Sara' forse per quel suo cognome che prelude a culture lontane e filosofie orientali, ma Marco Zen e' sicuramente un giovane artista emergente a cui interessa soprattutto l’aspetto progettuale, concettuale - e in parte anche spirituale - piu' che espressamente materiale e manuale del fare Arte. Con questo suo corpo di lavoro Ombre - realta' inversa - realta' negativa cerca di dar vita a oggetti, persone, forme e materiali che, interagendo in simbiosi con la luce, diventano ombra. E, proprio sotto queste nuove sembianze, si rivelano a noi attraverso una nuova identita' trasfigurata ma originale in quanto auto-genetica. Questo percorso nasce dalla necessita' dell’autore di trovare un alter-ego alla propria presenza nel mondo e lo fa osservando le ombre, che sono proprio una proiezione di qualcosa di già esistente ma che continua a trasformarsi dando luogo a nuove presenze e a nuove immagini.
La fotografia e' per Marco Zen, come per chiunque in fondo utilizzi questo mezzo come strumento di ricerca artistica, un modo per partecipare alla nascita di qualcosa di personale e allo stesso tempo universale. Cosi' come l’atto del vedere e' un atto di selezione della realta' per creare altre visioni. E quella di Zen e' una metafora della vita che lui sta indagando e a cui, con grande sensibilita', si relaziona sapendo che essa continuamente ci da e si riprende qualcosa, ci riempie e ci svuota in un attimo. (...)
estratto dal testo critico di Mauro Fiorese