La mostra è introdotta da un testo di Dario Giugliano, dal titolo: Una metonimia significante. La riflessione prende spunto dal concetto di espressione, in quanto " esternazione di qualcosa che, prima di essere esposto, giaceva invisibile dentro qualcosa o qualcuno", concezione questa riconducibile al dominio dell'idealismo nel pensiero occidentale." Un tentativo effettivo di scardinamento di questa concezione, nel campo delle arti, avverrà a opera delle avanguardie storiche (dal Futurismo,prima, dal Dadaismo, poi)...Le opere di Loredana D'Argenio mi pare che vogliano ribadire tutto questo, mostrando, a un tempo, la crisi della possibilità rappresentativa (quale che sia) e il tentativo di una sua redenzione come ricorso ad un rigore tecnico, che manifesta sempre contemporaneamente un'attenzione al momento progettuale."Ma, nella pittura, per quanto aniconica sia,non può mancare un confronto con l'elemento cosiddetto naturale, per quanto sia problematico dire "natura"." Per chi ha frequentato i luoghi in cui è nata e vive la pittrice foggiana sa a cosa mi sto riferendo e a cosa intendo riferirmi quando dico,per esempio, che quella luce presente nelle sue tele o quei neri così ossessivamente graffianti, quasi scalfenti nel profondo il supporto dipinto non si comprenderanno a fondo senza un riferimento al lucore della Capitanata..o alla pratica estiva dell'incendio delle stoppie di grano."Scrive Dario Giugliano.Loredana D'Argenio è docente titolare della cattedra di pittura all'Accademia di Belle Arti di Napoli: Ha compiuto gli studi artistici a Bari e a Napoli. Nel 1988 ha partecipato alla rassegna d'arte contemporanea "Biennale del Sud" presso l'Accademia di belle Arti di Napoli enel 2011 a "Mailart C'Arte/ Napoli- Poznan" sempre presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli.