La mostra propone un confronto tra artisti di differenti generazioni creative che testimoniano con le loro opere la forza della pittura come linguaggio dell'utopia e dell'immaginazione, una preziosa lezione di sguardo che si basa sul valore insostituibile delle ragioni pittoriche tra passato e attualità, al di là della sempre più sterile dichiarazione di superamento del linguaggio pittorico.

Scrive Claudio Cerritelli nel testo che accompagna la mostra: "Per chi è disposto ad attribuire all'atto del dipingere una verità non traducibile in altre ipotesi espressive, questa mostra può essere un’occasione preziosa per comprendere la forza della materia pittorica libera di oscillare nelle particolari e irripetibili sostanze cromatiche che i pittori non si stancano di inventare con infinita ricchezza di significati. Le vie della pittura qui’ documentate mettono in evidenza le sovversioni della materia (Moreni, Carmassi), le energie primarie del segno (Milani, Fabbri), le fughe visionarie nell'altrove (Aricò, Vago), le ambivalenze spaziali dell'ignoto (Madella, Raciti).

Si tratta di percorsi in grado di trasmettere al pubblico il senso della pittura come energia in divenire, continua interrogazione intorno alla coscienza critica del vedere, critica soprattutto nei confronti della cultura visiva di massa che ha perso la profondità immaginativa dello sguardo interiore".