In occasione del centenario della rivoluzione messicana Photology presenta il lavoro di Manuel Alvarez Bravo (Mexico City 1902-2002), maestro della fotografia messicana del ventesimo secolo che con le sue immagini ha sancito il passaggio della civiltà messicana da dittatoriale a post-zapatista.

La Rivoluzione messicana è stata la prima grande rivolta sociale del mondo moderno; nata come movimento politico teso all'instaurazione di una vera democrazia, aspirava al coinvolgimento dei contadini nella spartizione e nello sfruttamento delle terre. La vertiginosa modernizzazione del paese, prodotta dalla dittatura di Porfirio Diaz (1876-1911) si era infatti fondata sulla continua espansione delle grandi proprietà terriere ed aveva obbligato migliaia di contadini a convertirsi in peones, salariati senza alcun potere, o a emigrare nelle città alla ricerca di miseri impieghi. Le profonde differenze di classe che si andarono sempre più accentuando, così come l'impossibilità da parte del ceto contadino di ottenere dal governo qualsiasi forma di compensazione politica, generarono lo scatenarsi di una guerra cruenta conclusasi solo nel 1920.

La mostra riunisce una selezione di opere fotografiche originali che rappresentano i lavori essenziali di Alvarez Bravo, autore che dalla Rivoluzione messicana è riuscito a trarre differenti livelli di lettura, regalandoci diversi esempi di interpretazione "estetica".

Un prodotto dello sguardo individuale che molti dei fotografi di quel periodo hanno arricchito con una visione storico-politica, elaborata da una nuova cultura foto-artistica che in quegli anni trova fondamento nel modernismo di Kertesz, Strand, Weston, Modotti e Cartier-Bresson.

Le fotografie in mostra sono provenienti da gallerie e collezioni private americane ed europee. Le opere, tutte realizzate tra gli anni 20 e gli anni 70, sono state stampate da Bravo in vita e sono tutte firmate.