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Loophole
La Galleria Umberto Di Marino è lieta di annunciare Loophole, prima mostra personale in Italia di Massinissa Selmani. Per l’occasione, l’artista algerino presenterà una nuova serie di disegni, strumento primario della sua pratica, e installazioni rimodulate appositamente per gli spazi di Casa Di Mar
Comunicato stampa
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“L'azione si svolge in un paese oppresso e tenace: la Polonia, l'Irlanda, la repubblica di Venezia, qualche Stato sudamericano o balcanico... [o forse Napoli]”
(Jorge Luis Borges, Tema del traditore e dell’eroe)
La Galleria Umberto Di Marino è lieta di annunciare Loophole, prima mostra personale in Italia di Massinissa Selmani. Per l’occasione, l’artista algerino presenterà una nuova serie di disegni, strumento primario della sua pratica, e installazioni rimodulate appositamente per gli spazi di Casa Di Marino. Narrando e costruendo liberamente un suo mondo, sempre in equilibrio tra la gravità delle tematiche e personaggi grotteschi, attraversato da una tensione costante tra situazioni surreali o improbabili e architetture solenni, Selmani rappresenta il momento in cui, dentro quell’assurdità, emerge la possibilità di un ordine reale, ed è lì che il riso svanisce.
Loophole è una scappatoia, ma è anche una feritoia; può intendersi come un deragliamento della storia ufficiale, una via d’uscita dal sistema, un pertugio da cui si può guardare o fuggire. Proprio la sua ambiguità può spiegare per assurdo i diversi livelli di lettura nei paesaggi costruiti da Selmani con i disegni e le installazioni in mostra. Forzare i limiti della realtà, fare breccia in un muro e crearsi una via d’uscita è un concetto caro a Napoli, città disseminata di loopholes architettonici e sociali, dove il confine tra ufficiale e non ufficiale è poroso e continuamente in ridefinizione. Qui, la protesta non è opposizione frontale, ma un modo di assorbire e riscrivere con una propria grammatica il potere, trasformando la regola in eccezione e viceversa.
Ma anche l’utilizzo stesso del disegno, soprattutto in questa forma essenziale, fatta di figure isolate, spazi surreali e sfondi interamente bianchi, è un loophole. Non punta alla costruzione di narrazioni monumentali e totali, che universalizzino la condizione umana, ma a diventare una possibilità interstiziale, in cui non c’è contrapposizione dialettica. I personaggi sospesi, comici e spaesati non obbediscono del tutto né si ribellano; invece sembrano scorgere strade alternative, perdendosi in buchi narrativi e continui ribaltamenti di una logica comune.
Ogni disegno è una fessura, una breccia che evidenzia gli assurdi inciampi di una realtà unica che non riesce più a chiudere il cerchio su se stessa, aprendo infinite soglie da cui filtrare il possibile. Un “sabotaggio gentile”, tecnico, sociale, storico e narrativo. Ispirandosi alla fotografia di stampa dei quotidiani cartacei, le immagini costruite da Selmani lasciano affiorare i segni di una tragedia latente o le premesse di una violenza sfuggente e imminente. Il potenziale finzionale che ne deriva, fatto di posture o frammenti architettonici volutamente familiari, resiste a ogni tentativo di collocazione temporale o spaziale.
Si potrebbe parlare di una “letteratura minore”: non nel senso di una forma ridotta o marginale per mancanza di mezzi, ma una pratica che, partendo da una posizione periferica, riesce a scardinare i codici della lingua dominante dall’interno, forzandoli o piegandoli. Selmani, infatti, restituisce un mondo dove l’architettura non delimita, il gesto è fuori tempo, e le figure si muovono con una logica né aderente né deviante, ma collocata di traverso. La narrazione è scandita da una macchina che si autodisfa, che mina il confine tra evento e finzione, lasciando aperto il campo al possibile e all’imprevisto.
E così, anche il narratore, cioè l’artista, dissemina la storia di equivoci e incertezze. Ma come in Borges, dove un racconto inizia con uno scrittore che sta ancora pensando di scrivere un racconto, anche qui la struttura resta instabile, eppure sorprendentemente nitida: nonostante gli slittamenti, i buchi, le finzioni e i loopholes, l’azione, disegnata, resta sempre perfettamente descritta.
