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Mario Schifano – Sand and glue
La galleria C+N Canepaneri presenta Sand and glue, monografica dedicata a Mario Schifano (Homs, Libia, 1934-Roma, 1998). La selezione, comprendente una quindicina di lavori, abbraccia l’intera carriera dell’artista.
Comunicato stampa
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La galleria C+N Canepaneri è lieta di presentare Sand and glue, monografica dedicata a Mario Schifano (Homs, Libia, 1934-Roma, 1998). La selezione, comprendente una quindicina di lavori, abbraccia l'intera carriera dell'artista, caratterizzata da un vulcanico eclettismo ma allo stesso tempo da una ferrea coerenza.
“Sand and glue”, sabbia e colla: con questa immagine David Bowie definì in una sua canzone la voce di Bob Dylan. Un binomio che si può applicare anche a un altro grande “anarchico” come Schifano. La colla è concretamente presente nelle opere su carta da pacchi applicata su tela del primo periodo, e poi si ritrova simbolicamente in tutte le fasi successive, quando il dipinto coincide idealmente con il formato del manifesto pubblicitario. La sabbia è invece il materiale d'elezione degli ultimi anni, quando Schifano applica materialmente la sabbia sulla tela o la evoca dipingendola.
Tra questi due estremi si colloca una lunga serie di invenzioni, di corsi e ricorsi tra temi iconografici e stili, che la mostra testimonia puntualmente.
Da un Monocromo blu del 1961, esempio della fase più radicale dell'artista, si passa agli Orizzonti e alle Pianure, in cui soggetti “classici” vengono declinati in chiave massmediatica – il taglio dell'immagine richiama già lo schermo televisivo. Un elemento, quest'ultimo, che ritorna concretamente nel Senza titolo e in Galassia degli anni Settanta, esempi precoci del ciclo di frame dal piccolo schermo che si svilupperà definitivamente negli anni Ottanta.
Le citazioni della storia dell'arte - libere, ironiche, eppure a loro modo rispettose - sono presenti in opere come Futurismo rivisitato degli anni Settanta. E l'ispirazione futurista torna in modo più indiretto in un'opera come Suicidio (1986), che sembra riprendere gli Stati d'animo boccioniani, e anche nella Veduta dello stesso anno.
Esso (anni Settanta) è un esempio paradigmatico della stagione più propriamente pop di Schifano, con il campionario di simboli della società di massa che assume centralità assoluta. Un'estetica che trova un compimento raffinatissimo nel Senza titolo di fine anni Settanta, in cui la linearità del Pop sfiora accenti astratti e paradossalmente lirici.
L'altro grande filone è quello della pittoricità debordante, caratterizzata da un'esplosione progressiva del colore che porta fino all'Espressionismo sui generis degli ultimi anni. Parzialmente anticipato da opere come la Grande scultura nel paesaggio del 1970 e l'Oasi del 1967, questo stile esplode in opere come nel Senza titolo del 1986 e in quello del 1996. In quest'ultimo dipinto, una pennellata che richiama quella di Monet ma la rivoluziona dall'interno, invade ogni spazio dell'opera, fino alla cornice.
“Sand and glue”, sabbia e colla: con questa immagine David Bowie definì in una sua canzone la voce di Bob Dylan. Un binomio che si può applicare anche a un altro grande “anarchico” come Schifano. La colla è concretamente presente nelle opere su carta da pacchi applicata su tela del primo periodo, e poi si ritrova simbolicamente in tutte le fasi successive, quando il dipinto coincide idealmente con il formato del manifesto pubblicitario. La sabbia è invece il materiale d'elezione degli ultimi anni, quando Schifano applica materialmente la sabbia sulla tela o la evoca dipingendola.
Tra questi due estremi si colloca una lunga serie di invenzioni, di corsi e ricorsi tra temi iconografici e stili, che la mostra testimonia puntualmente.
Da un Monocromo blu del 1961, esempio della fase più radicale dell'artista, si passa agli Orizzonti e alle Pianure, in cui soggetti “classici” vengono declinati in chiave massmediatica – il taglio dell'immagine richiama già lo schermo televisivo. Un elemento, quest'ultimo, che ritorna concretamente nel Senza titolo e in Galassia degli anni Settanta, esempi precoci del ciclo di frame dal piccolo schermo che si svilupperà definitivamente negli anni Ottanta.
Le citazioni della storia dell'arte - libere, ironiche, eppure a loro modo rispettose - sono presenti in opere come Futurismo rivisitato degli anni Settanta. E l'ispirazione futurista torna in modo più indiretto in un'opera come Suicidio (1986), che sembra riprendere gli Stati d'animo boccioniani, e anche nella Veduta dello stesso anno.
Esso (anni Settanta) è un esempio paradigmatico della stagione più propriamente pop di Schifano, con il campionario di simboli della società di massa che assume centralità assoluta. Un'estetica che trova un compimento raffinatissimo nel Senza titolo di fine anni Settanta, in cui la linearità del Pop sfiora accenti astratti e paradossalmente lirici.
L'altro grande filone è quello della pittoricità debordante, caratterizzata da un'esplosione progressiva del colore che porta fino all'Espressionismo sui generis degli ultimi anni. Parzialmente anticipato da opere come la Grande scultura nel paesaggio del 1970 e l'Oasi del 1967, questo stile esplode in opere come nel Senza titolo del 1986 e in quello del 1996. In quest'ultimo dipinto, una pennellata che richiama quella di Monet ma la rivoluziona dall'interno, invade ogni spazio dell'opera, fino alla cornice.
13
aprile 2018
Mario Schifano – Sand and glue
Dal 13 aprile al 25 maggio 2018
arte moderna e contemporanea
Location
C+N CANEPANERI
Milano, Foro Buonaparte, 48, (Milano)
Milano, Foro Buonaparte, 48, (Milano)
Orario di apertura
lunedì-venerdì: 10.00 - 13/14.30 - 18.30
sabato su appuntamento
Vernissage
13 Aprile 2018, h 18.30
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