Quattro minuti è il tempo che occorre perché qualcosa accada.

Un tempo simbolico e un tempo materico. Un tempo che rimanda al nostro stile di vita, alla nostra frenesia quotidiana, a quei micro-spazi che riempiamo impedendoci di ascoltare. È come se il vuoto fosse la vera fobia del presente. Le nostre giornate trasudano parole, suoni, azioni, persino quei pochi minuti che ci scongiurano di fermarci. È su questa idea che Marzia Bondoli Nielsen ha costruito il suo percorso performativo. Coinvolgendo quarantotto persone ha dato voce a quel vuoto, a quello spazio che non necessita di alcuna immagine per essere avvertito. Four Minutes è un'installazione che esplora come muta l'essere umano in un breve lasso temporale: a potenziare la religiosità di quei quattro minuti, l'assenza totale di immagine e di parole. Solamente un prima e un dopo. Nel mondo iperrazionale in cui viviamo i numeri, così come il tempo, hanno assolto funzione di utilità al servizio dell'uomo. Nello spazio creato da Bondoli Nielsen ogni categoria di giudizio è sospesa. Il tempo si manifesta nella sua relatività: é la percezione a modificarlo e a dilatarlo all'occorrenza. I numeri assolvono una funzione ordinatrice. Il numero quattro rappresenta la prima potenza matematica. Le quarantotto coppie di immagini divise per quattro generano il numero dodici. Dodici i mesi dell'anno, dodici i numeri dell'orologio. Al fruitore la libertà di godere di questo tempo magico come meglio ritiene; che lo spinga a un'osservazione analitica, a un tuffo profondo o a una qualsiasi variazione, lo riporterà inevitabilmente a se stesso.