LIDIA GOBBATI è laurata in Architettura, dipinge forme simboliche e biomorfe. Lavora da dieci anni e ha esposto a Barcellona, Praga, Ferrara, Milano e interland.
IVANO BORTOLUSSI è progettista di allestimenti fieristici, elabora al computer immagini tridimensionali e video. E’ stato selezionato al concorso “Città di Novara” e segnalato al concorso “Il ponte di Messina”, organizzato dall’Università di Architettura di Reggio Calabria.
Insieme hanno fondato la LIVE ART, un gruppo artistico che svolge una ricerca basata sullo scambio e sull’interazione di pensieri e linguaggi, attraverso le forme. Mediante un lavoro interattivo, le forme dipinte di trasformano con continue rielaborazioni computerizzate, in progetto, scultura, design, struttua architettonica, svelando una forma capace di assumere contesti e contenuti.
Negli ultimi mesi, il gruppo Live Art presentato le proprie opere a Menaggio (Co), Castellanza (Va), Gallarate (Va), Milano, New York (USA) e Praga (Rep. Ceca)
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Intervista a Lidia Gobbati e Ivano Bortolussi
“COME NASCE UNA “LIVE PICTURE”
< Il nostro intento è quello di trasferire tutto ciò in un oggetto estetico che non assuma solo una funzione comunicativa, ma che possa anche interagire con chi lo osserva per suscitare nuove interpretazioni.
Così il tema dell’acqua, oggi ampiamente discusso, o il viaggio in Cina, che abbiamo compiuto l’estate scorsa, sono stati spunti favorevoli per stimolare la nostra fantasia; sono nati, allora, tutta una serie di bozzetti, disegni, quadri tradizionali e computerizzati, che non sono confluiti nella Live Picture, ma che ne hanno condizionato la forma e il mezzo espressivo.
In LIVE WATER, il movimento fluido, che compone e scompone forme nuove e che ha suggerito immagini danzanti e biomorfe è confluito in un movimento di bolle che ripropone l’imprevedibilità e l’energia dell’acqua.
In “SHANGHAI”, la forza delle luci e la varietà dei movimenti di persone e oggetti, che abbiamo osservato sia nelle città che nelle zone più naturali della Cina, come le grotte di Guilin, ci hanno portato ad affiancare elementi rocciosi a mostri cittadini, interpretandoli con flussi colorati e veloci .
Nel “MURO DI BERLINO”, abbiamo cercato di interpretare la ricerca dell’uomo di abbattere i muri che vengono continuamente costruiti intorno a noi.
Ogni risultato raggiunto è sempre una base su cui ripartire per cercare nuove prospettive.
Secondo noi, la ricerca artistica, oggi, ha bisogno di unire energie e mezzi espressivi per sviluppare nuovi contenuti e linguaggi. >>
Fabrizio Galli