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Massimo Poldelmengo – IX. Dittico per Italo e Ado Furlan
La Fondazione Ado Furlan, per commemorare la scomparsa di Italo e Ado Furlan, presenta il “dittico” realizzato dall’artista Massimo Poldelmengo insieme ai documenti, ai disegni e alle fotografie che ne illustrano la genesi e le varie fasi della realizzazione.
Comunicato stampa
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La Fondazione Ado Furlan, per commemorare la scomparsa di Italo e Ado Furlan, rispettivamente primo presidente della Fondazione e membro del Comitato direttivo della stessa, intende organizzare una mostra ospitata negli spazi espositivi di via Mazzini a Pordenone, dal 9 aprile al 28 maggio 2016.
L’iniziativa ruota intorno a un “dittico” realizzato dall’artista pordenonese Massimo Poldelmengo, di cui è illustrata la genesi e le varie fasi che ne hanno accompagnato la realizzazione (bozzetti, disegni, immagini fotografiche).
Inizialmente commissionata da Ado Furlan in ricordo del proprio congiunto, l’opera è diventata purtroppo un’occasione per commemorare entrambi. Infatti Ado Furlan è morto repentinamente il 3 marzo dello scorso anno.
La mostra, alla quale hanno già concesso il proprio patrocinio vari enti e istituzioni (Provincia, Ordine degli Architetti, Università di Udine), è accompagnata da un catalogo con testi di Monica Bianchettin Del Grano, Alessandro Del Puppo, Caterina Furlan, Vittorio Pierini e fotografie di Massimo Poldelmengo.
Per un approfondimento del significato e dei contenuti dell’iniziativa, si unisce la presentazione di Caterina Furlan, presidente della Fondazione:
“Il presente catalogo, dedicato a un ‘dittico’ di Massimo Poldelmengo costituito da una scultura e da una tempera su tela, non è soltanto l’illustrazione di un’opera e della sua genesi, ma anche e soprattutto un modo di ricordare insieme Italo e Ado Furlan, che di quest’opera, ora acquista dalla Fondazione, è stato committente e ispiratore. Infatti, come risulta dai vari contributi qui riuniti, proprio ad Ado si deve l’idea di affidare a Poldelmengo la realizzazione di un lavoro in memoria dello zio Italo che, partendo da alcune fotografie scattate da lui stesso a Rosazzo, in occasione dell’inaugurazione di una mostra di Alexej Giacomini (settembre 2009), interagisse con il numero 9, un’astrazione del concetto di quantità che tuttavia nel corso del tempo ha assunto anche una forte valenza simbolica. A proposito di questo numero, sarà forse utile aggiungere che, oltre a rappresentare per Italo Furlan una sorta di portafortuna, esso ha scandito i momenti fondamentali della sua vita: dalla nascita, avvenuta a Pordenone il 9 agosto 1933, alla morte, sopraggiunta a Padova il 9 gennaio 2014.
Inutile dire che Poldelmengo ha risolto con grande intelligenza il non facile compito, disponendo su una tela, una sequenza di immagini fotografiche opportunamente trattate e sovrapponendo a queste dei “segni” che rimandano al numero IX, indicato more romano; tale numero diventa poi il protagonista assoluto della scultura, concepita come un quadrato di ferro appoggiato su uno spigolo, all’interno del quale sono distribuiti quattro elementi a forma di IX, che in alcune parti presentano delle profilature a foglia d’oro, discretamente allusive a quell’arte bizantina di cui Italo è stato apprezzato studioso.
Una sorta di appendice, o meglio, complemento dell’opera è rappresentato da una coppia di foto fatte da Poldelmengo nello studio pordenonese di Ado e in quello di Italo a Spilimbergo. Nella prima il modello della scultura è appoggiato su un grande tavolo. La sedia vuota sottolinea l’assenza di chi in quella stanza lavorava ogni giorno e ora non c’è più: Ado infatti è repentinamente scomparso il 3 marzo dello scorso anno. Tuttavia appesa alla parete una fotocopia, riconoscibile nei suoi contenuti solo da chi ha dimestichezza con quell’ambiente, ci tramanda il ricordo di Ado e di Giannino Furlan, ritratti insieme.
Nella foto dello studio di Italo la scultura è presentata sulla sua base triangolare, accanto al pianoforte. Sulla parete retrostante, occupata da un grande quadro di Ciussi, si vede la tela di Poldelmengo, mentre su uno dei ripiani della libreria, un’altra foto – anche questa riconoscibile solo dai più intimi frequentatori della casa – mostra un giovanissimo Italo Furlan impegnato a suonare il piano. Ed è proprio da questa foto che ho tratto spunto per il mio personale ricordo di Italo affidato a questo catalogo che, grazie ai contributi di Vittorio Pierini, Monica Bianchettin Del Grano e Alessandro Del Puppo, riunisce idealmente non solo Italo e Ado, ma anche Italo, Ado e Giannino: gli zii e il nipote, che in un prossimo futuro avrebbe dovuto raccogliere l’impegnativo compito di portare avanti le attività della Fondazione. Purtroppo il destino ha deciso diversamente e nessuno avrebbe potuto immaginare che l’opera di Poldelmengo, voluta da Ado per ricordare Italo, diventasse un’occasione per commemorare anche lui”.
