“L’Arte rivela aspetti, a volte, poco visibili del nostro tempo e può essere d’ausilio per riconoscere una parte nascosta delle persone e delle cose”.

Appuntamento quindi con MADJOYCE rassegna d’arte contemporanea a cura di Fabio D’Achille, con l’artista Paulina Slebodzinska, mentre prosegue al MAD-FRIULI l’esposizione delle opere di Marzio Massaro fino al 19 giugno.

I precedenti appuntamenti con Sergio Ban, Ersilia Sarrecchia, Alessandro Reale, Nicoletta Piazza e Antonino Casarin hanno aperto ogni mese una serie di mostre personali, nei saloni della Villa dell’Associazione “James Joyce” di Via Nazario Sauro a Latina. Andrea Palombo e Sandra Capozzi ospitano MAD nel suggestivo edificio di Fondazione. L’Arte Contemporanea in questa originale cornice fa “assaggiare” l’atmosfera di questa rassegna d’arte entrando in questi spazi rinnovati e recuperati proprio nel centro storico della Città, ed ora con il sopraggiungere dell’estate si potranno iniziare a “gustare” anche gli spazi artistici all’aperto .

Venerdì 30 maggio alle ore 18,30 incontro sul tema “L’astratto, l’informale e l’inconscio” e presentazione dell’artista a cura di Vincenzo SCOZZARELLA. Degustazione proposta dal Risto-Joyce alle ore 19,30 e musica a cura di “Nablium” con il piano-jazz di Simone Scifoni, l’appuntamento con la musica realizza la formula di MAD: “fruire l’arte, degustando immersi nell’ascolto”.


Le opere di Paulina SLEBODZINSKA, nata il 14 maggio del ‘77 a Wroclaw in Polonia, saranno in mostra fino al 25 giugno. Come afferma in un testo critico Vincenzo Scozzarella: “Paulina opera al confine tra l’astratto e l’informale, in un mondo che esclude ogni forma tradizionale di rappresentazione, dove il colore è un’avventura del desiderio, prima ancora della vista. Qui l’artista- che non utilizza pennelli, ma realizza una sorta di dripping sulla tela- crea una verità fatta di linee essenziali, dove i segni sono immagini virtuose che si susseguono come un gioco ardito, in cui il margine di casualità è minimo: lei sceglie i colori, ne dosa la quantità, determina con i propri gesti le forme che faranno colando dall’alto sulla tela. In questi dipinti c’è tutta la sua anima. L’opera non è il fine, il risultato di un’esperienza: è piuttosto l’inizio di un viaggio, una metafora dell’altrove.”