Sono personalmente molto felice che Marco ritorni ad esporre le sue opere per la seconda volta a Ruga Rialto.
Le sue tele sono state l’inizio di questa avventura, due anni fa, grandi opere piene di ironia e sensualità, che ritroveremo in questa esposizione “Imitatio Christi” con una novità importante, l’apparizione di alcune fotografie fatte sempre da Marco, esperimenti emozionanti.
Quella che da titolo alla mostra è una fotografia tridimensionale molto affascinante, che cattura lo sguardo, come d’altra parte le grandi tele, che con un tocco di sarcasmo, ci mostrano la nostra società, curiosa non nel senso positivo di ambiziosa di conoscenza, ma curiosa di trovare la pecca delle situazioni, le facce beffarde guardano e “compiangono” questo Cristo morto sulla spiaggia, tra donne piangenti e urlanti in bikini, degrado sull’arena e bagnanti attoniti davanti a questa deposizione.
Il “Compianto sul Cristo morto” ci porta a ripercorrere molte tele, conosciute o meno della storia dell’arte, affascinati opere di Giotto, o di Botticelli portano il nostro spirito a patire con gli spettatori di quella scena religiosa, in questo caso non è la compassione latina il sentimento provato, ma oserei dire che è quasi il disgusto, il disgusto per una tale ferocia.
Ferocia che si può vedere, toccare, sentire ogni giorno della nostra esistenza, ferocia che è tangibile in molti comportamenti, in molte parole, ecco perché questo compianto moderno ha uno stile particolarissimo e la sua forma geometrica ascende al cielo, al cielo moderno, al nostro cielo, e si scontra su di un aereo pubblicitario.
Temi forti sui quali riflettere e spero che il tema forte di questa nuova mostra possa dare motivo di espressione e di memento.