“Nel 2004 sono andato a Catania grazie all’invito di un’amica che mi ha suggerito di visitare il quartiere di San Berillo durante le mie passeggiate in giro per la città. San Berillo è un piccolo quartiere, quanto centrale tanto marginale, tra Corso Sicilia e il Teatro Bellini. È da sempre il distretto delle puttane (soprattutto travestiti ma anche donne, principalmente sud americane) e, negli ultimi anni, anche degli immigrati africani che spesso occupano i primi piani di vecchi edifici pericolanti. Il quartiere delle ragazze è sistemato nella città in modo da sembrare un territorio a parte, come un’isola senza mare intorno o un castello senza fortificazioni. […]
Dal 2015 al 2019 ho passato a Catania lunghi periodi con ossessiva regolarità: quattro volte all’anno, una per stagione. Il nostro tempo insieme è diventato consuetudine. Dopo Franchina, Cioccolatina e Lulù ho conosciuto Ramona, Brigida, Ornella, Monica la vichinga, Fiorella, Rosa, Ambra, Graziella e qualcun altro di cui non faccio il nome perché non ne avrebbe piacere o perché non ci sono abbastanza in confidenza. Sono tutti travestiti e tutti siciliani, a parte poche donne biologiche integrate nel gruppo.
La struttura di questo libro segue inevitabilmente un’esperienza vissuta e condivisa che ha il ritmo di una giornata compressa, che si ripete sempre uguale. […] Io quando sono a Catania passo le mie giornate con loro a tempo pieno, a volte accompagnando Marcello e Antonio lungo il tragitto da casa fino a San Berillo e poi rimanendo nel quartiere fino a che ci rimangono loro. Cerco di essere invisibile perché la mia presenza potrebbe inibire i clienti e disturbare le ragazze che hanno bisogno di lavorare, così mi muovo da una stanza all’altra – ripetendo più volte il giro – cercando di riempire i loro momenti vuoti. Le fotografie sono degli intervalli che scandiscono questo ripetitivo tran tran quotidiano e le nostre sessioni non sono mai troppo lunghe perché le ragazze sono volubili e imprevedibili e se mi si concedono è perché ne hanno davvero voglia. Così ci siamo fatti compagnia e abbiamo imparato a conoscerci nel corso del tempo […]”
Lorenzo Castore

“Ormai ho perduto il conto degli anni passati su questa soglia, tanto che mi è difficile immaginare persino il numero degli uomini che l’hanno attraversata. Sembra ieri che il mio incerto destino e la mia bellezza di giovane donna mi hanno portato in questa casa appartata a cercare il futuro. Strana idea quella di cercare la propria vita tra le pieghe di quella degli altri, eppure è nella coesistenza con gli altri che ha preso forma e si è concretizzata l’unica vita che per me era possibile. […]”
Francesco / Franchina Grasso