Il giorno 5 dicembre alle ore 17.30 presso la MUEF ArtGallery nel cuore della capitale, si inaugura la mostra dell’artista Lillo Santoro dal titolo “Borgo Antico. Sipicciano 2015”. In mostra venti opere della sua ultima produzione in cui il pittore prende spunto e pretesto dalla sua diretta esperienza, dal suo sguardo sul mondo, per condurre un’analisi e riflessione sullo stato in cui versano i tanti borghi antichi del nostro territorio e sul rischio di abbandono che corrono questi luoghi così ricchi di esperienza umana, di patrimonio culturale e materiale. Nel caso specifico, oggetto delle rappresentazioni e delle visioni di Santoro è il borgo antico di Sipicciano, paese nella Tuscia viterbese da alcuni anni meta del periodico “buen retiro” del pittore e che egli ha visto negli anni trasformarsi, ridursi, quasi fisicamente sfaldarsi per il progressivo declino delle attività, della struttura di vincoli personali, della presenza umane. Il borgo di Sipicciano diventa così il simbolo e l’emblema dei tanti borghi antichi e degli agglomerati sociali che progressivamente si svuotano di “collante” umano, mutano o rischiano di mutarsi in derelitte enclaves di abbandono, non più territorio né dell’uomo né della natura. E il pittore, l’indagatore visivo, diventa testimone e interprete dello stato di questi luoghi, veste i panni quasi di un archeologo troppo tempestivo, archeologo in anticipo, diventa un “abbandonologo”. Tale neologismo, che Lillo Santoro stesso ha coniato per sé con l’ironia seria e fonda di chi non prende affatto per scherzo il compito cui ha deciso di dedicarsi, ben definisce l’interesse verso territori e ambiti di socialità che, a torto relegati in un limbo di dimenticanza e trascuratezza, possono al contrario rappresentare un modello propositivo di realtà, luoghi di connessione fra materia e anima, luoghi dove lenire il moderno sgomento dell’uomo solo. Luoghi da non abbandonare.