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Lanfranco Baldi – Eroi
opere che l’artista ha realizzato verso la seconda metà degli Anni Ottanta assumendo il nome d’arte di Jing
Comunicato stampa
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La Fondazione Lanfranco Baldi Onlus, tenendo conto della celebrazione degli uomini illustri realizzata con i suoi affreschi da Andrea del Castagno e sull’idea di monumentalità sulla superficie da lui realizzata con le sue rappresentazioni, propone una mostra di opere di Lanfranco Baldi (Firenze 1938-1990), l’artista della cui eredità artistica e culturale è depositaria la Fondazione che da lui prende il nome. Le opere che verranno qui prese in considerazione per l’esposizione nei locali del Centro Visite del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, del Monte Falterona e di Campigna, sono opere che l’artista ha realizzato verso la seconda metà degli Anni Ottanta assumendo il nome d’arte di Jing. Si tratta di grandi carte a tempera e di sculture in ceramica ed altri materiali. Si è pensata la loro sistemazione in alcune delle sale che ospitano il Museo Virtuale di Andrea del Castagno, allo scopo di mettere in rilievo le analogie e le differenze fra lo spirito e le qualità dell’artista quattrocentesco e quelli dell’artista contemporaneo. Là dove in Andrea vi era l’esaltazione plastica dell’eroe, così come veniva concepito dal pensiero umanista, nell’opera del misterioso Jing altrettanta enfasi è posta sulla figura dell’eroe, che non è più tuttavia eroe della storia, ma della visione fantastica, mediata dall’estetica del fumetto occidentale – con particolari riferimenti ai grandi della sua breve storia da Winsor McKay a Moebius – e del cinema di animazione, con particolare riferimento, a quello giapponese degli “anime” – in grande anticipo sulla legittimazione artistica operata da Murakami Takashi all’inizio del terzo Millennio e della sua teoria/manifesto del Superflat (ultrapiatto). Dalla volumetria di Andrea alla piattezza bidimensionale di Baldi; dal simbolismo di una civiltà in ascesa alla malinconia che stempera l’entusiasmo del presente; dalla Storia alla Phantasy, con i loro apparati simbolici, nell’un caso che esaltano la volontà di potenza, nell’altro i meandri oscuri dell’inconscio individuale e collettivo.
Nella seconda metà degli anni cinquanta, compiuti gli studi artistici, Lanfranco Baldi comincia a definire la propria vocazione.
Adolescente prende in affitto uno studio insieme ai coetanei Graziano Martini e Giuliano Pini, mentre lavora come apprendista nel laboratorio artigiano di Arnaldo Miniati.
L’incontro con Piero Santi, fondatore e direttore della Galleria L’Indiano, lo mette in contatto con l’ambiente artistico fiorentino. Comincia a frequentare la Galleria Numero di Fiamma Vigo in via degli Artisti a Firenze, che in quell’epoca è punto di incontro fondamentale per i giovani artisti orientati verso ogni sorta di sperimentalismo.
Qui conosce fra gli altri Mario Fallani, Paolo Masi ed il critico Alberto Boatto. Con Fallani, Masi, Riccardo Guarneri e Claudo Verna è protagonista della breve stagione dell’informale a Firenze, un momento di rottura con la tradizione locale di notevole portata. Con Fallani, Guarneri e Masi promuovono una serie di mostre nelle Case del Popolo dell’area fiorentina, legando la ricerca specificatamente artistica con un impegno in campo politico e sociale. Più tardi nella seconda metà degli anni sessanta il suo impegno politico si precisa facendolo aderire al Partito Marxista-Leninista d’Italia, in cui militerà fino ai primi anni settanta. Questa militanza gli permetterà un contatto continuo, e mai interrotto, nemmeno dopo la fine di questa esperienza, con la base politica più impegnata.
Nel corso degli Anni Sessanta approda insieme a Masi ad un tipo di pittura astratto-geometrica più definita e allarga i propri interessi a ricerche più elaborate che vedono l’uscita dal quadro e l’abbandono consapevole dell’esclusività del mezzo pittorico.
In questa linea è partecipe del Gruppo di Ricerche Estetiche F Uno, con, oltre a Masi, Auro Lecci e Maurizio Nannucci, con cui realizza numerose mostre e partecipa ai più importanti eventi artistici fra la fine degli Anni Sessanta e i primi Anni Settanta.
E’ in questo stesso periodo che assume l’incarico d’insegnante al Liceo Artistico di Genova. Da Genova continua a mantenere i rapporti con Firenze, dove lo troviamo fra i membri fondatori di Zona (1974-1985), spazio autogestito da artisti fiorentini.
Contemporaneamente comincia a lavorare per il cinema di animazione, prima collaborando con lo Studio Kappa, e poi fondando la società P.M.B.B. (1974-1979) Quest’impegno gli impone l’abbandono della scuola a Genova e il rientro a Firenze.
Nell’ambito delle realizzazioni della P.M.B.B., per lo più spot pubblicitari, ma non esclusivamente, inventa tecniche di animazione con materiali insoliti come plastilina (serie di spot pubblicitari per la Fernet Branca, serie di film tv didattici e di intrattenimento del Rosso e Blù), carta, sabbia, plexiglass, e altro, ottenendo numerosi premi e riconoscimenti nazionali e internazionali, e producendo numerosi allievi che hanno continuato e sviluppato la linea di tale ricerca.
Come artista una volta rientrato a Firenze inizia un nuovo tipo di sperimentazione legato all’iconografia banale delle decorazioni, delle immagini pubblicitarie e dei magazine, che spesso realizza in ambienti molto elaborati e in performance (in teatri, discoteche, studi di artisti), avendo come compagni di strada (di fatto non costituiranno mai un gruppo) Roberto Cerbai e Gianni Melotti, e come critico Rossella Bonfiglioli.
