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Luci d’inverno
Il nuovo appuntamento con Agheiro, spazio espositivo che si connota come centro di attività culturale con apertura linguistica e generazionale di segno partecipativo, propone una rassegna di trenta opere di artisti liguri.
Comunicato stampa
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A partire dal titolo Luci d’inverno, denso di suggestioni, e rinviante all’omonimo film di Ingmar Bergman, si entra immediatamente nel clima di rivisitazione storico culturale di una certa pittura ligure, nata nella temperie esistenziale del dopoguerra e cresciuta in un periodo storico denso di interrogativi verso l’esterno e di profonde riflessioni interiori. Basti pensare ai racconti non raccontati, ma trascritti in immagine, di Antonioni , ai filtri narrativi e visivi dello stesso regista Bergman, liricamente e pensosamente sospesi tra Lebenstanz e Totentanz, assorte danze della vita e della morte intrise di estasi naturalistiche e di estenuate malinconie nordiche.
In Liguria, tuttavia, questa permeabilità ai grandi eventi epocali, come ai piccoli rituali quotidiani, si colora di luci atmosferiche particolari, da cui un pittore retinicamente sensibile difficilmente può prescindere. Le verdi colline alle spalle, i profumi delle erbe aromatiche che si fondono al salmastro dei venti di libeccio e maestrale, l’argento tremulo degli ulivi, le luccicanti montaliane scaglie del mare, in competizione con i tersi cieli azzurri dei giorni di tramontana, non possono non mettere in vibrazione il tessuto dell’opera, anche quando il suo autore ha praticato, per istanze conoscitive, studio, rapporto con le gallerie, dialogo con colleghi artisti, le brume della metropoli lombarda. Come nel caso, in tempi differenti, di Gianfranco Fasce, Aurelio Caminati, Pier Luigi Lavagnino, Raimondo Sirotti, Tino Repetto, Renata Boero. In origine erano gli anni, seguiti alla ricerca Astratto-Concreta, della Pittura Informale, dell’Ultimo Naturalismo birolliano e morlottiano, di un certo realismo esistenziale, quando ci si struggeva negli ascolti dei sassofoni dei jazzmen ambrosiani.. E’ su questo fondale che paesaggi, astrazioni geometrizzanti, atmosfere informali prendono senso, animandosi di memorie e suggestioni. Ogni opera, innegabilmente, ha la sua storia, ogni gesto, conscio o inconscio, è l’esito di un impulso nato dalla mediazione mobile tra la mente e l’emotività, tuttavia la selezione degli artisti ricrea su un versante un certo clima tra paesaggio ed astrazione di luci d’inverno, appunto, di passaggi tonali, di affondi materici, di sinfonie cromatiche scaldate dalle ocre e raffreddate dai verdi, gli azzurri, i grigi (Fasce, Repetto, Lavagnino, Sirotti, Chianese) sull’altro versante costruisce un quadro dei campi e delle direzioni di ricerca su cui si formalizza l’istanza espressiva dell’autore, si tratti dell’attitudine poetico-antropologica di Claudio Costa, delle riattivazioni pittoriche di miti e riti del passato e del presente di Aurelio Caminati, delle campionature cromatiche delle polveri naturali, ad alta densità materia, di Renata Boero, della gestualità di sapore pollockiano di Giuseppe Allosia.
La mostra si configura come un primo approccio ad un discorso sull’arte ligure, cui seguirà un incontro ravvicinato con la generazione di artisti che a quella lezione si è formata.
Viana Conti
In Liguria, tuttavia, questa permeabilità ai grandi eventi epocali, come ai piccoli rituali quotidiani, si colora di luci atmosferiche particolari, da cui un pittore retinicamente sensibile difficilmente può prescindere. Le verdi colline alle spalle, i profumi delle erbe aromatiche che si fondono al salmastro dei venti di libeccio e maestrale, l’argento tremulo degli ulivi, le luccicanti montaliane scaglie del mare, in competizione con i tersi cieli azzurri dei giorni di tramontana, non possono non mettere in vibrazione il tessuto dell’opera, anche quando il suo autore ha praticato, per istanze conoscitive, studio, rapporto con le gallerie, dialogo con colleghi artisti, le brume della metropoli lombarda. Come nel caso, in tempi differenti, di Gianfranco Fasce, Aurelio Caminati, Pier Luigi Lavagnino, Raimondo Sirotti, Tino Repetto, Renata Boero. In origine erano gli anni, seguiti alla ricerca Astratto-Concreta, della Pittura Informale, dell’Ultimo Naturalismo birolliano e morlottiano, di un certo realismo esistenziale, quando ci si struggeva negli ascolti dei sassofoni dei jazzmen ambrosiani.. E’ su questo fondale che paesaggi, astrazioni geometrizzanti, atmosfere informali prendono senso, animandosi di memorie e suggestioni. Ogni opera, innegabilmente, ha la sua storia, ogni gesto, conscio o inconscio, è l’esito di un impulso nato dalla mediazione mobile tra la mente e l’emotività, tuttavia la selezione degli artisti ricrea su un versante un certo clima tra paesaggio ed astrazione di luci d’inverno, appunto, di passaggi tonali, di affondi materici, di sinfonie cromatiche scaldate dalle ocre e raffreddate dai verdi, gli azzurri, i grigi (Fasce, Repetto, Lavagnino, Sirotti, Chianese) sull’altro versante costruisce un quadro dei campi e delle direzioni di ricerca su cui si formalizza l’istanza espressiva dell’autore, si tratti dell’attitudine poetico-antropologica di Claudio Costa, delle riattivazioni pittoriche di miti e riti del passato e del presente di Aurelio Caminati, delle campionature cromatiche delle polveri naturali, ad alta densità materia, di Renata Boero, della gestualità di sapore pollockiano di Giuseppe Allosia.
La mostra si configura come un primo approccio ad un discorso sull’arte ligure, cui seguirà un incontro ravvicinato con la generazione di artisti che a quella lezione si è formata.
Viana Conti
03
dicembre 2004
Luci d’inverno
Dal 03 al 31 dicembre 2004
arte contemporanea
Location
GALLERIA AGHEIRO
Lavagna, Corso Buenos Ayres, 60, (Genova)
Lavagna, Corso Buenos Ayres, 60, (Genova)
Orario di apertura
dal martedì al sabato dalle 15.00 alle 19.00 o su appuntamento
Vernissage
3 Dicembre 2004, ore 18.00