Guardano in alto, le mani in tasca. Camminano aggiustandosi gli occhiali, stringendo la sciarpa, sorreggendo piccoli oggetti. Sono assorti nei loro pensieri e le sovrastanti architetture di periferia che si ergono alle loro spalle non guadagnano un loro sguardo.

I protagonisti dei quadri dei Koroo hanno poco meno di trent’anni. Sono amici e conoscenti, selezionati e messi alla prova in casting pittorici: i loro volti sono ritratti con tecniche varie, tese a far emergere le identità sfaccettate di ciascuno. Le loro immagini si ripetono nei dipinti, mentre vagano tra gli edifici dell’Italia fascista o della ricostruzione post-bellica senza concentrarsi sul valore storico di quei paesaggi. Col passare delle generazioni, gli spazi urbani hanno cambiato segno semantico, diventando lo scenario di un quotidiano condiviso, rumoroso e generoso. I giovani personaggi che abitano i quadri dei Koroo trattengono la memoria di un’infanzia trascorsa qui, tra le residenze chiuse a grappolo intorno ai cortili chiassosi, i vecchi cinema e le file di palazzi costruiti dagli anni Trenta agli Cinquanta. Da adulti sono nuovamente attratti da questi luoghi. Nell’eco di un mondo familiare, giocato secondo le regole decise da altri, cercano l’energia per iniziare un cammino consapevole ed ideare una realtà diversa. Adesso sono soli, in attesa. Brevi scorci degli edifici entrano nell’inquadratura dei dipinti. Sulla tela, i palazzi emergono corposamente tramite pennellate intrise di colore ad olio; le figure sono definite attraverso il tratto scuro della grafite e l’evanescente copertura dell’acquerello. Coesistono nello stesso spazio, ma rimangono distinti, bloccati in un’atmosfera sospesa ed incerta. In cui galleggia l’ansia per un futuro ancora da inventare.

Silvia Bottinelli