Martino Neri ha ventitre anni, vive e lavora a Faenza. Inizia a disegnare a 12 anni, nella bottega di Luciana Zaccherini, poi allievo all’Istituto Ballardini, conosce l’ambiente ceramico faentino, scegliendo tra i propri “maestri” pittori come Nedo Merendi e Stefano Gattelli. Il titolo della mostra, “Preghiere a cose più belle di me”, descrive al meglio quello che è nel complesso il lavoro di questo giovanissimo artista: un racconto introspettivo per immagini in forma di diario personale e allo stesso tempo un tentativo di elevazione spirituale. In una recente intervista, Martino si definisce “un pittore simbolista di paesaggi emotivi”. I suoi oli e disegni sono come poesie, preghiere, mantra, ripetizioni di simboli ricorrenti, tra i quali compare anche l’artista stesso. Ammiratore degli Informali, della musica jazz e della corrente filosofica esistenzialista, definisce i propri quadri, in parte, come un’ improvvisazione jazz, rilevando nella tecnica dello sfumato “Il piacere della pittura nella sua esecuzione”.