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Lo spreco necessario. Il lusso nelle tombe di Ascoli Satriano
In un contesto di inumazioni “ordinarie”, la ricchezza eccezionale dei corredi di una serie di tombe che rivelano la presenza di un ceto aristocratico nella comunità che abitò l’area di Ascoli Satriano tra il VI sec. a.C e il I sec. d.C.
Comunicato stampa
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"Lo spreco necessario. Il lusso nelle tombe di Ascoli Satriano" è il titolo della mostra, a cura di Marisa Corrente, che si inaugura sabato 25 giugno 2011 alle ore 11,00 presso il Polo Museale di Ascoli Satriano (Foggia), in occasione del Centocinquantesimo Anniversario dell’Unità d’Italia.
La mostra archeologicaintende evidenziare gli aspetti qualitativi e quantitativi del lusso nella dimensione funeraria del centro daunio di Ausculum, con reperti provenienti dagli scavi archeologici condotti in circa un cinquantennio di ricerche nel territorio.
Il percorso espositivo mette bene in evidenza lo scenario della ricchezza e del privilegio di Ausculum, importante centro del Carapelle, attraverso l’accurata regia e l’evidente strategia del potere che segnano le tombe del lusso in un ampio arco cronologico.
Tra le varie tematiche dell’archeologia della morte e il carattere ostentatorio dei beni di lusso coagula da sempre interessi e giudizi di valore. Particolari apprestamenti della struttura funeraria e la preziosità intrinseca di oggetti realizzati in materiali pregiati (oro, argento, ambra, vetro, ecc.) diventano strumenti di identificazione della pluralità di riferimenti del lusso funerario, che rinviano al sacro, all’ideologia, ai percorsi e alle vicende di una collettività umana. Il plusvalore attribuibile a particolari categorie di oggetti, portatrici di significati che vanno di volta in volta storicizzati, è nella visibilità e nell’ostentazione degli stessi di fronte a una comunità che attribuisce significatività e prestigio ai segni della ricchezza e dell’esclusività.
La drammatizzazione dei rituali funerari, con cerimoniali complessi solo in minima parte decodificabili, comporta inevitabili riflessi sulla cultura materiale, con manifestazioni varie delle differenziazioni verticali di rango (capitribù, signori aristocratici) e delle distinzioni orizzontali di ruolo legate al sesso o all’età. Questi aspetti sono confermati dalla realtà archeologica della Daunia segnata dalla complessità dell’organizzazione sociale e da asimmetrie sociali che si concretizzano in numerosi segni del prestigio e del riconoscimento attribuito a personaggi elitari.
Nell’ottica dell’analisi di rituali funebri adottati nell’orizzonte culturale daunio, come momenti di produzione ideologica e di identificazione dei processi di emulazione/differenziazione, si è ideato il percorso della mostra, incentrato sulla storia del lusso funerario di Ascoli Satriano, dall’età classica alla prima età imperiale.
Si delineano, nella classificazione delle sepolture, variabili nella formazione dei corredi e nella selezione degli oggetti d’accompagno, ma appare costante il riferimento ai beni di lusso come a quei beni che distaccavano i gruppi a cui appartenevano i defunti dal resto della comunità. Il particolare linguaggio simbolico del mondo funerario ha infatti inequivocabili segni di spazi sacralmente delimitati in cui i funerali sono fatti religiosi e sociali. Non vi è complessità architettonica e monumentale nelle strutture funerarie di Ascoli, lontane dall’apparato scenografico delle tombe a fossa coperte da tumuli o dalla complessità spaziale delle tombe a camera. La differenziazione sociale, all’interno dei gruppi aristocratici, avviene esclusivamente attraverso l’introduzione di oggetti suntuosi, affermando con la selezione qualitativa del materiale e la sottolineatura quantitativa degli oggetti, lo status sociale dei defunti e il linguaggio simbolico del rito.
Nell’analisi dei contesti si è elaborato un modello interpretativo teso a definire le varie espressioni del lusso, in rapporto alle differenze di rango e status nelle distinte fasi cronologiche.
Il dato unificante è l’attenzione costante posta nell’evento della morte, momento di passaggio fondamentale per l’equilibrio dei gruppi familiari, alla coreografia dei funerali che rappresentano il modo con cui la società neutralizza il trauma della morte e consolida la propria struttura.
La preziosità della documentazione funeraria emerge nei momenti iniziali del IV secolo a.C., con la tomba a fossa di Valle Castagna, riservata a tre sepolture.
Ornamenti in oro e argento si accompagnano a vasi di importazione, sottolineando l’importanza dei meccanismi di acquisizione dei materiali di pregio attraverso canali di scambio dall’area del Melfese.
Sono le tombe del terzo quarto del IV secolo a.C. a enfatizzare il lusso funerario, con ricchi corredi in cui, attraverso le immagini dei vasi a figure rosse di produzione apula, si dispiegano racconti mitologici e allusioni a rituali salvifici.
