Le opere dei Tre Maestri Lara sembrano portare con sé una parte della loro terra d’origine .L’odore che da esse si propaga , i colori da cui si originano, i protagonisti che le popolano fanno viaggiare la memoria ai territori dell’America latina.Mentre le si osservano sembra quasi di essere trasportati in questi luoghi , di vivere con l’artista le feste e le tradizioni, ma anche le sofferenze , dalle quali non sono stati esonerati gli artisti stessi, della gente che li popola.Allo stesso tempo questi quadri ci sembrano così vicini e familiari, portatori di sentimenti universali che accomunano tutti gli esseri umani.

Le atmosfere oniriche che prendono vita a loro interno ci rimandano alle esperienze del realismo magico italiano e tedesco , portando in risalto una piccola realtà ai limiti del nostro mondo , ma speculare ad esso , frequentata da figure misteriose , esseri favolosi e chimerici , possibile soltanto in rari momenti di visione quasi metafisica.

Le stesse atmosfere oniriche accostano i nostri artisti agli ambienti immaginari dei grandi maestri del surrealismo del primo ventennio del novecento.Pensiamo ,ad esempio ai protagonisti che popolano le opere del Sommo Savinio , ibridi generati dall’incontro tra animalità e umanità e dalla loro perenne metamorfosi, creature legate alla mitologia e ai fantasmi dell’inconscio , e a come essi siano richiamati dai soggetti che abitano le tele dei Lara.

Questa mostra nella quale Gustavo e Fabricio , due dei tre artisti protagonisti, vengono

esposti per la prima volta in Italia , potrà essere ricordata in futuro come uno dei primi passi verso la conoscenza e l’integrazione di due culture, quella latino – americana e quella europea, tanto diverse tra loro quanto guidate dalle stesse emozioni, come se un filo sottilissimo congiungesse magicamente le idee e la creatività di esseri umani fisicamente distanti interi continenti e sconosciuti totalmente tra loro .

Damaride D’Andrea