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Maria Grazia Oppo – Acqua. Simulazione_Artificialità_Duplicazione
Dal connubio tra natura e artificio nasce un’installazione di grande impatto scenografico, realizzata con materiale plastico di recupero accompagnato da corsi e specchi d’acqua, che snodandosi tra le sale del museo raggiunge il suo culmine nella cascata dello spazio all’aperto.
Comunicato stampa
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Sabato 19 giugno, alle ore 18.30, presso il Museo Civico Archeologico Genna Maria di Villanovaforru, sarà inaugurata la mostra di Maria Grazia Oppo dal titolo “Acqua. Simulazione_Artificialità_Duplicazione” a cura di Roberta Vanali. Dal connubio tra natura e artificio nasce un’installazione di grande impatto scenografico, realizzata con materiale plastico di recupero accompagnato da corsi e specchi d’acqua, che snodandosi tra le sale del museo raggiunge il suo culmine nella cascata dello spazio all’aperto. L’acqua diviene il pretesto per sviscerare simbologie arcaiche mentre la plastica, in origine scrigno della preziosa fonte, diviene materiale di scarto ricontestualizzato offrendo una profonda riflessione sul riciclaggio in quanto espressione della memoria urbana contemporanea. Ad accompagnare l’opera il video “Acqua” di Maria Paola Falqui.
“Acqua. Principio unificatore di tutte le realtà, elemento plasmante dell’universo, secondo Talete l’arkè di tutte le cose. Signora incontrastata della natura; Grande Madre generatrice; Colei che tutto circonda, tutto circoscrive e scorre secondo il mito omerico di Oceano, progenitore di dei e uomini, nel quale principio e fine convergono. Unità primordiale che perduti i significati cosmologici si trasfigura assumendo connotazioni ambivalenti. Maria Grazia Oppo coglie l’ambiguità di questo elemento vitale atavico per una profonda riflessione sul rapporto tra manualità e tecnologia, tra natura e artificio.
In contrapposizione alla concezione di Benjamin secondo il quale l’opera d’arte contaminata da tecniche di riproduzione rinuncia all’aura sacrale, Maria Grazia Oppo rifiuta l’idea di tecnologia come limite dell’atto creativo e suggerisce un’armonica fusione tesa a sviscerare significati antitetici relativi alla simbologia dell’acqua, determinandone la coesistenza e allo stesso tempo svelandone gli aspetti drammatici intrinsechi.
Compressa nelle tubature, fatta precipitare per produrre energia, codificata a fini terapeutici, l’acqua non ha mai perduto la molteciplità di metafore esistenziali evocatrici di paure arcaiche individuabili nell’oblio delle acque del Lete o nell’estremizzazione del diluvio che travolgendo il genere umano incarna l’esempio più eclatante di purificazione. La complessa progettazione concettuale, mai casuale per l’artista, attinge dal movimento dadaista l’arte del riciclaggio e della trasformazione per giungere ad un appropriato equilibrio tra artificialità e natura. Muovendo dalla tecnologia, in quanto espressione estetica dell’era contemporanea, l’artista simula la realtà manipolando l’elemento plastico, in origine scrigno della preziosa fonte di vita, confermando l’idea di Bertold Brecht secondo il quale l’arte non è uno specchio con cui riflettere la realtà ma un martello con cui darle forma. Avanzi della società industriale impreziositi dall’impulso creativo, oggetti effimeri voluti dalla società dei consumi ed irrimediabilmente scartati, rifiuti ricontestualizzati, manipolati ed assemblati assumono una valenza profondamente lirica offrendo un’attenta riflessione sulla memoria urbana.
Espressione di una profonda crisi sociale e della conseguente alterazione della natura, l’intervento concettuale di Maria Grazia Oppo, al contempo poetico e tragico, affonda le radici nell’emergenza sociale di una terra vittima della siccità. Rigenerazione, purificazione, trasformazione ma anche salvaguardia del patrimonio collettivo dell’umanità - il cui aspetto simbolico è comune a tutte le culture universali - della risorsa primaria dell’ecosistema terra che sottoposta a leggi di mercato rischia di concretizzarsi come negazione della vita stessa.” (Roberta Vanali - da presentazione in catalogo)
“Acqua. Principio unificatore di tutte le realtà, elemento plasmante dell’universo, secondo Talete l’arkè di tutte le cose. Signora incontrastata della natura; Grande Madre generatrice; Colei che tutto circonda, tutto circoscrive e scorre secondo il mito omerico di Oceano, progenitore di dei e uomini, nel quale principio e fine convergono. Unità primordiale che perduti i significati cosmologici si trasfigura assumendo connotazioni ambivalenti. Maria Grazia Oppo coglie l’ambiguità di questo elemento vitale atavico per una profonda riflessione sul rapporto tra manualità e tecnologia, tra natura e artificio.
In contrapposizione alla concezione di Benjamin secondo il quale l’opera d’arte contaminata da tecniche di riproduzione rinuncia all’aura sacrale, Maria Grazia Oppo rifiuta l’idea di tecnologia come limite dell’atto creativo e suggerisce un’armonica fusione tesa a sviscerare significati antitetici relativi alla simbologia dell’acqua, determinandone la coesistenza e allo stesso tempo svelandone gli aspetti drammatici intrinsechi.
Compressa nelle tubature, fatta precipitare per produrre energia, codificata a fini terapeutici, l’acqua non ha mai perduto la molteciplità di metafore esistenziali evocatrici di paure arcaiche individuabili nell’oblio delle acque del Lete o nell’estremizzazione del diluvio che travolgendo il genere umano incarna l’esempio più eclatante di purificazione. La complessa progettazione concettuale, mai casuale per l’artista, attinge dal movimento dadaista l’arte del riciclaggio e della trasformazione per giungere ad un appropriato equilibrio tra artificialità e natura. Muovendo dalla tecnologia, in quanto espressione estetica dell’era contemporanea, l’artista simula la realtà manipolando l’elemento plastico, in origine scrigno della preziosa fonte di vita, confermando l’idea di Bertold Brecht secondo il quale l’arte non è uno specchio con cui riflettere la realtà ma un martello con cui darle forma. Avanzi della società industriale impreziositi dall’impulso creativo, oggetti effimeri voluti dalla società dei consumi ed irrimediabilmente scartati, rifiuti ricontestualizzati, manipolati ed assemblati assumono una valenza profondamente lirica offrendo un’attenta riflessione sulla memoria urbana.
Espressione di una profonda crisi sociale e della conseguente alterazione della natura, l’intervento concettuale di Maria Grazia Oppo, al contempo poetico e tragico, affonda le radici nell’emergenza sociale di una terra vittima della siccità. Rigenerazione, purificazione, trasformazione ma anche salvaguardia del patrimonio collettivo dell’umanità - il cui aspetto simbolico è comune a tutte le culture universali - della risorsa primaria dell’ecosistema terra che sottoposta a leggi di mercato rischia di concretizzarsi come negazione della vita stessa.” (Roberta Vanali - da presentazione in catalogo)
19
giugno 2004
Maria Grazia Oppo – Acqua. Simulazione_Artificialità_Duplicazione
Dal 19 giugno al 21 luglio 2004
arte contemporanea
Location
MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO DI GENNA MARIA
Villanovaforru, Piazza Costituzione, 4, (CAGLIARI)
Villanovaforru, Piazza Costituzione, 4, (CAGLIARI)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica
dalle 9.30 alle 13 e dalle 15.30 alle 18
Curatore