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Luigi Vollaro – Troni e trofei
In mostra una selezione di sculture, in rame e in piombo, e disegni realizzati dall’artista campano tra la fine degli anni Novante e il 2019
Comunicato stampa
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La mostra “LUIGI VOLLARO Troni e trofei”, curata da Ferdinando Creta e promossa dal Comune di Paduli, dall’Associazione Culturale “ArtFrementi” con il patrocinio del Museo ARCOS di Benevento, propone una selezione di sculture, in rame e in piombo, di disegni realizzate dall’artista campano tra la fine degli anni Novante e il 2019.
“Con questa mostra – evidenzia Ferdinando Creta, curatore della mostra – rendiamo omaggio ad una dei più singolari scultori campani di questi ultimi quarant’anni. Singolare, innanzi tutto, per il suo continuo interesse verso un repertorio ampio di materie, direi, primarie: la cartapesta, la terracotta, il legno, il piombo, il rame tutte, però, sottoposte ad un rigoroso controllo del disegno. Quest’ultimo non inteso come schizzo preliminare, progetto bensì quale esercizio di una prefigurazione della forma, come processo autonomo, così come è stato, per lungo tempo l’esperienza dell’incisione”.
“C’è un’opera di Luigi Vollaro che, in particolare – scrive Massimo Bignardi -, penso abbia fatto da spartiacque nella sua cinquantennale attività di scultore. Si tratta di Ex voto realizzata nel 1996, ossia una grande parete animata da trentaquattro elementi di varie dimensioni, in piombo, legno e cera che in quell’anno avevo visto montata nel suo studio, per poi rivederla, con un allestimento più scenografico, in occasione della mostra alla galleria Spazio temporaneo a Milano. Essa segnava un momento di confronto che l’artista cercava di instaurare con lo spazio, lasciando la tridimensionalità statuaria, avviata con la serie dei “guerrieri” nei primissimi anni Novanta, ma anche degli “artigli” dalla quale Ex voto prende spunto. Da quella data la sua scultura si era concentrata a modellare corpi plastici, ancora rigorosamente in piombo, pensati per lo spazio: così sarà per Angeli ribelli, realizzata tra il 1996 e il 1997, o per La città sale, della fine di quel decennio ed esposta, più tardi, alla rassegna “Scultura Internazionale ad Agliè” tenutasi nel 2004. Quello che mi colpì di Ex voto, era ed è la vicinanza al dettato di alcune opere realizzate, tra 1962 e il 1963 da Augusto Perez, suo maestro, sul finire del decennio, presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli: in mente ritornavano le forme essenziali enunciate dalla serie “Trofei”, con la quale Perez rivedeva il suo ‘colloquio’ con il mondo classico, segnato dalla sofferta ‘relazione’ con la materia che tratteneva le impronte, gli sfilacciamenti quali tracce di un profondo scavo nella propria esistenza. Luigi non prelevava tali aspetti, anche se, del ricorso di impronte o di segni incisi nel corpo della materia, aveva già dato prova nella lunga serie di sculture in terracotta degli anni Ottanta. Le sue attenzioni guardavano alla struttura della forma, all’intrinseco lessico classico inteso non più come “modello immutabile”, bensì quale cifra di un’identità con il proprio presente.
Oggi, con questa mostra, l’artista cerca di collegare tale momento con le esperienze recenti, soprattutto con le opere che danno vita, sul piano della fertilità immaginativa, al ricchissimo ciclo dei “Troni”: piccole sculture in rame alle quali Vollaro lavora, spingendo in avanti l’idea di modellazione della materia per moduli.”
“Con questa mostra – evidenzia Ferdinando Creta, curatore della mostra – rendiamo omaggio ad una dei più singolari scultori campani di questi ultimi quarant’anni. Singolare, innanzi tutto, per il suo continuo interesse verso un repertorio ampio di materie, direi, primarie: la cartapesta, la terracotta, il legno, il piombo, il rame tutte, però, sottoposte ad un rigoroso controllo del disegno. Quest’ultimo non inteso come schizzo preliminare, progetto bensì quale esercizio di una prefigurazione della forma, come processo autonomo, così come è stato, per lungo tempo l’esperienza dell’incisione”.
“C’è un’opera di Luigi Vollaro che, in particolare – scrive Massimo Bignardi -, penso abbia fatto da spartiacque nella sua cinquantennale attività di scultore. Si tratta di Ex voto realizzata nel 1996, ossia una grande parete animata da trentaquattro elementi di varie dimensioni, in piombo, legno e cera che in quell’anno avevo visto montata nel suo studio, per poi rivederla, con un allestimento più scenografico, in occasione della mostra alla galleria Spazio temporaneo a Milano. Essa segnava un momento di confronto che l’artista cercava di instaurare con lo spazio, lasciando la tridimensionalità statuaria, avviata con la serie dei “guerrieri” nei primissimi anni Novanta, ma anche degli “artigli” dalla quale Ex voto prende spunto. Da quella data la sua scultura si era concentrata a modellare corpi plastici, ancora rigorosamente in piombo, pensati per lo spazio: così sarà per Angeli ribelli, realizzata tra il 1996 e il 1997, o per La città sale, della fine di quel decennio ed esposta, più tardi, alla rassegna “Scultura Internazionale ad Agliè” tenutasi nel 2004. Quello che mi colpì di Ex voto, era ed è la vicinanza al dettato di alcune opere realizzate, tra 1962 e il 1963 da Augusto Perez, suo maestro, sul finire del decennio, presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli: in mente ritornavano le forme essenziali enunciate dalla serie “Trofei”, con la quale Perez rivedeva il suo ‘colloquio’ con il mondo classico, segnato dalla sofferta ‘relazione’ con la materia che tratteneva le impronte, gli sfilacciamenti quali tracce di un profondo scavo nella propria esistenza. Luigi non prelevava tali aspetti, anche se, del ricorso di impronte o di segni incisi nel corpo della materia, aveva già dato prova nella lunga serie di sculture in terracotta degli anni Ottanta. Le sue attenzioni guardavano alla struttura della forma, all’intrinseco lessico classico inteso non più come “modello immutabile”, bensì quale cifra di un’identità con il proprio presente.
Oggi, con questa mostra, l’artista cerca di collegare tale momento con le esperienze recenti, soprattutto con le opere che danno vita, sul piano della fertilità immaginativa, al ricchissimo ciclo dei “Troni”: piccole sculture in rame alle quali Vollaro lavora, spingendo in avanti l’idea di modellazione della materia per moduli.”
12
luglio 2019
Luigi Vollaro – Troni e trofei
Dal 12 luglio al 30 agosto 2019
arte contemporanea
Location
PALAZZO DUCALE
Paduli, - , (Benevento)
Paduli, - , (Benevento)
Orario di apertura
martedì / domenica dalle ore 9,00 alle 13,00 e dalle ore 15,00 alle 18,30
lunedì chiuso
Vernissage
12 Luglio 2019, ore 18.30
Autore
Curatore