In questo orizzonte va collocato l’eccezionale rinvenimento della “tomba delle oreficerie d’argento”. La sepoltura femminile aveva al braccio destro un preziosissimo bracciale d’argento chiuso alle estremità da protomi di ariete e decorato con scene di grifoni e leoni che atterrano prede. L’oggetto è una produzione “esotica” e giunge come prodotto di lusso dal Mediterraneo, attraverso i movimenti di genti e navi successivi alle conquiste di Alessandro Magno.
La lavorazione del monile, la raffinatezza della tecnica orafa e le scelte figurative rimandano a opere di artigiani del Mediterraneo orientale, orafi al servizio delle ricchissime committenze dell’area nord-pontica o macedone.
Le ulteriori manifestazioni del lusso si moltiplicano nel corso del II sec. a.C., in seguito al consolidamento dei traffici commerciali tra i principali centri produttivi di materiale di pregio del Mediterraneo e il territorio italico.
Coppe di vetro di probabile produzione alessandrina e anfore rodie vinarie di Rodi giungono sulle coste adriatiche e vengono ridistribuite tra i maggiori esponenti dell’aristocrazia al potere a Canusium (Canosa di Puglia), Arpi, Salapia, Teanum Apulum ( San Paolo di Civitate), Ausculum.
Le tombe del II secolo a.C. sono l’espressione più compiuta dell’accessibilità del lusso tra consumatori di un corpo sociale in parte romanizzato che si adegua alle mode e ai comportamenti ellenici.
Le oreficerie, i vetri, i bronzi e le produzioni orafe diventano segni unificanti di atteggiamenti culturali che rendono omogeneo il mondo culturale ellenistico.
Il percorso si chiude con la “tomba del cammeo”, tomba a incinerazione della prima metà del I sec. d.C., pertinente a un piccolo nucleo cimiteriale della città romana.
Gli spilloni lavorati, la gemma cammeo, il contenitore di ambra rossa orientano verso una sepoltura femminile della nobiltà al potere, segnata da profondi riassetti etnico-culturali, a seguito dell’arrivo di genti dalle regioni centro-italiche.
Nella città ormai romanizzata, ancora una volta i segni identificativi del lusso evocano il ruolo femminile all’interno del gruppo familiare di appartenenza, con forti richiami alla seduzione e alla bellezza.
È in corso di stampa il volume Lo spreco necessario. Il lusso nelle tombe di Ascoli Satriano edito da Claudio Grenzi.
La mostra archeologicaintende evidenziare gli aspetti qualitativi e quantitativi del lusso nella dimensione funeraria del centro daunio di Ausculum, con reperti provenienti dagli scavi archeologici condotti in circa un cinquantennio di ricerche nel territorio.
Il percorso espositivo mette bene in evidenza lo scenario della ricchezza e del privilegio di Ausculum, importante centro del Carapelle, attraverso l’accurata regia e l’evidente strategia del potere che segnano le tombe del lusso in un ampio arco cronologico.
Tra le varie tematiche dell’archeologia della morte e il carattere ostentatorio dei beni di lusso coagula da sempre interessi e giudizi di valore. Particolari apprestamenti della struttura funeraria e la preziosità intrinseca di oggetti realizzati in materiali pregiati (oro, argento, ambra, vetro, ecc.) diventano strumenti di identificazione della pluralità di riferimenti del lusso funerario, che rinviano al sacro, all’ideologia, ai percorsi e alle vicende di una collettività umana. Il plusvalore attribuibile a particolari categorie di oggetti, portatrici di significati che vanno di volta in volta storicizzati, è nella visibilità e nell’ostentazione degli stessi di fronte a una comunità che attribuisce significatività e prestigio ai segni della ricchezza e dell’esclusività.
La drammatizzazione dei rituali funerari, con cerimoniali complessi solo in minima parte decodificabili, comporta inevitabili riflessi sulla cultura materiale, con manifestazioni varie delle differenziazioni verticali di rango (capitribù, signori aristocratici) e delle distinzioni orizzontali di ruolo legate al sesso o all’età. Questi aspetti sono confermati dalla realtà archeologica della Daunia segnata dalla complessità dell’organizzazione sociale e da asimmetrie sociali che si concretizzano in numerosi segni del prestigio e del riconoscimento attribuito a personaggi elitari.
Nell’ottica dell’analisi di rituali funebri adottati nell’orizzonte culturale daunio, come momenti di produzione ideologica e di identificazione dei processi di emulazione/differenziazione, si è ideato il percorso della mostra, incentrato sulla storia del lusso funerario di Ascoli Satriano, dall’età classica alla prima età imperiale.
