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Luigi Pastori – Il seme della vita
Antologica di Luigi Pastori
Comunicato stampa
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Sono circa cinquemila le opere di Luigi Pastori disperse tra collezioni private e musei italiani e stranieri.
E’ difficile concentrare una così poderosa produzione, una così instancabile dedizione all’arte in una mostra. Bisogna trarre il fior fiore e la sostanza più intima, il messaggio ripetuto incessantemente e con ostinazione dalla sua anima, quello tracciato con tutto il vigore che poteva il suo corpo prostrato dalla malattia. Con queste linee marcate ma mai aggressive, significativamente espressioniste, fauves (“Belve” in francese) addirittura, ha sempre circoscritto il suo universo nel corpo dell’uomo. Figure spesso nude, prive di connotazioni quali capelli, indumenti, sovrastrutture di vanità, incarnano l’umanità più pura, costruita di molteplici tinte sulla scorta dell’insegnamento di Derain e Matisse. Un intreccio complesso, quasi mai accattivante, ma sempre ricondotto all’armonia, alla profonda fusione tra uomo e natura, tra uomo e donna, all’abbraccio materno o d’appassionato amore. Così anche i paesaggi, spesso solitari ma mai desolati, sono costruiti da macchie di colore e da contrasti cromatici accesi, sono smerigliate rifrazioni della luce e del mondo, specchi di una vita che ha in sé bene e male, dolore e bellezza. Questa è la forza della sua arte: l’impercettibile fusione di opposti che conduce alla quiete.
Così, certi paesaggi rievocano immagini quali il “Talismano” di Serusier o le variopinte costruzioni cromatiche degli espressionisti tedeschi, il mondo dalle tinte smaltate e spirituali degli artisti di Murnau, Kandinskij in particolare. C’è in mostra un’inedita opera astratta di Pastori dentro la quale si manifesta – proprio come in Kandinskij – nell’accostamento di forme e colori, la struttura delle sue tele figurative.
Il nodo espressionista non è ancora sciolto nelle opere drammatiche degli anni ‘70, dai corpi larvali e deformati dalla sofferenza. Queste tele, insieme alla grande e più recente “Varsavia 1943”, ispirata a una celebre immagine fotografica, rappresentano l’eccezione e l’ingresso di un’amara consapevolezza in un mondo dove altrimenti regna la pietas, la “corrispondenza di amorosi sensi”, la famiglia, la solidità del lavoro della terra, la mansueta operosità dei buoi e – a contrasto - lo scarto libero, prorompente del cavallo a briglia sciolta nella luce.
Diversamente dal Blaue Reiter di Kandinskij, il cavaliere azzurro di Pastori è un contadino che trova il suo destino nella terra, nella natura, nella mano tesa del fratello (Il Samaritano). L’aspirazione celeste, impetuosa degli espressionisti nordici si fa agreste, umanistica, affine allo spirito virgiliano. Già questo si sentiva nelle prime figurine pastose realizzate sotto l’influenza di Latino Barilli, dove l’allievo Pastori aveva rivoltato le zolle e preparato la dimora per il seme della vita. Poi ha continuato a coltivare con l’arte la fiducia e la speranza nell’uomo, implicitamente assecondando le parole di Terenzio: “Sono uomo. Niente di ciò che è umano posso ritenere estraneo.”
La sua opera è un canto d’amore e di vita, dove ogni contrasto si risolve in un silenzioso abbraccio, in un’armonia meno panica di quella di Matisse e più domestica. Non meno vera.
Manuela Bartolotti
Luigi Pastori è nato a Parma nel 1931. Qui ha studiato col pittore Latino Barilli e con altri noti artisti di Parma (Tomasi, Oddone, Proferio Grossi). Ha quindi conseguito il diploma di “Maestro d’arte” presso l’Istituto Paolo Toschi. In seguito al suo trasferimento a Milano, ha frequentato la scuola di pittura di Augusto Colombo dal 1959 al 1966. Già dal 1959 ha partecipato a diverse mostre personali e collettive, nazionali e internazionali, tra cui la Biennale. Socio della Permanente e menzionato in alcuni importanti repertori artistici come il Comanducci, l’Archivio Storico degli artisti, il Dizionario di Arte Moderna della Mondadori, ha avuto lusinghiere critiche e attestazioni di stima da parte di critici come Dino Villani, pittori come Gentilini e Cagli, scrittori come Alfonso Gatto, poeti come Alda Merini, con la quale ha anche collaborato per una pubblicazione a tiratura limitata (Ed. Pulcinoelefante). Le sue opere sono presenti in collezioni private e pubbliche, all’Italia e all’estero (Comune di Milano, di Colorno, di Noceto, Pontificio Santuario della Beatissima Vergine del Rosario a Pompei, Museo Nazionale di Dakar in Senegal, ecc.). Ha vissuto e lavorato per lungo tempo a Milano con la sua famiglia e negli ultimi anni si era stabilito a Colorno, dove aveva fondato l’Associazione culturale “Art Colorno”, ora ribattezzata “Un Po d’arte”. E’ scomparso nel 2009.
La cura della sua opera è ora affidata ai familiari.
10
giugno 2010
Luigi Pastori – Il seme della vita
Dal 10 giugno al 10 luglio 2010
arte contemporanea
Location
PALAZZO GIORDANI
Parma, Stradone Martiri Della Libertà, 15, (Parma)
Parma, Stradone Martiri Della Libertà, 15, (Parma)
Orario di apertura
da lunedì a giovedì ore 8-18.30, venerdì ore 8-17
Vernissage
10 Giugno 2010, ore 18
Autore
Curatore