Tema caro alla Galli che qualche mese fa ha esposto in uno spazio milanese dei lavori incentrati sul Canzoniere della morte, opera poetica del salentino Salvatore Toma, nei cui versi struggenti e dolorosi si celebra la terra, l¹odore dei nidi, l¹aria di primavera che Toma vorrebbe imbottigliare come un Piero Manzoni della poesia. E purtuttavia è presente una forte tensione alla morte, che Toma si sarebbe procurato nel 1987. Su questo doppio registro la Galli ha lavorato con grande sensibilità. Anche nelle opere presentate in San Fedele il tema del passaggio, della soglia tra vita e morte è testimoniato dall¹attenzione per l¹elemento della scrittura che già per gli antichi era un segno di permanenza nel tempo. La mostra presenta dei codici-oggetti, nei quali protagonista è la scrittura, intesa come elemento portante di una ricerca raffinata e complessa. I suoi lavori sono sindoni, palinsesti, stratificazioni della memoria. E quindi glosse, note a margine dove il dettaglio si fa fuoco della visione, punto nodale.
Maria Cristina Galli insegna ormai da diversi anni ³Anatomia Artistica² all¹Accademia di Brera. L¹indicazione non è solo una curiosità biografica, bensì un elemento portante del suo porsi di fronte allo spazio e alle cose. Nel suo lavoro, infatti, una posizione preminente è occupata dal disegno, esercizio quotidiano in cui il corpo umano è protagonista di spicco. La sua è una ricerca sull¹uomo e sui suoi valori, sulla sua storia più intima dove morte e vita si incontrano continuamente.