Volti in movimento e spesso sovrapposti presentano uno degli aspetti
contemporanei della fotografia di oggi.
In questi volti anonimi , solo un numero per titolo, l'uomo diventa
creatura e nella negazione dell'identità si gioca l'antico rapporto
tensione-equilibrio che l'essere antropologico ha con la sua
icona-immagine e che qui diventa vibrazione costante: sensoriale e
patologica.
Un bianco e nero vibrante, il muro irrequieto del suo studio come
sfondo, una costante e severa riflessione. Nel movimento l'immagine
diventa fragile e la sua lettura insidiosa, anche il grande potere
evocativo della fotografia sembra fluttuare, è un nuovo linguaggio
fotografico i cui ancoraggi culturali sono più difficili da trovare.
Solo un numero per titolo e in questa negazione d'identità il ritratto
riconduce ad un confortevole stato di purezza.