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Martino Gerevini / Renato Laffranchi – Il cantico delle creature
mostra doppia personale
Comunicato stampa
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Geometria che, più che della certezza, si occupa
dell’instabilità delle forme, della variabilità dei rapporti
tra i colori e della mobilità stessa della percezione. Perciò
le variazioni di Gerevini sulle opere-spartito di Laffranchi
(svolgimento con azioni e abbellimenti) si svolgono tutte
sul filo della vita artistica come allegoria della creazione
universale, allo stato germinale, embrionale, nell’integrazione
tra linguaggio figurativo e tecnica musicale (le regole
dell’armonia che permettono di costruire la musica o un
dipinto sono le stesse: consistenza, altezza, dinamica),
attraverso le regole formali che genera l’opera stessa, con
lo stesso tipo di ritorni, variazioni e ripetizioni che fanno il
linguaggio della fuga.
Insomma, le geometrie di Gerevini si ribellano alla piattezza,
vogliono vivere oltre le due dimensioni in forme libere
geometriche, addentellate l’una sull’altra su vari piani di
colore (antinaturalistico, timbrico), come una musica di
energie vibrate. Il valore esatto, tra il colore e la forma che
lo contiene, non è necessariamente una linea retta, un
solido regolare in piano: c’è anche l’emozione, che esplora le
continue variazioni creative della partitura ritmica.
Ne sortiscono variazioni su topografie trasognate,
microscopiche e astrali, in ossessivo ordine compositivo,
a generazione numerica, col colore che intride le forme e
spesso s’interna in fondi delicatamente radianti. Il numero,
la lettera, il quadrato, il cerchio diventano moduli, essenza
stessa del reale: un reale misterioso proprio in questi richiami
esatti. Gerevini si basa proprio su un’organizzazione di
modelli da rovesciare e trasformare costantemente, in
piccole, piccolissime ma mirabolanti avventure, trepide e
stupefatte, in territori sconosciuti,in spazi vibratili e metrici,
strutture luce-movimento, fino a piccole galassie di formecolore.
Per mezzo di puri oggetti plastici e d’interferenze luminose, e
di percezioni che si tramutano in sensazioni, Martino riesce
così a cogliere una dimensione così essenziale, nella sorpresa
delle cose ridestate anche ad una giocosità così francescana,
da perseguire anch’egli, come don Renato, un affinamento
spirituale. Manifesta il bisogno di spazi più porosi, più aperti
in profondità, come in magiche invasioni di orizzonti diversi,
tra alto e basso, cielo e terra. Una legge di misura cercata
come rivelazione di un equilibrio dell’universo, dove il
microcosmo dell’artista pulsa tutt’uno col macrocosmo.
L’arte, come la fede, è un lungo viaggio d’amore, l’una e l’altra
sono un inno alla vita. E’ la luce dell’amore che permette di
vedere il mistero della salvezza anche nelle notti più cupe
della storia, nel labirinto del mondo, levando un Cantico delle
Creature.
Fausto Lorenzi
dell’instabilità delle forme, della variabilità dei rapporti
tra i colori e della mobilità stessa della percezione. Perciò
le variazioni di Gerevini sulle opere-spartito di Laffranchi
(svolgimento con azioni e abbellimenti) si svolgono tutte
sul filo della vita artistica come allegoria della creazione
universale, allo stato germinale, embrionale, nell’integrazione
tra linguaggio figurativo e tecnica musicale (le regole
dell’armonia che permettono di costruire la musica o un
dipinto sono le stesse: consistenza, altezza, dinamica),
attraverso le regole formali che genera l’opera stessa, con
lo stesso tipo di ritorni, variazioni e ripetizioni che fanno il
linguaggio della fuga.
Insomma, le geometrie di Gerevini si ribellano alla piattezza,
vogliono vivere oltre le due dimensioni in forme libere
geometriche, addentellate l’una sull’altra su vari piani di
colore (antinaturalistico, timbrico), come una musica di
energie vibrate. Il valore esatto, tra il colore e la forma che
lo contiene, non è necessariamente una linea retta, un
solido regolare in piano: c’è anche l’emozione, che esplora le
continue variazioni creative della partitura ritmica.
Ne sortiscono variazioni su topografie trasognate,
microscopiche e astrali, in ossessivo ordine compositivo,
a generazione numerica, col colore che intride le forme e
spesso s’interna in fondi delicatamente radianti. Il numero,
la lettera, il quadrato, il cerchio diventano moduli, essenza
stessa del reale: un reale misterioso proprio in questi richiami
esatti. Gerevini si basa proprio su un’organizzazione di
modelli da rovesciare e trasformare costantemente, in
piccole, piccolissime ma mirabolanti avventure, trepide e
stupefatte, in territori sconosciuti,in spazi vibratili e metrici,
strutture luce-movimento, fino a piccole galassie di formecolore.
Per mezzo di puri oggetti plastici e d’interferenze luminose, e
di percezioni che si tramutano in sensazioni, Martino riesce
così a cogliere una dimensione così essenziale, nella sorpresa
delle cose ridestate anche ad una giocosità così francescana,
da perseguire anch’egli, come don Renato, un affinamento
spirituale. Manifesta il bisogno di spazi più porosi, più aperti
in profondità, come in magiche invasioni di orizzonti diversi,
tra alto e basso, cielo e terra. Una legge di misura cercata
come rivelazione di un equilibrio dell’universo, dove il
microcosmo dell’artista pulsa tutt’uno col macrocosmo.
L’arte, come la fede, è un lungo viaggio d’amore, l’una e l’altra
sono un inno alla vita. E’ la luce dell’amore che permette di
vedere il mistero della salvezza anche nelle notti più cupe
della storia, nel labirinto del mondo, levando un Cantico delle
Creature.
Fausto Lorenzi
11
dicembre 2010
Martino Gerevini / Renato Laffranchi – Il cantico delle creature
Dall'undici dicembre 2010 al 06 gennaio 2011
arte contemporanea
Location
MUSEO DIOCESANO DI BRESCIA
Brescia, Via Gasparo Da Salò, 13, (BS)
Brescia, Via Gasparo Da Salò, 13, (BS)
Orario di apertura
lunedì/domenica
10-12 / 15-18
chiuso il mercoledì
Autore