Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Luca Signorelli – Santo Stefano
La raccolta di dipinti antichi della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia si è arricchita di un autentico capolavoro: il “Santo Stefano” di Luca Signorelli.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La raccolta di dipinti antichi della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia si è arricchita di un autentico capolavoro: il "Santo Stefano" di Luca Signorelli.
La tavola (cm 59 x 48) è stata acquisita sul mercato antiquario per 530.000 euro e l'operazione acquista particolare rilevanza se si tiene conto della rarità di pezzi di questa portata: sono infatti circa due secoli che sul mercato non vengono reperite e quindi trattate opere dell'artista cortonese, fatta eccezione per un disegno venduto all'asta da Sotheby's a Londra nel 2002.
Si tratta di un dipinto ampiamente documentato e studiato da numerosi esperti. Già nella "Vita di Luca Signorelli" pubblicata da Girolamo Mancini nel 1903, si ricorda che il "Santo Stefano" venne dipinto dal Signorelli per la confraternita di Santo Stefano da Cortona, istituto soppresso nel Settecento. E, in effetti, nell'Inventario de le Masserizie della confraternita è menzionato: "Item un quadro cò la Lapidazione di Santo Stefano".
Dopo la soppressione della Confraternita, l'opera passò di mano in mano (passaggi tutti documentati) sino a giungere nelle raccolte del Conte Ferretti dove l'ammirò Girolamo Mancini.
"Il protomartire colpito sulla fronte da un sasso - scrive lo studioso, descrivendo la tavola - solleva la destra, e rassegnato stringe al seno la mano sinistra. Nella dalmatica indossata dal santo vedesi ritratta la lapidazione di lui come fosse intessuta o ricamata nella stoffa".
La tradizionale iconografia, che prevede la rappresentazione del martire cristiano al centro di un gruppo di persone intente a lapidarlo, secondo quanto narrato dagli Atti degli Apostoli (7,56), dove si dice che gli anziani del Sinedrio, dopo aver ascoltato le parole del diacono, che li accusò di aver tradito e ucciso il figlio di Dio, "tutti insieme gli si avventarono addosso e, trascinatolo fuori della città, si diedero a lapidarlo", è qui evocata nell'elegante decoro della dalmatica, dove il Santo appare inginocchiato fra tre aguzzini che lo stanno colpendo con grosse pietre. Di grande efficacia è l'idea di concentrare il fuoco narrativo sulla figura del protagonista, portato in primo piano, ingrandito al punto da occupare l'intero spazio della tavola. Trionfatore sulla cieca incredulità dei pagani, da lui definiti "incirconcisi di cuore e d'orecchi"(7,51), Stefano, con lo sguardo rapito dalla contemplazione della luce divina che promana dall'alto, si concede all'osservatore riversando all'esterno un dolore non urlato. Nell'attesa del trapasso ("mi resta ancora un po' di vita", sembra dire con la mano destra sollevata in alto), il giovane diacono porta la mano sinistra al cuore, a voler sottolineare la sua comunione con Cristo. "Signore Gesù, ricevi lo spirito mio", dice invocando il Signore, un attimo prima di cedere sotto i colpi dei carnefici (7,59). Anche il paesaggio, lucido, silente, metafisico, sottolinea la dolorosa malinconia del momento. Messa da parte ogni enfasi narrativa, quest'opera parla all'osservatore con sottile, convincente lirismo.
Il "Santo Stefano" arricchisce una collezione d'arte, quella patrimonio della Fondazione, nella quale sono presenti opere molto selezionate della grande pittura umbra, da Lattanzio di Niccolò e Niccolò di Liberatore detto l'Alunno (Deposizione nel sepolcro), a Matteo da Gualdo (Vergine Assunta tra i Santi Tommaso e Sebastiano e Madonna con Bambino in trono, Santa Maria Maddalena e Santa Lucia), a Perugino (Madonna col Bambino e due cherubini) a Pintoricchio (Madonna col Bambino e paesaggio). Altro nucleo di rilievo è, nelle Collezioni, costituito dalla raccolta di ceramiche rinascimentali, raccolta che è tra le più importanti in Europa, attualmente esposta a Palazzo Baldeschi al Corso, sede espositiva e museale della Fondazione perugina.
Ed è proprio a Palazzo Baldeschi che potrà essere ammirato il Santo Stefano di Signorelli fino al 29 giugno 2008, all'interno dell'esposizione che la Fondazione ha allestito con i suoi capolavori rinascimentali nell'ambito della grande mostra che la città di Perugia ha dedicato al Pintoricchio.
