A60 Contemporary Art Space presenta negli spazi di Firenze una mostra dedicata all'artista cinese Li Chao con la serie The Passover Vigil. Questi dipinti ci colpiscono per l'insistenza con la quale l'artista rappresenta le forme delle figure all'interno dello spazio delle opere. Non c'è mediazione, non c'è respiro o sosta: queste presenze spettrali raccolte in gruppi sono ciò che rimane dell'esistere, oggi.

Si ritrovano all'interno di spazi per ritrovare con estrema fatica il senso dell'unità, oggi così perduto elemento. È interessare leggere alcune riflessioni che Li Chao compie nei confronti del suo lavoro: "... La distanza ha una gravità invisibile, appena esplorata, che appare come un buco nero in presenza di morti nere. Nelle relazioni umane il ritiro gravitazionale provoca un vuoto affettivo che priva gli uomini della corporeità ...". Le parole dell'artista sono dense, intense perchè lucidamente riflettono su ciò che è accaduto agli uomini nel tempo che stiamo vivendo e con forte preoccupazione la sua denuncia non si ferma: “... Un tentativo di amicizia assume una minaccia all'esistenza nei momenti in cui l'attrazione significa improvvisamente pericolo. Da allora i sensi si sono annebbiati ...".

Li Chao è fra i pochi artisti che hanno avvertito e tradotto nelle loro opere senza l'uso della retorica formalistica, attraverso la metafora figurale della sua pittura, il senso e bisogno di ritrovare una strada oggi, più di prima. Illuminante è l'ascolto del suo pensiero attraverso le sue parole preziose che qui, non possiamo non citare: "... La pandemia impone al corpo di mantenere le distanze e ciò, non è una soluzione adeguata ai problemi causati dall'uomo, rendendo l'uomo nemico dell'uomo, e così, i problemi che l'uomo ha portato nel mondo non si dissolvono...". L'urgenza del suo pensiero si è trasformato così in una pittura che in sè accoglie i segni delle parole silenziose insieme ad ascetiche forme che oggi non riusciamo più a leggere.