Laura Accerboni ha costruito un’insieme di immagini che sembrano voler capovolgere il mondo, rovesciarlo inside-out, confondere il passato con il presente, costringere il vecchio ad adattarsi al nuovo, equiparare l’evanescente con il monumentale, l’illusione con il reale. Tutto con una grazia, legerezza e umiltà che mi sorprende per fotografie così strane e così forti. Per mezzo di accostamenti, giustaposizioni, riflessi e tagli, ci mette
di fronte a delle realtà sconvolte, un mondo surreale alla Magritte, spesso con quel suo senso di ironia. Non posso non pensare alla serie Kodachrome di Luigi Ghirri guardando a questo lavoro, ma trovo che l’Accerboni ci abbia restituito i luoghi con delle tinte più fresche e giovanili e con una mano protesa più verso il futuro che al passato. Non c’è nostalgia qui, ma una voglia di scuotere e di sorprendere. Diranno in molti di questi scatti digitali: “Beh con Photoshop è facile”. Ma qui non c’è niente di manipolato. Sono gli occhi acuti e onesti dell’Accerboni a regalarci questi meravigliosi angoli della vita.
George Tatge