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Luciano Ricci – Firenze inedita
La rassegna, promossa dall’Assessorato alla Cultura, presenta una sessantina di fotografie in bianco e nero scattate tra il 1994 e il 1995, che rappresentano “l’atto d’amore” dell’artista fiorentino per la sua città.
Comunicato stampa
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Si inaugura mercoledì 30 giugno 2004 alle 19,00 nel Cortile Pensile di Palazzo Moroni (via del Municipio 1) la mostra “Luciano Ricci. Firenze inedita”
La rassegna, promossa dall’Assessorato alla Cultura, presenta una sessantina di fotografie in bianco e nero scattate tra il 1994 e il 1995, che rappresentano “l’atto d’amore” dell’artista fiorentino per la sua città.
Luciano Ricci ritrae frammenti di una Firenze inedita, lontana dai classici stereotipi della bella città da cartolina, immortalando invece, attraverso un processo di cristallina obbiettività, oggetti e situazioni spesso trascurate. Evita, come egli stesso afferma, «i monumenti insigni che di foto di ogni sorta son consumati», e si sofferma con sguardo critico sulla capitale del primo Rinascimento e sui suoi preziosi beni culturali.
La mostra si apre con due scritti: una lettera dell’artista e un componimento della poetessa Mariagrazia Carraroli dal titolo Speranza.
Così le opere esposte ritraggono la città toscana nei propri dettagli come testimonia l’antico tabernacolo in degrado circondato da bidoni della spazzatura; gli strumenti da lavoro appesi alle pareti di una bottega d’antiquariato, manichini femminili che emergono da lussuose vetrine; i lati oscuri di Palazzo Pitti, i muri imbrattati di chewingum oppure affrescati con immagini multietniche ed infine la Loggia dei Lanzi “deturpata” da vistose impalcature. Ma ciò che caratterizza l’opera di Ricci è la capacità a scoprire le contraddizioni del reale; nei suoi lavori, infatti, si possono trovare accostamenti paradossali, quasi stridenti che rivelano oltre ad un’ironia pungente, un profondo affetto per la sua città. Ecco allora la statua di Michelangelo che, sdegnata, rivolge lo sguardo ad un cartello posto alla base della statua stessa che recita: “divieto d’accesso ai non addetti ai lavori”.
Elemento costante della produzione di Ricci è la geometria, ereditata dalle sue esperienze pittoriche che, insieme ai giochi di luce, donano ai fotogrammi rigore estetico ed equilibrio formale. Ne sono esempio un antico muro che si fa filigrana e il sole che trasforma in oro il ferro arrugginito della maniglia, oppure un angolo della Chiesa di Santo Spirito perfettamente sezionato dalla luce. E ancora, suggestivo è il capitello corinzio dimenticato tra i rami avvolgenti di un albero nel vecchio cimitero ebraico, un frammento di sarcofago romano inserito nei muri del Battistero ed infine le formelle simmetriche dell’Accademia di Belle Arti.
Così il fotografo toscano, attraverso un uso magistrale del bianco e nero, rende drammatica ed esplicita ogni cosa, stimolando al tempo stesso una riflessione profonda e acuta. Le atmosfere sospese, a volte taglienti, danno vita a sensazioni contrastanti e la perfezione tecnica si fonde con tematiche più che mai attuali. Da menzionare ancora una scultura che rappresenta una danzatrice di marmo di gusto Neoclassico, immortalata in una posizione innaturale all’interno di una vetrina; nonché il gioco di riflessi che scaturisce dall’immagine di un putto dorato che si proietta dall’interno di un negozio d’antiquariato nel finestrino di un taxi. A complemento di una poetica legata alle singolari ricerche dell’artista è un portone scrostato e fatiscente in cui appare, lapidaria, la scritta “uscita di sicurezza”, quasi un’esortazione che invita ogni individuo a trovare la propria identità.
