La mostra immaginata per far incrociare l’azione creativa, molteplice dei vari linguaggi tecnologi, e modalità proprie della tradizione, nelle originali forme di scultura e dei libri d’artista misura un grado alto nell’interazione tra differenti esperienze, e nei modi che intersecano non pochi elementi: visuali e pittorici.


Naturalmente la scelta delle opere guarda sì alle differenze ma, allo stesso modo, alla visione unica del percorso, che mette in relazione lacerti figurali, ibride metamorfosi, monocromie aggettanti, iperrealismi cyborg, pitture digitali.


Con ciò l’artista intende mostrare che la sua ricerca, ormai intrapresa da molti anni, articola al viraggio ibrido della trasposizione: dal computer al plotter, e dal video alle successive contaminazioni virtuali nei film.



Le vicendevoli visioni, e di risonanza cromatica, introducono un nuovo quanto suggestivo punto di osservazione sulla presenza di un rigenerato afflato poetico in quei lavori esponenziati da un primo cristallino pixel al riverbero luminoso nella successiva effettuale proiezione.



L’ insieme portato alla fruizione del pubblico - ad incrociare vis a vis esperienze e linguaggi più generativi di percezione ottica e spaesamento - disvela varianti concettuali: “il frutto della mente” così definito soprattutto in relazione a ciò che noi pensiamo possa accadere in quel (suo) immaginale e virtuale iperspazio. Dino Del Vecchio