(Jorge Luis Borges, Tema del traditore e dell’eroe)
La Galleria Umberto Di Marino è lieta di annunciare Loophole, prima mostra personale in Italia di Massinissa Selmani. Per l’occasione, l’artista algerino presenterà una nuova serie di disegni, strumento primario della sua pratica, e installazioni rimodulate appositamente per gli spazi di Casa Di Marino. Narrando e costruendo liberamente un suo mondo, sempre in equilibrio tra la gravità delle tematiche e personaggi grotteschi, attraversato da una tensione costante tra situazioni surreali o improbabili e architetture solenni, Selmani rappresenta il momento in cui, dentro quell’assurdità, emerge la possibilità di un ordine reale, ed è lì che il riso svanisce.
Loophole è una scappatoia, ma è anche una feritoia; può intendersi come un deragliamento della storia ufficiale, una via d’uscita dal sistema, un pertugio da cui si può guardare o fuggire. Proprio la sua ambiguità può spiegare per assurdo i diversi livelli di lettura nei paesaggi costruiti da Selmani con i disegni e le installazioni in mostra. Forzare i limiti della realtà, fare breccia in un muro e crearsi una via d’uscita è un concetto caro a Napoli, città disseminata di loopholes architettonici e sociali, dove il confine tra ufficiale e non ufficiale è poroso e continuamente in ridefinizione. Qui, la protesta non è opposizione frontale, ma un modo di assorbire e riscrivere con una propria grammatica il potere, trasformando la regola in eccezione e viceversa.
Ma anche l’utilizzo stesso del disegno, soprattutto in questa forma essenziale, fatta di figure isolate, spazi surreali e sfondi interamente bianchi, è un loophole. Non punta alla costruzione di narrazioni monumentali e totali, che universalizzino la condizione umana, ma a diventare una possibilità interstiziale, in cui non c’è contrapposizione dialettica. I personaggi sospesi, comici e spaesati non obbediscono del tutto né si ribellano; invece sembrano scorgere strade alternative, perdendosi in buchi narrativi e continui ribaltamenti di una logica comune.
Ogni disegno è una fessura, una breccia che evidenzia gli assurdi inciampi di una realtà unica che non riesce più a chiudere il cerchio su se stessa, aprendo infinite soglie da cui filtrare il possibile. Un “sabotaggio gentile”, tecnico, sociale, storico e narrativo. Ispirandosi alla fotografia di stampa dei quotidiani cartacei, le immagini costruite da Selmani lasciano affiorare i segni di una tragedia latente o le premesse di una violenza sfuggente e imminente. Il potenziale finzionale che ne deriva, fatto di posture o frammenti architettonici volutamente familiari, resiste a ogni tentativo di collocazione temporale o spaziale.
Si potrebbe parlare di una “letteratura minore”: non nel senso di una forma ridotta o marginale per mancanza di mezzi, ma una pratica che, partendo da una posizione periferica, riesce a scardinare i codici della lingua dominante dall’interno, forzandoli o piegandoli. Selmani, infatti, restituisce un mondo dove l’architettura non delimita, il gesto è fuori tempo, e le figure si muovono con una logica né aderente né deviante, ma collocata di traverso. La narrazione è scandita da una macchina che si autodisfa, che mina il confine tra evento e finzione, lasciando aperto il campo al possibile e all’imprevisto.
E così, anche il narratore, cioè l’artista, dissemina la storia di equivoci e incertezze. Ma come in Borges, dove un racconto inizia con uno scrittore che sta ancora pensando di scrivere un racconto, anche qui la struttura resta instabile, eppure sorprendentemente nitida: nonostante gli slittamenti, i buchi, le finzioni e i loopholes, l’azione, disegnata, resta sempre perfettamente descritta.
07
giugno 2025
Loophole
Dal 07 giugno al 14 settembre 2025
arte contemporanea
Location
Casa Di Marino
Napoli, Via Monte di Dio, 9, (NA)
Napoli, Via Monte di Dio, 9, (NA)
Orario di apertura
da lunedì al venerdì oew 11-13 e 15-19
Vernissage
7 Giugno 2025, 11-19
Sito web
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