A tale periodo risalgono importanti viaggi in Marocco e a New York, da cui trae materiali che vanno a confluire nelle opere di questo periodo.
Nel corso degli Anni Ottanta riprende a lavorare con la ceramica, dopo aver abbandonato la P.M.B.B., e continuando come free-lance con il cinema di animazione presso produttori in Italia e in Germania.
Anche la sua arte subisce un nuovo cambiamento, si tratterà prima di grandi grafiche, vicine al mondo dei fumetti (Winsor McCay e Moebius soprattutto come riferimenti, riletti e ripensati in chiave non narrativa), opere che firma con lo pseudonimo Jing; successivamente passa alla realizzazione delle stesse forme prima in grés, poi in raku e quindi in terracotta, come sono gli ultimi lavori eseguiti nel 1989-90.
Nella seconda metà degli anni cinquanta, compiuti gli studi artistici, Lanfranco Baldi comincia a definire la propria vocazione.
Adolescente prende in affitto uno studio insieme ai coetanei Graziano Martini e Giuliano Pini, mentre lavora come apprendista nel laboratorio artigiano di Arnaldo Miniati.
L’incontro con Piero Santi, fondatore e direttore della Galleria L’Indiano, lo mette in contatto con l’ambiente artistico fiorentino. Comincia a frequentare la Galleria Numero di Fiamma Vigo in via degli Artisti a Firenze, che in quell’epoca è punto di incontro fondamentale per i giovani artisti orientati verso ogni sorta di sperimentalismo.
Qui conosce fra gli altri Mario Fallani, Paolo Masi ed il critico Alberto Boatto. Con Fallani, Masi, Riccardo Guarneri e Claudo Verna è protagonista della breve stagione dell’informale a Firenze, un momento di rottura con la tradizione locale di notevole portata. Con Fallani, Guarneri e Masi promuovono una serie di mostre nelle Case del Popolo dell’area fiorentina, legando la ricerca specificatamente artistica con un impegno in campo politico e sociale. Più tardi nella seconda metà degli anni sessanta il suo impegno politico si precisa facendolo aderire al Partito Marxista-Leninista d’Italia, in cui militerà fino ai primi anni settanta. Questa militanza gli permetterà un contatto continuo, e mai interrotto, nemmeno dopo la fine di questa esperienza, con la base politica più impegnata.
Nel corso degli Anni Sessanta approda insieme a Masi ad un tipo di pittura astratto-geometrica più definita e allarga i propri interessi a ricerche più elaborate che vedono l’uscita dal quadro e l’abbandono consapevole dell’esclusività del mezzo pittorico.
In questa linea è partecipe del Gruppo di Ricerche Estetiche F Uno, con, oltre a Masi, Auro Lecci e Maurizio Nannucci, con cui realizza numerose mostre e partecipa ai più importanti eventi artistici fra la fine degli Anni Sessanta e i primi Anni Settanta.
E’ in questo stesso periodo che assume l’incarico d’insegnante al Liceo Artistico di Genova. Da Genova continua a mantenere i rapporti con Firenze, dove lo troviamo fra i membri fondatori di Zona (1974-1985), spazio autogestito da artisti fiorentini.
Contemporaneamente comincia a lavorare per il cinema di animazione, prima collaborando con lo Studio Kappa, e poi fondando la società P.M.B.B. (1974-1979) Quest’impegno gli impone l’abbandono della scuola a Genova e il rientro a Firenze.
Nell’ambito delle realizzazioni della P.M.B.B., per lo più spot pubblicitari, ma non esclusivamente, inventa tecniche di animazione con materiali insoliti come plastilina (serie di spot pubblicitari per la Fernet Branca, serie di film tv didattici e di intrattenimento del Rosso e Blù), carta, sabbia, plexiglass, e altro, ottenendo numerosi premi e riconoscimenti nazionali e internazionali, e producendo numerosi allievi che hanno continuato e sviluppato la linea di tale ricerca.
Come artista una volta rientrato a Firenze inizia un nuovo tipo di sperimentazione legato all’iconografia banale delle decorazioni, delle immagini pubblicitarie e dei magazine, che spesso realizza in ambienti molto elaborati e in performance (in teatri, discoteche, studi di artisti), avendo come compagni di strada (di fatto non costituiranno mai un gruppo) Roberto Cerbai e Gianni Melotti, e come critico Rossella Bonfiglioli.
A tale periodo risalgono importanti viaggi in Marocco e a New York, da cui trae materiali che vanno a confluire nelle opere di questo periodo.
Nel corso degli Anni Ottanta riprende a lavorare con la ceramica, dopo aver abbandonato la P.M.B.B., e continuando come free-lance con il cinema di animazione presso produttori in Italia e in Germania.
Anche la sua arte subisce un nuovo cambiamento, si tratterà prima di grandi grafiche, vicine al mondo dei fumetti (Winsor McCay e Moebius soprattutto come riferimenti, riletti e ripensati in chiave non narrativa), opere che firma con lo pseudonimo Jing; successivamente passa alla realizzazione delle stesse forme prima in grés, poi in raku e quindi in terracotta, come sono gli ultimi lavori eseguiti nel 1989-90.
22
maggio 2005
Lanfranco Baldi – Eroi
Dal 22 maggio al 05 giugno 2005
arte contemporanea
Location
MUSEO VIRTUALE ANDREA DEL CASTAGNO
San Godenzo, Strada Provinciale Del Castagno, (Firenze)
San Godenzo, Strada Provinciale Del Castagno, (Firenze)
Orario di apertura
10-20 sabato e domenica, da lunedì a venerdì su prenotazione
Vernissage
22 Maggio 2005, ore 15,30
Autore