Nel 1958 Luigi Spacal (1907-2000) vinceva il Gran premio internazionale “per un disegnatore o incisore” alla Biennale di Venezia. Presentava otto opere xilografiche dedicate al Carso, la sua terra d’origine, “drammatica e favolosa” , come egli la definì e come lui sospesa in un’aura dalla complessa dimensione sovraconfinaria. Con il premio della Biennale l’artista precisava all’interno di uno specifico tecnico la sua creatività e si inseriva a pieno titolo nelle vette artistiche legate alla grafica d’arte, divenendone riconosciuto innovatore sia dal punto di vista tecnico che ideativo. Ma il maestro non fu solo incisore e l’ipotesi della mostra fonda sulla rivisitazione di uno Spacal plurale nell’uso dei mezzi e delle tecniche, sapientemente piegate alla personali esigenze creative nell’intero arco dei suoi sessant’anni di ricerca.

Le premesse muovono dalla stessa biografia dell’autore, figlio di scalpellino e quindi confidenziale conoscitore della pietra quanto del marmo. I suoi esordi sono disegnativi e pittorici, ma il mosaico, l’arazzo, il tappeto, la lavorazione del vetro, l’affresco, la scultura, sono tecniche che egli fece proprie con quella naturale inclinazione alla materia, che costituisce una delle caratteristiche salienti della sua figura artistica.

A 100 anni dalla nascita del maestro carsico, la Regione Friuli Venezia Giulia (con il sostegno di BBC di Manzano ed Comune di Manzano) ha avviato una serie di iniziative volte allo studio, alla valorizzazione e diffusione dell’operato del maestro. Spacal. Le forme dell’Arte costituisce l’evento di chiusura della programmazione per il centenario. In mostra molti inediti ricostruiscono un percorso inserito in una più corretta e articolata prospettiva storico-critica ed evidenziano la molteplicità del fare di questa complesso e interessante maestro del Novecento italiano.