Dal 25 settembre al 4 novembre la Galleria de’Bonis propone la prima personale a Reggio Emilia di un nuovo giovane emergente. Si tratta di Massimo Lagrotteria, artista di Carpi che ha già partecipato a diverse collettive conquistando molti appassionati.

La mostra si sdoppierà in due sedi: Galleria de’ Bonis e Camelot City Spa, fra i quali inizia in questa occasione una felice collaborazione.

La doppia personale sarà allestita in entrambe le sedi da venerdì 25 settembre a mercoledì 4 novembre, con inaugurazione aperta al pubblico il 4 novembre negli splendidi spazi del Camelot. Nel pomeriggio di sabato 26, dalle 16.00 alle 19.00 Massimo Lagrotteria sarà presente in galleria per incontrare il pubblico.

Massimo Lagrotteria è un pittore di grande carattere, con un futuro di sicuro successo. Impossibile non pensarlo di fronte alle sue tele profonde, vissute, intense.

Su supporti stratificati, fatti di tele sovrapposte, collage di carta, cartone, cartoncino, juta, dipinge a olio con mano sicura e padronanza tecnica.

Protagoniste dei suoi quadri sono spesso donne, non studiate, non in posa, ma incredibilmente magnetiche nella loro verità. Sono donne delle quali non sempre incrociamo lo sguardo, ma intercettiamo un pensiero, che una posa spontanea o un gesto familiare lasciano trapelare. L’irregolarità unica dei lineamenti parla di una storia personale che gli anni, le esperienze, i successi e gli insuccessi hanno contribuito a creare, giorno dopo giorno per stratificazioni successive, come le sue tele.

Frequenti protagoniste delle opere di Massimo Lagrotteria sono anche le città. Vedute di quotidianità urbana frenetica e rumorosa che la pittura sa fermare, come un incantesimo. Il pittore –mestiere antico- ferma il caos moderno per studiarlo: coglie l’attimo, zittisce il rumore per capire la contemporaneità che ci sfreccia sempre più veloce da ogni lato.

Le tele composite e rattoppate su cui dipinge sembrano rivelare questo processo e appaiono come tanti frammenti messi insieme per ricercare una visione unitaria. È come se la realtà caotica e spersonalizzante delle grandi città fosse stata sezionata ed analizzata per capirne il senso, per studiare al suo interno tutti quei pezzi di vite umane che la determinano. L’uomo non è mai visibile in questi paesaggi moderni, ma la sua presenza è ovunque. La città non è altro che la grande impronta dell’uomo.