Biografia
Luciano Ricci nasce a Firenze nel 1929. Fin da giovane svolge l’attività di pittore, segnata dall’ incontro con Carlo Cardazzo, famoso gallerista e mercante d’arte contemporanea. La carriera artistica procede con ottimi risultati fino alla tragica alluvione del 1966 di Firenze che distrusse il suo studio e tutti i lavori al suo interno. Questa drammatica esperienza portò Luciano Ricci a lasciare la pittura per alcuni anni, spostando la sua passione sulla fotografia con cui racconta piccole storie per immagini affronta ora tematiche sociali e grandi inchieste attraverso una propria ricerca estetica e linguistica.
In collaborazione con il Prof. Milani Saporetti, fratello di Don Milani, effettua uno studio sui portatori di handicap; successivamente si occupa della Legge 180 e delle carceri.
Grazie alla sua fama internazionale, diventa il primo italiano a far parte del Fund of Concerned Photographer di New York. Ha collaborato con numerosi periodici tra cui: L’Espresso, Europeo, Terzo Occhio, Popolar Photography Italiana, Photo Monde, Photo 13, Nuova Fotografia, Camera Minolta Mirror; e con alcuni importanti registi tra cui: Luca Ronconi, Ugo Gregoretti, Federico Fellini e Mario Monicelli.
Nel 1978 assume la Cattedra di Fotografia alla John Drake University del Winsconsin e contemporaneamente il Comune di Firenze organizza “Documentiamo Firenze e la Toscana”, iniziativa che riscuote molto successo.
Per il Teatro Comunale di Firenze fotografa diversi allestimenti di opere e balletti fra cui: “Per la dolce memoria di quel giorno” su testi del Petrarca e musica di Luciano Berio, ”Orfeo ed Euridice” di C.W. Gluck per la regia di Luca Ronconi e la direzione di Riccardo Muti.
Fonda “Camera Equipe” ,gruppo di lavoro fotografico di impegno civile fra i più noti in Europa e nel 1982 dà vita a F:64, scuola di fotografia internazionale.
Tra le sue pubblicazioni: “Tuscania”, “ Favola per violino e giovane donna”, “Luciano Ricci Fotografie 1972-1991”.
Nel 1993 riprende a dipingere occupandosi anche di Computer Art.
Sue mostre si sono svolte in numerose città italiane e all’estero.
La rassegna, promossa dall’Assessorato alla Cultura, presenta una sessantina di fotografie in bianco e nero scattate tra il 1994 e il 1995, che rappresentano “l’atto d’amore” dell’artista fiorentino per la sua città.
Luciano Ricci ritrae frammenti di una Firenze inedita, lontana dai classici stereotipi della bella città da cartolina, immortalando invece, attraverso un processo di cristallina obbiettività, oggetti e situazioni spesso trascurate. Evita, come egli stesso afferma, «i monumenti insigni che di foto di ogni sorta son consumati», e si sofferma con sguardo critico sulla capitale del primo Rinascimento e sui suoi preziosi beni culturali.
La mostra si apre con due scritti: una lettera dell’artista e un componimento della poetessa Mariagrazia Carraroli dal titolo Speranza.
Così le opere esposte ritraggono la città toscana nei propri dettagli come testimonia l’antico tabernacolo in degrado circondato da bidoni della spazzatura; gli strumenti da lavoro appesi alle pareti di una bottega d’antiquariato, manichini femminili che emergono da lussuose vetrine; i lati oscuri di Palazzo Pitti, i muri imbrattati di chewingum oppure affrescati con immagini multietniche ed infine la Loggia dei Lanzi “deturpata” da vistose impalcature. Ma ciò che caratterizza l’opera di Ricci è la capacità a scoprire le contraddizioni del reale; nei suoi lavori, infatti, si possono trovare accostamenti paradossali, quasi stridenti che rivelano oltre ad un’ironia pungente, un profondo affetto per la sua città. Ecco allora la statua di Michelangelo che, sdegnata, rivolge lo sguardo ad un cartello posto alla base della statua stessa che recita: “divieto d’accesso ai non addetti ai lavori”.