La tavola (cm 59 x 48) è stata acquisita sul mercato antiquario per 530.000 euro e l'operazione acquista particolare rilevanza se si tiene conto della rarità di pezzi di questa portata: sono infatti circa due secoli che sul mercato non vengono reperite e quindi trattate opere dell'artista cortonese, fatta eccezione per un disegno venduto all'asta da Sotheby's a Londra nel 2002.
Si tratta di un dipinto ampiamente documentato e studiato da numerosi esperti. Già nella "Vita di Luca Signorelli" pubblicata da Girolamo Mancini nel 1903, si ricorda che il "Santo Stefano" venne dipinto dal Signorelli per la confraternita di Santo Stefano da Cortona, istituto soppresso nel Settecento. E, in effetti, nell'Inventario de le Masserizie della confraternita è menzionato: "Item un quadro cò la Lapidazione di Santo Stefano".
Dopo la soppressione della Confraternita, l'opera passò di mano in mano (passaggi tutti documentati) sino a giungere nelle raccolte del Conte Ferretti dove l'ammirò Girolamo Mancini.
"Il protomartire colpito sulla fronte da un sasso - scrive lo studioso, descrivendo la tavola - solleva la destra, e rassegnato stringe al seno la mano sinistra. Nella dalmatica indossata dal santo vedesi ritratta la lapidazione di lui come fosse intessuta o ricamata nella stoffa".
La tradizionale iconografia, che prevede la rappresentazione del martire cristiano al centro di un gruppo di persone intente a lapidarlo, secondo quanto narrato dagli Atti degli Apostoli (7,56), dove si dice che gli anziani del Sinedrio, dopo aver ascoltato le parole del diacono, che li accusò di aver tradito e ucciso il figlio di Dio, "tutti insieme gli si avventarono addosso e, trascinatolo fuori della città, si diedero a lapidarlo", è qui evocata nell'elegante decoro della dalmatica, dove il Santo appare inginocchiato fra tre aguzzini che lo stanno colpendo con grosse pietre. Di grande efficacia è l'idea di concentrare il fuoco narrativo sulla figura del protagonista, portato in primo piano, ingrandito al punto da occupare l'intero spazio della tavola. Trionfatore sulla cieca incredulità dei pagani, da lui definiti "incirconcisi di cuore e d'orecchi"(7,51), Stefano, con lo sguardo rapito dalla contemplazione della luce divina che promana dall'alto, si concede all'osservatore riversando all'esterno un dolore non urlato. Nell'attesa del trapasso ("mi resta ancora un po' di vita", sembra dire con la mano destra sollevata in alto), il giovane diacono porta la mano sinistra al cuore, a voler sottolineare la sua comunione con Cristo. "Signore Gesù, ricevi lo spirito mio", dice invocando il Signore, un attimo prima di cedere sotto i colpi dei carnefici (7,59). Anche il paesaggio, lucido, silente, metafisico, sottolinea la dolorosa malinconia del momento. Messa da parte ogni enfasi narrativa, quest'opera parla all'osservatore con sottile, convincente lirismo.
Il "Santo Stefano" arricchisce una collezione d'arte, quella patrimonio della Fondazione, nella quale sono presenti opere molto selezionate della grande pittura umbra, da Lattanzio di Niccolò e Niccolò di Liberatore detto l'Alunno (Deposizione nel sepolcro), a Matteo da Gualdo (Vergine Assunta tra i Santi Tommaso e Sebastiano e Madonna con Bambino in trono, Santa Maria Maddalena e Santa Lucia), a Perugino (Madonna col Bambino e due cherubini) a Pintoricchio (Madonna col Bambino e paesaggio). Altro nucleo di rilievo è, nelle Collezioni, costituito dalla raccolta di ceramiche rinascimentali, raccolta che è tra le più importanti in Europa, attualmente esposta a Palazzo Baldeschi al Corso, sede espositiva e museale della Fondazione perugina.
Ed è proprio a Palazzo Baldeschi che potrà essere ammirato il Santo Stefano di Signorelli fino al 29 giugno 2008, all'interno dell'esposizione che la Fondazione ha allestito con i suoi capolavori rinascimentali nell'ambito della grande mostra che la città di Perugia ha dedicato al Pintoricchio.
11
giugno 2008
Luca Signorelli – Santo Stefano
Dall'undici al 29 giugno 2008
arte antica
Location
PALAZZO BALDESCHI AL CORSO
Perugia, Corso Pietro Vannucci, (Perugia)
Perugia, Corso Pietro Vannucci, (Perugia)
Ufficio stampa
STUDIO ESSECI
Autore