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Massimo Livadiotti / Laurence Ursulet – D’Oriente D’Occidente
Libera Mente , prima edizione della rassegna Altre voci, curata da Bianca Pedace presso la Città dell’Altra Economia, ex-Mattatoio di Testaccio, si conclude con la mostra D’Oriente D’Occidente, con opere di Massimo Livadiotti e Laurence Ursulet.
Comunicato stampa
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La mostra D’Oriente D’Occidente, con opere degli artisti Massimo Livadiotti e Laurence Ursulet, chiude la prima edizione della rassegna romana Altre voci, curata da Bianca Pedace.
Il confronto e la commistione tra la cultura orientale e quella occidentale, tema stimolante e controverso, è stato proposto a due artisti che del métissage interculturale hanno fatto, anche per ragioni di nomadismo biografico, un perno della propria ricerca.
Laurence Ursulet, francese residente da lungo tempo in Italia, proviene dalla tradizione filosofica deleuziana e al tema della deterritorializzazione ha dedicato un ciclo più che decennale di intensa riflessione postcoloniale, che oggi chiude, accolto lo spunto curatoriale di un’attenta lettura di Aslam, nella purezza disperata del Sudario degli amanti (2008), cristallizzazione di un dolore esistenziale poi volto in presupposto di nuova vita. L’artista, in una rinnovata libertà creativa, presenta dunque un nuovo ciclo, appositamente realizzato, dal titolo Mappe per amanti smarriti. Le sete, non più tese sul telaio, sono ora morbidamente disposte in pieghe e ruches, accenni talvolta espliciti al corpo delle donne, mentre le garze e il ricamo creano ulteriori increspamenti, che diventano vere e proprie orografie in una inedita versione scultorea.
Dopo il rigore progettuale di stampo francese, Ursulet trova dunque le ragioni di una attuale, non meno autentica, situazione occidentale, femminile e antilogocentrica, in sincretica creolizzazione con frammenti di cultura orientale.
Il pittore Massimo Livadiotti tira invece le fila di un ormai lunghissimo amore per l’Oriente.
Lontano tuttavia dalle tentazioni orientaliste, esplorate in passato nella sua incantata ricerca iconologica, Livadiotti propone oggi, con sottile rimando ad una Roma misterica e imperiale, un lavoro articolato in un asciutto atlante delle religioni, dall’induismo ascetico del culto di Shiva (Terzo occhio, 2009) al buddismo quasi totemico dell’idolo ligneo – è impegnato infatti negli ultimi tempi in un’originale pittoscultura -, fino a una riflessione alchemico-simbolica sugli animali sacri, concludendo questo vigile iter con l’animismo – o risolvendolo forse piuttosto in “religione naturale”- nella potente metafora del vulcano, versione parossistica del potere rigenerante della natura.
Né manca la presenza del capro dionisiaco nell’atmosfera assolata di una bianca moschea, pendant perfetto del carattere ancipite della sua ricerca, giocata su un’indagine contenutistica del tutto aliena da qualsivoglia eurocentrismo ma nello stesso tempo caparbiamente impegnata in un intenso atto di fede nelle ragioni e nello stile della pittura moderna europea.
Il confronto e la commistione tra la cultura orientale e quella occidentale, tema stimolante e controverso, è stato proposto a due artisti che del métissage interculturale hanno fatto, anche per ragioni di nomadismo biografico, un perno della propria ricerca.
Laurence Ursulet, francese residente da lungo tempo in Italia, proviene dalla tradizione filosofica deleuziana e al tema della deterritorializzazione ha dedicato un ciclo più che decennale di intensa riflessione postcoloniale, che oggi chiude, accolto lo spunto curatoriale di un’attenta lettura di Aslam, nella purezza disperata del Sudario degli amanti (2008), cristallizzazione di un dolore esistenziale poi volto in presupposto di nuova vita. L’artista, in una rinnovata libertà creativa, presenta dunque un nuovo ciclo, appositamente realizzato, dal titolo Mappe per amanti smarriti. Le sete, non più tese sul telaio, sono ora morbidamente disposte in pieghe e ruches, accenni talvolta espliciti al corpo delle donne, mentre le garze e il ricamo creano ulteriori increspamenti, che diventano vere e proprie orografie in una inedita versione scultorea.
Dopo il rigore progettuale di stampo francese, Ursulet trova dunque le ragioni di una attuale, non meno autentica, situazione occidentale, femminile e antilogocentrica, in sincretica creolizzazione con frammenti di cultura orientale.
Il pittore Massimo Livadiotti tira invece le fila di un ormai lunghissimo amore per l’Oriente.
Lontano tuttavia dalle tentazioni orientaliste, esplorate in passato nella sua incantata ricerca iconologica, Livadiotti propone oggi, con sottile rimando ad una Roma misterica e imperiale, un lavoro articolato in un asciutto atlante delle religioni, dall’induismo ascetico del culto di Shiva (Terzo occhio, 2009) al buddismo quasi totemico dell’idolo ligneo – è impegnato infatti negli ultimi tempi in un’originale pittoscultura -, fino a una riflessione alchemico-simbolica sugli animali sacri, concludendo questo vigile iter con l’animismo – o risolvendolo forse piuttosto in “religione naturale”- nella potente metafora del vulcano, versione parossistica del potere rigenerante della natura.
Né manca la presenza del capro dionisiaco nell’atmosfera assolata di una bianca moschea, pendant perfetto del carattere ancipite della sua ricerca, giocata su un’indagine contenutistica del tutto aliena da qualsivoglia eurocentrismo ma nello stesso tempo caparbiamente impegnata in un intenso atto di fede nelle ragioni e nello stile della pittura moderna europea.
15
settembre 2009
Massimo Livadiotti / Laurence Ursulet – D’Oriente D’Occidente
Dal 15 al 26 settembre 2009
arte contemporanea
Location
CITTA’ DELL’ALTRA ECONOMIA
Roma, Largo Dino Frisullo ang. Via Di Monte Testaccio, (Roma)
Roma, Largo Dino Frisullo ang. Via Di Monte Testaccio, (Roma)
Orario di apertura
ore 10-13, 15-20
Chiuso il lunedì
Vernissage
15 Settembre 2009, ore 18
Autore
Curatore