Due generazioni ci separano dalle prime mostre degli artisti protagonisti
di un gruppo battezzato Nouveau Réalisme.

Il termine appare per la prima volta in uno scritto di Pierre Restany per
l'esposizione alla galleria Apollinaire di Milano nel 1960, anche se gli
artisti iniziano molto prima.

Già dal 1949 Raymond Hains e Jacques de la Villeglé strappano i loro manifesti
dai muri di Parigi, Yves Klein nell'aprile del 1958 realizza la sua famosa
mostra Vuoto alla galleria Iris Clert, Tinguely presenta le sue prime Machines
à peindre nel 1955, e così Dufrêne che nel 1960 è già conosciuto come poeta
oltre che come artista.

Pare tuttavia che il gruppo unitosi nel 1960, fosse piuttosto une affaire
des copains, un affare tra amici, avvicinati più che da un vero programma,
dalla volontà di cercare una nuova percezione del reale che la smettesse
con la "dittatura dell' Informale", e che trovasse dentro la realtà, il
paesaggio
urbano, il quotidiano, il vero significato del fare arte.

Di qui nasce l'idea di questa mostra. Ad osservare questi "oggetti", ci
stupiamo
della loro attualità. Vestigia della realtà di allora che è ancora la stessa,
la nostra, esse raccontano davvero la vita dell'uomo, la popolano, la testimoniano,
e soprattutto ne fanno parte.

Scarti a volte di una società che ha tutto, rimangono con tutta la loro
bellezza
a provare l'importanza di chi li ha visti e ce li ha dati.

Arman, César, Christo, Deschamps, Dufrêne, Hains, Klein, Raysse, Rotella,
Niki de Saint Phalle, Spoerri, Tinguely e Villeglé, protagonisti di un'arte
stupefacente poiché rompe con i canoni tradizionali, avvicinano forse davvero
per la prima volta nella storia, l'arte alla vita.