Elemento costante della produzione di Ricci è la geometria, ereditata dalle sue esperienze pittoriche che, insieme ai giochi di luce, donano ai fotogrammi rigore estetico ed equilibrio formale. Ne sono esempio un antico muro che si fa filigrana e il sole che trasforma in oro il ferro arrugginito della maniglia, oppure un angolo della Chiesa di Santo Spirito perfettamente sezionato dalla luce. E ancora, suggestivo è il capitello corinzio dimenticato tra i rami avvolgenti di un albero nel vecchio cimitero ebraico, un frammento di sarcofago romano inserito nei muri del Battistero ed infine le formelle simmetriche dell’Accademia di Belle Arti.
Così il fotografo toscano, attraverso un uso magistrale del bianco e nero, rende drammatica ed esplicita ogni cosa, stimolando al tempo stesso una riflessione profonda e acuta. Le atmosfere sospese, a volte taglienti, danno vita a sensazioni contrastanti e la perfezione tecnica si fonde con tematiche più che mai attuali. Da menzionare ancora una scultura che rappresenta una danzatrice di marmo di gusto Neoclassico, immortalata in una posizione innaturale all’interno di una vetrina; nonché il gioco di riflessi che scaturisce dall’immagine di un putto dorato che si proietta dall’interno di un negozio d’antiquariato nel finestrino di un taxi. A complemento di una poetica legata alle singolari ricerche dell’artista è un portone scrostato e fatiscente in cui appare, lapidaria, la scritta “uscita di sicurezza”, quasi un’esortazione che invita ogni individuo a trovare la propria identità.
Biografia
Luciano Ricci nasce a Firenze nel 1929. Fin da giovane svolge l’attività di pittore, segnata dall’ incontro con Carlo Cardazzo, famoso gallerista e mercante d’arte contemporanea. La carriera artistica procede con ottimi risultati fino alla tragica alluvione del 1966 di Firenze che distrusse il suo studio e tutti i lavori al suo interno. Questa drammatica esperienza portò Luciano Ricci a lasciare la pittura per alcuni anni, spostando la sua passione sulla fotografia con cui racconta piccole storie per immagini affronta ora tematiche sociali e grandi inchieste attraverso una propria ricerca estetica e linguistica.
In collaborazione con il Prof. Milani Saporetti, fratello di Don Milani, effettua uno studio sui portatori di handicap; successivamente si occupa della Legge 180 e delle carceri.
Grazie alla sua fama internazionale, diventa il primo italiano a far parte del Fund of Concerned Photographer di New York. Ha collaborato con numerosi periodici tra cui: L’Espresso, Europeo, Terzo Occhio, Popolar Photography Italiana, Photo Monde, Photo 13, Nuova Fotografia, Camera Minolta Mirror; e con alcuni importanti registi tra cui: Luca Ronconi, Ugo Gregoretti, Federico Fellini e Mario Monicelli.
Nel 1978 assume la Cattedra di Fotografia alla John Drake University del Winsconsin e contemporaneamente il Comune di Firenze organizza “Documentiamo Firenze e la Toscana”, iniziativa che riscuote molto successo.
Per il Teatro Comunale di Firenze fotografa diversi allestimenti di opere e balletti fra cui: “Per la dolce memoria di quel giorno” su testi del Petrarca e musica di Luciano Berio, ”Orfeo ed Euridice” di C.W. Gluck per la regia di Luca Ronconi e la direzione di Riccardo Muti.
Fonda “Camera Equipe” ,gruppo di lavoro fotografico di impegno civile fra i più noti in Europa e nel 1982 dà vita a F:64, scuola di fotografia internazionale.
Tra le sue pubblicazioni: “Tuscania”, “ Favola per violino e giovane donna”, “Luciano Ricci Fotografie 1972-1991”.
Nel 1993 riprende a dipingere occupandosi anche di Computer Art.
Sue mostre si sono svolte in numerose città italiane e all’estero.
30
giugno 2004
Luciano Ricci – Firenze inedita
Dal 30 giugno al 31 luglio 2004
Location
SCUDERIE DI PALAZZO MORONI
Padova, Via VIII Febbraio, (Padova)
Padova, Via VIII Febbraio, (Padova)
Orario di apertura
feriale di Palazzo Moroni. Domenica chiuso
Vernissage
30 Giugno 2004, ORE 19, Cortile Pensile di Palazzo Moroni
Autore
Curatore