Si delineano, nella classificazione delle sepolture, variabili nella formazione dei corredi e nella selezione degli oggetti d’accompagno, ma appare costante il riferimento ai beni di lusso come a quei beni che distaccavano i gruppi a cui appartenevano i defunti dal resto della comunità. Il particolare linguaggio simbolico del mondo funerario ha infatti inequivocabili segni di spazi sacralmente delimitati in cui i funerali sono fatti religiosi e sociali. Non vi è complessità architettonica e monumentale nelle strutture funerarie di Ascoli, lontane dall’apparato scenografico delle tombe a fossa coperte da tumuli o dalla complessità spaziale delle tombe a camera. La differenziazione sociale, all’interno dei gruppi aristocratici, avviene esclusivamente attraverso l’introduzione di oggetti suntuosi, affermando con la selezione qualitativa del materiale e la sottolineatura quantitativa degli oggetti, lo status sociale dei defunti e il linguaggio simbolico del rito.
Nell’analisi dei contesti si è elaborato un modello interpretativo teso a definire le varie espressioni del lusso, in rapporto alle differenze di rango e status nelle distinte fasi cronologiche.
Il dato unificante è l’attenzione costante posta nell’evento della morte, momento di passaggio fondamentale per l’equilibrio dei gruppi familiari, alla coreografia dei funerali che rappresentano il modo con cui la società neutralizza il trauma della morte e consolida la propria struttura.
La preziosità della documentazione funeraria emerge nei momenti iniziali del IV secolo a.C., con la tomba a fossa di Valle Castagna, riservata a tre sepolture.
Ornamenti in oro e argento si accompagnano a vasi di importazione, sottolineando l’importanza dei meccanismi di acquisizione dei materiali di pregio attraverso canali di scambio dall’area del Melfese.
Sono le tombe del terzo quarto del IV secolo a.C. a enfatizzare il lusso funerario, con ricchi corredi in cui, attraverso le immagini dei vasi a figure rosse di produzione apula, si dispiegano racconti mitologici e allusioni a rituali salvifici.
In questo orizzonte va collocato l’eccezionale rinvenimento della “tomba delle oreficerie d’argento”. La sepoltura femminile aveva al braccio destro un preziosissimo bracciale d’argento chiuso alle estremità da protomi di ariete e decorato con scene di grifoni e leoni che atterrano prede. L’oggetto è una produzione “esotica” e giunge come prodotto di lusso dal Mediterraneo, attraverso i movimenti di genti e navi successivi alle conquiste di Alessandro Magno.
La lavorazione del monile, la raffinatezza della tecnica orafa e le scelte figurative rimandano a opere di artigiani del Mediterraneo orientale, orafi al servizio delle ricchissime committenze dell’area nord-pontica o macedone.
Le ulteriori manifestazioni del lusso si moltiplicano nel corso del II sec. a.C., in seguito al consolidamento dei traffici commerciali tra i principali centri produttivi di materiale di pregio del Mediterraneo e il territorio italico.
Coppe di vetro di probabile produzione alessandrina e anfore rodie vinarie di Rodi giungono sulle coste adriatiche e vengono ridistribuite tra i maggiori esponenti dell’aristocrazia al potere a Canusium (Canosa di Puglia), Arpi, Salapia, Teanum Apulum ( San Paolo di Civitate), Ausculum.
Le tombe del II secolo a.C. sono l’espressione più compiuta dell’accessibilità del lusso tra consumatori di un corpo sociale in parte romanizzato che si adegua alle mode e ai comportamenti ellenici.
Le oreficerie, i vetri, i bronzi e le produzioni orafe diventano segni unificanti di atteggiamenti culturali che rendono omogeneo il mondo culturale ellenistico.
Il percorso si chiude con la “tomba del cammeo”, tomba a incinerazione della prima metà del I sec. d.C., pertinente a un piccolo nucleo cimiteriale della città romana.
Gli spilloni lavorati, la gemma cammeo, il contenitore di ambra rossa orientano verso una sepoltura femminile della nobiltà al potere, segnata da profondi riassetti etnico-culturali, a seguito dell’arrivo di genti dalle regioni centro-italiche.
Nella città ormai romanizzata, ancora una volta i segni identificativi del lusso evocano il ruolo femminile all’interno del gruppo familiare di appartenenza, con forti richiami alla seduzione e alla bellezza.
È in corso di stampa il volume Lo spreco necessario. Il lusso nelle tombe di Ascoli Satriano edito da Claudio Grenzi.
25
giugno 2011
Lo spreco necessario. Il lusso nelle tombe di Ascoli Satriano
Dal 25 giugno al 16 novembre 2011
archeologia
Location
POLO MUSEALE CIVICO DIOCESANO DI SANTA MARIA DEL POPOLO
Ascoli Satriano, Via Santa Maria Del Popolo, 68, (Foggia)
Ascoli Satriano, Via Santa Maria Del Popolo, 68, (Foggia)
Orario di apertura
Martedì - Domenica 10:00 - 12:00 / 16:00 - 19:00
Curatore