Ancora una volta, Luca Napoli (Monza, 1988) colma il divario immaginario tra digitale e analogico, tra l'automatizzato e l'intenzionale. Le opere presentate non solo sottolineano la mano dell'artista, ma svelano i mezzi di produzione dei suoi disegni. Sono oggetti da parete che contengono elementi giustapposti e ricontestualizzati da Napoli come campioni di un mash-up caotico che prende in prestito i codici estetici dei filmati virali diffusi e scartati in pochi minuti. Questi elementi includono mani, matite e pennarelli colti nell'atto di disegnare oggetti comuni e umili in forma realistica. La scena in stile POV di una mano catturata mentre tiene una matita premuta su un pezzo di carta non solo serve come genere di immagini virali contemporanee, ma anche come testamento fondante dell'approssimazione odierna di internet al concetto di creatività. L'empatia ingegnerizzata scaturisce dalla nuova serie di opere di Luca Napoli come risultato di una serie di scelte calcolate. "Live, Laugh, Love", scritte calligrafiche disegnate sulle lavagne di caffetterie biologiche, finti graffiti che accolgono gli ospiti alla reception della lobby di una start-up tecnologica... tutte queste forme di formalità estetica funzionano all'interno della meccanica dell'empatia ingegnerizzata, spingendo il consumatore di questi prodotti estetici a identificarsi con essi. In questo rapporto di interpretazione co-dipendente, questi simboli diventano autentici portatori di positività, di creatività. Segni di felicità.

(con estratti da ENGINEERED CANVAS, contributo testuale di Federico Sargentone)