L’iniziativa ruota intorno a un “dittico” realizzato dall’artista pordenonese Massimo Poldelmengo, di cui è illustrata la genesi e le varie fasi che ne hanno accompagnato la realizzazione (bozzetti, disegni, immagini fotografiche).
Inizialmente commissionata da Ado Furlan in ricordo del proprio congiunto, l’opera è diventata purtroppo un’occasione per commemorare entrambi. Infatti Ado Furlan è morto repentinamente il 3 marzo dello scorso anno.
La mostra, alla quale hanno già concesso il proprio patrocinio vari enti e istituzioni (Provincia, Ordine degli Architetti, Università di Udine), è accompagnata da un catalogo con testi di Monica Bianchettin Del Grano, Alessandro Del Puppo, Caterina Furlan, Vittorio Pierini e fotografie di Massimo Poldelmengo.
Per un approfondimento del significato e dei contenuti dell’iniziativa, si unisce la presentazione di Caterina Furlan, presidente della Fondazione:
“Il presente catalogo, dedicato a un ‘dittico’ di Massimo Poldelmengo costituito da una scultura e da una tempera su tela, non è soltanto l’illustrazione di un’opera e della sua genesi, ma anche e soprattutto un modo di ricordare insieme Italo e Ado Furlan, che di quest’opera, ora acquista dalla Fondazione, è stato committente e ispiratore. Infatti, come risulta dai vari contributi qui riuniti, proprio ad Ado si deve l’idea di affidare a Poldelmengo la realizzazione di un lavoro in memoria dello zio Italo che, partendo da alcune fotografie scattate da lui stesso a Rosazzo, in occasione dell’inaugurazione di una mostra di Alexej Giacomini (settembre 2009), interagisse con il numero 9, un’astrazione del concetto di quantità che tuttavia nel corso del tempo ha assunto anche una forte valenza simbolica. A proposito di questo numero, sarà forse utile aggiungere che, oltre a rappresentare per Italo Furlan una sorta di portafortuna, esso ha scandito i momenti fondamentali della sua vita: dalla nascita, avvenuta a Pordenone il 9 agosto 1933, alla morte, sopraggiunta a Padova il 9 gennaio 2014.
Inutile dire che Poldelmengo ha risolto con grande intelligenza il non facile compito, disponendo su una tela, una sequenza di immagini fotografiche opportunamente trattate e sovrapponendo a queste dei “segni” che rimandano al numero IX, indicato more romano; tale numero diventa poi il protagonista assoluto della scultura, concepita come un quadrato di ferro appoggiato su uno spigolo, all’interno del quale sono distribuiti quattro elementi a forma di IX, che in alcune parti presentano delle profilature a foglia d’oro, discretamente allusive a quell’arte bizantina di cui Italo è stato apprezzato studioso.
Una sorta di appendice, o meglio, complemento dell’opera è rappresentato da una coppia di foto fatte da Poldelmengo nello studio pordenonese di Ado e in quello di Italo a Spilimbergo. Nella prima il modello della scultura è appoggiato su un grande tavolo. La sedia vuota sottolinea l’assenza di chi in quella stanza lavorava ogni giorno e ora non c’è più: Ado infatti è repentinamente scomparso il 3 marzo dello scorso anno. Tuttavia appesa alla parete una fotocopia, riconoscibile nei suoi contenuti solo da chi ha dimestichezza con quell’ambiente, ci tramanda il ricordo di Ado e di Giannino Furlan, ritratti insieme.
Nella foto dello studio di Italo la scultura è presentata sulla sua base triangolare, accanto al pianoforte. Sulla parete retrostante, occupata da un grande quadro di Ciussi, si vede la tela di Poldelmengo, mentre su uno dei ripiani della libreria, un’altra foto – anche questa riconoscibile solo dai più intimi frequentatori della casa – mostra un giovanissimo Italo Furlan impegnato a suonare il piano. Ed è proprio da questa foto che ho tratto spunto per il mio personale ricordo di Italo affidato a questo catalogo che, grazie ai contributi di Vittorio Pierini, Monica Bianchettin Del Grano e Alessandro Del Puppo, riunisce idealmente non solo Italo e Ado, ma anche Italo, Ado e Giannino: gli zii e il nipote, che in un prossimo futuro avrebbe dovuto raccogliere l’impegnativo compito di portare avanti le attività della Fondazione. Purtroppo il destino ha deciso diversamente e nessuno avrebbe potuto immaginare che l’opera di Poldelmengo, voluta da Ado per ricordare Italo, diventasse un’occasione per commemorare anche lui”.
09
aprile 2016
Massimo Poldelmengo – IX. Dittico per Italo e Ado Furlan
Dal 09 aprile al 28 maggio 2016
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE ADO FURLAN
Pordenone, Via Giuseppe Mazzini, 49, (Pordenone)
Pordenone, Via Giuseppe Mazzini, 49, (Pordenone)
Orario di apertura
da martedì a sabato: 17.00-19.30
Vernissage
9 Aprile 2016, h 18.00
Autore