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Matteo Rubbi – Let the stars sit wherever they will
Studio Guenzani presenta una nuova mostra personale di Matteo Rubbi
Comunicato stampa
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"Lascia che le stelle si posino dove vogliono", disse ad un certo punto Ma'ii, il coyote, spazientito da Áltzé hastiin, il Primo Uomo, che con troppo zelo posizionava ad una ad una le pietre-stelle nel cielo, componendo figure troppo regolari. Dopo aver raccolto con le sue zampe tutte le pietre-stelle rimaste le gettò in aria e soffiando forte le sparpagliò a caso e per sempre nel cielo notturno. Così narra un'antica leggenda del popolo Navajo.
La mostra comincia da qui. Dal rompicapo dell'ordinare le cose intorno a noi, del costruire un contratto stabile con ciò che ci circonda. E dall'impossibilità strutturale, o forse è meglio dire inutilità strutturale di risolvere questo rebus.
Si arriva fino ad un certo punto, un limite fisico, umano, dove emerge un silenzio primordiale, intoccabile. Non essendo che uomini, camminavamo tra gli alberi, scriveva Dylan Thomas, già citato da Rubbi per la sua personale alla GAMeC di Bergamo nel 2011. Alle pendici degli alberi comincia il nostro sguardo, si fonda il nostro regno, da lì partono i nostri viaggi per le cose piccolissime e per le cose grandissime.
Migliaia di piccole montagne compongono un paesaggio-puzzle da risolvere in continua evoluzione. Costellazioni antropomorfe cucite nella stoffa rievocano una danza incessante, altre, lunghissime, seguono le anse di un fiume apparentemente esotico; una montagna di rame pieno passa di mano in mano come una domanda scomoda e senza risposta, una grotta rivela le tracce del passaggio di un fuggiasco, o del rifugio di un vecchio dio. Questi alcuni indizi sui lavori che sono esposti.
Dalle montagne dell'Arizona alle cime delle Alpi, dai cieli Navajo ai fiumi mitici e avvolgenti. L'invenzione di un viaggio dentro e fuori la terra, tra stalattiti e stelle.
Una mostra in divenire, fatta di esplorazioni ad alta quota, workshop aperti al pubblico e collaborazioni che ne completeranno e ne metteranno in discussione forma e stabilità...
La mostra comincia da qui. Dal rompicapo dell'ordinare le cose intorno a noi, del costruire un contratto stabile con ciò che ci circonda. E dall'impossibilità strutturale, o forse è meglio dire inutilità strutturale di risolvere questo rebus.
Si arriva fino ad un certo punto, un limite fisico, umano, dove emerge un silenzio primordiale, intoccabile. Non essendo che uomini, camminavamo tra gli alberi, scriveva Dylan Thomas, già citato da Rubbi per la sua personale alla GAMeC di Bergamo nel 2011. Alle pendici degli alberi comincia il nostro sguardo, si fonda il nostro regno, da lì partono i nostri viaggi per le cose piccolissime e per le cose grandissime.
Migliaia di piccole montagne compongono un paesaggio-puzzle da risolvere in continua evoluzione. Costellazioni antropomorfe cucite nella stoffa rievocano una danza incessante, altre, lunghissime, seguono le anse di un fiume apparentemente esotico; una montagna di rame pieno passa di mano in mano come una domanda scomoda e senza risposta, una grotta rivela le tracce del passaggio di un fuggiasco, o del rifugio di un vecchio dio. Questi alcuni indizi sui lavori che sono esposti.
Dalle montagne dell'Arizona alle cime delle Alpi, dai cieli Navajo ai fiumi mitici e avvolgenti. L'invenzione di un viaggio dentro e fuori la terra, tra stalattiti e stelle.
Una mostra in divenire, fatta di esplorazioni ad alta quota, workshop aperti al pubblico e collaborazioni che ne completeranno e ne metteranno in discussione forma e stabilità...
24
ottobre 2013
Matteo Rubbi – Let the stars sit wherever they will
Dal 24 ottobre al 20 dicembre 2013
arte contemporanea
Location
STUDIO GUENZANI
Milano, Via Bartolomeo Eustachi, 10, (Milano)
Milano, Via Bartolomeo Eustachi, 10, (Milano)
Orario di apertura
dal martedì al sabato, dalle 15.00 alle 19.30
La mattina su appuntamento.
Vernissage
24 Ottobre 2013, dalle 18.30 alle 21.00
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