Luce Delhove

“La maggior parte delle recenti sculture di Delhove sono forme convesse che alludono al corpo o a parti di esso, in tal senso esprimono un concetto plastico come modellazione di forme essenziali che nascono a partire da un piano malleabile, una struttura che acquista diverse consistenze e dimensioni, dal breve frammento alla totalità, dal segno al volume, dalla superficie all’evocazione dell’ambiente.

Il lavoro dell’artista si confronta in modo personale con una tendenza della scultura contemporanea basata proprio su questo dato fondamentale: la piegatura del piano bidimensionale, la creazione di valori plastici attraverso la sensibilizzazione della materia e dei suoi attributi particolari, dal micro-organismo alla piena visione spaziale, dal nucleo dell’oggetto alla disseminazione della scultura. Nel caso di Delhove sarebbe meglio dire che questi modi di trattare il piano plastico sono in funzione di una specie di “calco mentale” che si materializza nell’impronta del corpo, non esattamente nella copia anatomica, ma nella sua forma allusiva. …Il segreto di questa ricerca è anche quello di saper tornare sempre all’origine del fare, al piacere artigianale di trasformare gli elementi a disposizione, fin quasi a ripercorre le fasi del lavoro con l’entusiasmo della prima sperimentazione. Non vi è ricetta che possa dirsi scontata in questo processo di manipolazione delle materie, questo si può affermare con certezza anche se la nostra artista potrebbe sviluppare le sue note di lavoro e svelare le alchimie del linguaggio come testimonianza del “saper fare”, come elogio e difesa della manualità al cospetto dell’attuale disimpegno degli artisti verso le tecniche e la loro tradizione.

… Delhove agisce sulla qualità della luce calcolata nelle sue infinite variazioni, non a caso ogni piega provoca trasalimenti percettivi che originano equilibri sempre diversi, in modo da segnare lo spazio plastico con ombre che sono l’eco della luce stessa. Echi metallici, certo, ma anche sonorità materiche a cui l’artista guarda sempre più come ulteriore sviluppo della scultura e dell’aggregazione dello spazio, con quel senso quasi indeterminato che conferisce al frammento il senso di apertura infinita. E’ sempre più urgente …l’approccio alla naturalità della materia, l’interesse per le superfici scabre, una diversa fisicità che Delhove indaga tra l’organico e l’inorganico, come se dovesse mettere le mani nel recondito magma del profondo.”
(Dal testo critico di Claudio Cerritelli)

 
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18 settembre 2003

Luce Delhove

Dal 18 settembre al 18 ottobre 2003
Location
SPAZIOTEMPORANEO
Milano, Via Solferino, 56, (Milano)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 16,00-1930
Vernissage
18 Settembre 2003, ore 18,30

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