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Leonetta Marcotulli – Lilly non si può clonare
L’esposizione presenta le grandi sculture in travertino realizzate dall’artista negli ultimi dieci anni di lavoro, per poi ripercorrere a ritroso il filo di un’esistenza interamente dedicata all’arte.
Comunicato stampa
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La mostra, organizzata dall’Associazione Culturale Arte Cultura Territorio, presentata da Duccio Trombadori e con il Patrocinio della Regione Lazio, Provincia di Roma, Comune di Tivoli e Comunità Montana dell’Aniene, intende evidenziare la vita e l’opera di Leonetta Marcotulli attraverso i momenti più significativi del suo percorso artistico. L’esposizione presenta le grandi sculture in travertino realizzate dall’artista negli ultimi dieci anni di lavoro, per poi ripercorrere a ritroso il filo di un’esistenza interamente dedicata all’arte.
Partendo dalle prime esperienze pittoriche, a fianco della generazione di artisti legati alla Scuola romana di Piazza del Popolo: Mario Schifano, Tano Festa e Franco Angeli, con i quali è stata amica e insieme a loro ha condiviso l’espressionismo di uno stile mirato verso i temi della pop art; fino poi ad arrivare alla consapevolezza di una strada personale che ha condotto la sua ricerca verso il linguaggio della scultura.
La dimensione materica del suo lavoro ripropone le rimembranze di una suggestione arcaica: i suoi idoli di pietra rivelano ancora tracce indelebili di un passato non ancora trascorso e documentano la sua storia personale. Una storia destinata ad evolversi, ad arrivare lontano; Lilly evoca con la scultura, la dimensione onirica di luoghi vissuti, di atmosfere frequentate, di spazi familiari che sono conosciuti perché ‘visti’; ma nello stesso tempo sono anche luoghi dell’anima: immagini create dalla fantasia e dai ricordi di una realtà guardata con affetto e goduta attraverso lo sguardo della lontananza.
La mostra presenta inoltre una rassegna di materiali esaustivi che raccontano la vita affascinante dell’artista: nata a Roma nel 1929, Leonetta Marcotulli si trasferisce poi per alcuni anni con la famiglia in Libia, dove lo zio, Florestano Di Fausto progetta per Italo Balbo il grande Arco dei Fileni. Poi in Venezuela dove viene a contatto con culture che influenzeranno profondamente tutta la sua futura produzione artistica. In Venezuela Leonetta matura anche un’altra grande passione: le corse automobilistiche, e proprio a Caracas l’artista partecipa a numerose gare di Granturismo, e vince anche diversi premi; in mostra sarà esposta la Giulietta Sprint con la quale Leonetta correva.
Ma è a Roma che il suo spirito creativo viene alla luce, dove, coma ama ricordare, ha condiviso gioie e dolori di tre generazioni di artisti. Le opere di Leonetta Marcotulli nascono tra lo studio di Trastevere e quello di Rocca Canterano dove si dedica con passione, oltre alla scultura, a quello che lei definisce giardinaggio romantico ove tra piante autoctone fanno qua e la capolino Donne Silenti o piccoli animali nati dalle sue abili mani. Le sue creazioni vengono esposte per la prima volta alla fine degli anni settanta a Roma, allo Studio del Canova. Enigmatiche figure in cui spicca la confluenza tra due culture: quella sudamericana e quella italiana.
Da allora la sua variegata produzione artistica è stata esposta in diverse gallerie e musei italiani, negli Stati Uniti alla Carib Art Gallery di New York, in Venezuela e Argentina.
Della sua opera si sono occupati numerosi critici e curatori d’arte, tra i quali: Duccio Trombadori; Stefano Cecchetto, Duccio Staderini, Federica di Castro, Antonio del Guercio, Titta Valnegri, Elio Mercuri, Vito Apuleio, Ruggero Marino e Angela Noya.
Partendo dalle prime esperienze pittoriche, a fianco della generazione di artisti legati alla Scuola romana di Piazza del Popolo: Mario Schifano, Tano Festa e Franco Angeli, con i quali è stata amica e insieme a loro ha condiviso l’espressionismo di uno stile mirato verso i temi della pop art; fino poi ad arrivare alla consapevolezza di una strada personale che ha condotto la sua ricerca verso il linguaggio della scultura.
La dimensione materica del suo lavoro ripropone le rimembranze di una suggestione arcaica: i suoi idoli di pietra rivelano ancora tracce indelebili di un passato non ancora trascorso e documentano la sua storia personale. Una storia destinata ad evolversi, ad arrivare lontano; Lilly evoca con la scultura, la dimensione onirica di luoghi vissuti, di atmosfere frequentate, di spazi familiari che sono conosciuti perché ‘visti’; ma nello stesso tempo sono anche luoghi dell’anima: immagini create dalla fantasia e dai ricordi di una realtà guardata con affetto e goduta attraverso lo sguardo della lontananza.
La mostra presenta inoltre una rassegna di materiali esaustivi che raccontano la vita affascinante dell’artista: nata a Roma nel 1929, Leonetta Marcotulli si trasferisce poi per alcuni anni con la famiglia in Libia, dove lo zio, Florestano Di Fausto progetta per Italo Balbo il grande Arco dei Fileni. Poi in Venezuela dove viene a contatto con culture che influenzeranno profondamente tutta la sua futura produzione artistica. In Venezuela Leonetta matura anche un’altra grande passione: le corse automobilistiche, e proprio a Caracas l’artista partecipa a numerose gare di Granturismo, e vince anche diversi premi; in mostra sarà esposta la Giulietta Sprint con la quale Leonetta correva.
Ma è a Roma che il suo spirito creativo viene alla luce, dove, coma ama ricordare, ha condiviso gioie e dolori di tre generazioni di artisti. Le opere di Leonetta Marcotulli nascono tra lo studio di Trastevere e quello di Rocca Canterano dove si dedica con passione, oltre alla scultura, a quello che lei definisce giardinaggio romantico ove tra piante autoctone fanno qua e la capolino Donne Silenti o piccoli animali nati dalle sue abili mani. Le sue creazioni vengono esposte per la prima volta alla fine degli anni settanta a Roma, allo Studio del Canova. Enigmatiche figure in cui spicca la confluenza tra due culture: quella sudamericana e quella italiana.
Da allora la sua variegata produzione artistica è stata esposta in diverse gallerie e musei italiani, negli Stati Uniti alla Carib Art Gallery di New York, in Venezuela e Argentina.
Della sua opera si sono occupati numerosi critici e curatori d’arte, tra i quali: Duccio Trombadori; Stefano Cecchetto, Duccio Staderini, Federica di Castro, Antonio del Guercio, Titta Valnegri, Elio Mercuri, Vito Apuleio, Ruggero Marino e Angela Noya.
26
giugno 2010
Leonetta Marcotulli – Lilly non si può clonare
Dal 26 al 30 giugno 2010
arte contemporanea
Location
SCUDERIE ESTENSI
Tivoli, Piazza Garibaldi, (Roma)
Tivoli, Piazza Garibaldi, (Roma)
Orario di apertura
ore 15.00-18.00 Sabato e domenica 11.30-17.00
Vernissage
26 Giugno 2010, ore 17
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