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Luigi Presicce – Ventidue perdoni
Luigi Presicce presenta un nuovo ciclo di opere pittoriche e scultoree
Comunicato stampa
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Per la sua prima mostra personale da Antonio Colombo, Luigi Presicce presenta un nuovo ciclo di opere pittoriche e scultoree. Partendo dalla riscoperta delle proprie radici culturali, l’artista ha seguito, per affinità e sillogismi, un percorso conoscitivo attraverso l’antropologia, lo studio delle religioni primitive e della mitologia occidentale.
Nella mostra l’atmosfera è sospesa: tutto si preannuncia, ma niente accade o forse è già accaduto. I personaggi raffigurati nelle tele di Presicce non esistono in nessun luogo al mondo, sono sagome inguainate, forse santi, uomini vestiti di pellicce o penne d’uccello che poco hanno dell’umano e tanto invece dell’animale. L’animalità segna per l’artista il punto di contatto tra la conoscenza terrena e quella spirituale, unite simbolicamente nei due assi orizzontale e verticale della croce. Le opere si configurano come dei complessi collages di simboli mutuati dall’ iconografia cristiana, dai culti primitivi e dai rituali arcaici. La reiterazione, intesa come pratica in grado di avvicinare l’umano al divino (che può essere ritrovata nei mantra tibetani , nella musica tribale e nella danza liberatoria della taranta) è il fulcro delle opere scultoree di Presicce. Come il nido a misura d’uomo –più di due metri di diametro- che l’artista ha costruito utilizzando rami raccolti e accumulati nel tempo, o “La danza del cervo”, in origine un semplice ramo che grazie alla ripetuta azione dell’artista si è trasformato in un prezioso corno-ex voto. Ventidue perdoni, l’opera che dà il titolo alla mostra, è anche quella che idealmente la chiude: ventidue corone di spine indossate dagli incappucciati nel corso di una processione dei Misteri tornano a essere un cespuglio di rovi , non più simbolo di sofferenza ma di perdono e quindi rinascita.
Nella mostra l’atmosfera è sospesa: tutto si preannuncia, ma niente accade o forse è già accaduto. I personaggi raffigurati nelle tele di Presicce non esistono in nessun luogo al mondo, sono sagome inguainate, forse santi, uomini vestiti di pellicce o penne d’uccello che poco hanno dell’umano e tanto invece dell’animale. L’animalità segna per l’artista il punto di contatto tra la conoscenza terrena e quella spirituale, unite simbolicamente nei due assi orizzontale e verticale della croce. Le opere si configurano come dei complessi collages di simboli mutuati dall’ iconografia cristiana, dai culti primitivi e dai rituali arcaici. La reiterazione, intesa come pratica in grado di avvicinare l’umano al divino (che può essere ritrovata nei mantra tibetani , nella musica tribale e nella danza liberatoria della taranta) è il fulcro delle opere scultoree di Presicce. Come il nido a misura d’uomo –più di due metri di diametro- che l’artista ha costruito utilizzando rami raccolti e accumulati nel tempo, o “La danza del cervo”, in origine un semplice ramo che grazie alla ripetuta azione dell’artista si è trasformato in un prezioso corno-ex voto. Ventidue perdoni, l’opera che dà il titolo alla mostra, è anche quella che idealmente la chiude: ventidue corone di spine indossate dagli incappucciati nel corso di una processione dei Misteri tornano a essere un cespuglio di rovi , non più simbolo di sofferenza ma di perdono e quindi rinascita.
22
settembre 2006
Luigi Presicce – Ventidue perdoni
Dal 22 settembre al 03 novembre 2006
giovane arte
Location
ANTONIO COLOMBO ARTE CONTEMPORANEA
Milano, Via Solferino, 44, (Milano)
Milano, Via Solferino, 44, (Milano)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 16-19.30
aperto anche il 23-24 settembre
Vernissage
22 Settembre 2006, ore 18.30
Autore