti alle mitologie preclassiche, alle civiltà Indiane d’America, al “Tempo del Sogno” degli Aborigeni Australiani, alle ricerche alchemiche. Segni strutturali e modulari - le lettere dell’alfabeto, i giorni della settimana, i simboli alchemici riferiti ai quattro elementi base (terra, acqua, aria, fuoco), o le quattro stagioni, o ai punti cardinali, il mese lunare, il labirinto, la scala, gli enigmi, il gioco, le parole - si raccolgono in matrici stratificate dai significati universali.
“Nella ricerca della propria identità espressiva” spiega il critico d’arte Sandro Barbagallo “l'artista ha voluto costruire il suo personale codice di segni, composto da un proprio glossario e da varie tavole sinottiche. Nell'economia del mondo di Tilson il cerchio rappresenta l'universo, mentre le scale (ma anche le torri e gli obelischi) diventano metafora di aspirazione all'elevazione cosmica. Analizzando l'opera di Tilson mi sembra poi evidente l'ispirazione a testi alchemici e a studi junghiani. Ma c'è anche qualcosa di più. Una sorta di bulimia della sperimentazione. Infatti, al di là del debito con Schwitters (abbondantemente riconosciuto e pagato) sembra quasi che l'artista non sia mai sazio di provare la combinazione di nuovi simboli e di nuove formule attinte ovunque, dall'inconscio collettivo e da antiche religioni.”
La mostra “GÁ, Ûdwr, ¢»r, pàr – Terra, Acqua, Aria, Fuoco” racconta momenti significativi della ricerca di Tilson a partire dagli anni ’70 fino ad oggi.
Il Labirinto (1974), opera in legno naturale, e l’Earthcube B (1982), eseguiti per aggregazione di tasselli, testimoniano la ricerca artistica degli anni Settanta, che segue l’esperienza Pop culminata nella Biennale veneziana del 1964. Abbandonate le immagini di consumo di qualificazione pop, Tilson recupera segni e forme arcaiche che hanno la pregnanza simbolica degli archetipi e sono strutture primarie della memoria depositate nella coscienza collettiva. Con gli anni Ottanta arretrano i legni e i materiali verbali e iconici vengono rilanciati in opere pittoriche, dove la geometria non scompare, ma si trasforma nella struttura che raccorda e organizza in composizioni organiche le sagome di legno su cui Tilson gioca la partita della pittura.
Le Crete Senesi rappresentano un’altra tappa importante del percorso artistico di Tilson. L'Italia è seducente per Tilson - il paesaggio, l'arte, l’architettura, - e con Le Crete Senesi, l’artista inglese offre un tributo particolare al paese che ha scelto come sua seconda casa. Le opere vengono modellate come le colline brulle di Siena scolpite da secoli di pioggia e vento, in cui dominano i colori dei pigmenti della terra: ocra gialla, oro, marrone e rosso.
Si giunge poi all’opera di Tilson raccolta sotto il titolo Conjunctions che indica il meccanismo di accostamento nel dipinto tra un segno iconico e un segno verbale, dalle cui interferenze nasce un nuovo significato. Tilson utilizza la medesima struttura spaziale, componendo il quadro in tre parti. Le prime due sono riquadri centrali contenenti a destra il soggetto visivo, a sinistra una parola italiana o greca, la terza parte della superficie fa da cornice e da area di risonanza cromatica alle altre due con temi decorativi che si collegano alla cultura dell’ornamento, dell’arabesco, della composizione tassellata o a scacchiera policroma. Tali caratteristiche rappresentano gli elementi formali che rendono i dipinti delle Conjunctions simili a insegne araldiche che non rappresentano simboli ma presenze realmente e ripetutamente incrociate sino a diventare compagne di viaggio. Nelle Conjunctions l’artista mette in campo con estrema semplicità, immagini e parole desunte dal microuniverso che lo circonda e che corrisponde ai suoi desideri e ai suoi bisogni.
La mostra di Joe Tilson è accompagnata da una monografia curata dallo stesso artista e da Gian Pietro Menzani. Nel catalogo si trovano i testi critici di Sandro Barbagallo e Lucia Stranile Gioia che suggeriscono un indirizzo di lettura dell’opera pittorica dell’artista.
25
marzo 2006
Joe Tilson – Terra, Acqua, Aria, Fuoco
Dal 25 marzo al 04 giugno 2006
arte contemporanea
Location
PALAZZO DORIA – COMUNE
Loano, Piazza Italia, 2, (Savona)
Loano, Piazza Italia, 2, (Savona)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì 9-13.30; martedì e giovedì 14.30-17.30; sabato e domenica 10.30-12.30 e 16-19
Autore
Curatore