Dice l’esperto Gabriele Basilico: “se immaginiamo la città come un grande corpo fisico e prendiamo metaforicamente come esempio l’agopuntura, sappiamo che ci sono dei punti lungo i meridiani dove si attiva l’energia. Allo stesso modo, mi piace pensare che, come fotografo, in fondo mi muovo cercando dei punti nello spazio fisico dove collocare il centro di osservazione e da dove poi proiettare lo sguardo. Per me è importante parlare di misura, proprio nel senso di misurare una distanza, per stabilire un equilibrio tra me e ciò che mi sta davanti”.
Partendo dalla riflessione del noto fotografo, abbiamo composto una mostra che inizia con una serie di immagini degli anni passati, senza romanticismi e forzate nostalgie, per giungere ad una più moderna visione della città, rappresentata da una fotografia più consapevole, arricchita dalle tante esperienze e per questo, forse più espressiva. Non mancano le vedute insolite, i vecchi cortili a ringhiera, le suggestioni notturne, gli scorci dei luoghi trasformati, gli interni e le architetture più recenti, alla ricerca di significati ben al di là del semplice aspetto esteriore, per addentrarsi nella storia del territorio, attraverso la narrazione fotografica. Un’ampia selezione di immagini scelte da Maurizio Galimberti tra quelle presentate dagli allievi partecipanti al Workshop tenutosi in città, provenienti da diverse province e per questo non condizionati dalla conoscenza della città, arricchiranno l’esposizione e la collezione,
In fondo l’uomo vive l’architettura, e circondato dall’arte, si muove tra antico e moderno, spesso senza accorgersene. Questa mostra vuole essere un breve viaggio nel territorio, tra le vie cittadine, per far riscoprire a chi va di fretta, gli spazi, le prospettive, le mescolanze e gli equilibri architettonici della città, mediati dallo sguardo e dalla sensibilità di ogni singolo fotografo.
In definitiva, un breve racconto in bilico tra suggestione e testimonianza, anche d’affetto.