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Matteo Terzaghi / Marco Zürcher – Non c’è memoria senza fantasma
L’esposizione “Non c’è memoria senza fantasma” presenta al pubblico una serie di opere recenti di Matteo Terzaghi (Bellinzona, 1970) e Marco Zürcher (Mendrisio, 1969), artisti che collaborano dal 1992 e hanno al loro attivo numerose esposizioni in Svizzera e all’estero.
Comunicato stampa
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"Ciò che la figlia scrive al padre, ciò che la madre risponde alla figlia"
(2009, composizione fotografica, dettaglio)
Il secondo piano del Museo Cantonale d’Arte ospita, a partire dal 4 settembre, una mostra di Matteo Terzaghi e Marco Zürcher, artisti a cui è stato assegnato quest’anno il Premio culturale Manor Ticino.
L’esposizione “Non c’è memoria senza fantasma” presenta al pubblico una serie di opere recenti di Matteo Terzaghi (Bellinzona, 1970) e Marco Zürcher (Mendrisio, 1969), artisti che collaborano dal 1992 e hanno al loro attivo numerose esposizioni in Svizzera e all’estero. Quest’anno Terzaghi e Zürcher hanno esposto alla Biblioteca nazionale svizzera di Berna, allo spazio per l’arte contemporanea FormContent di Londra, al Centro culturale svizzero di Parigi e, sempre a Parigi, alla Galleria dell’editore di libri d’arte Christophe Daviet-Thery.
Le opere di Terzaghi e Zürcher, caratterizzate da una forte componente letteraria, si basano in gran parte su immagini estratte da un loro archivio in cui, nel corso degli anni, sono confluiti album di famiglia, enciclopedie, manuali di pronto intervento, ricettari, libri scolastici e di divulgazione scientifica, corsi di lingua, modi d’uso, imballaggi, ecc. Si tratta quasi sempre di immagini desuete e segnate dal tempo. L’attenzione alla vita quotidiana e al destino delle persone e delle generazioni si tramuta così, mediante un linguaggio sensibile alle corrispondenze formali, in un’indagine poetica sulla memoria e l’immaginazione, le facoltà con cui gli esseri umani costruiscono il passato e, di conseguenza, anche il presente e il futuro.
Il titolo “Non c’è memoria senza fantasma” gioca sul doppio significato della parola “fantasma”. Accanto al significato comune, infatti, c’è quello dei filosofi medievali, che la usavano per designare le rappresentazioni sensibili degli oggetti materiali, ossia ciò che del mondo esterno è trattenuto dai nostri organi percettivi ed elaborato dalla nostra mente.
Il percorso espositivo ha inizio con una serie di racconti fotografici, che recano titoli quali “Al passaggio della cometa” (2006), “Una gita in battello” (2007), “The Tower Bridge” (2009), “Ciò che la figlia scrive al padre, ciò che la madre risponde alla figlia” (2009). Proprio in questi lavori risiede la cifra caratteristica della ricerca di Terzaghi e Zürcher. Immagini riconducibili alla quotidianità di sconosciuti vissuti in epoche diverse diventano le tessere di un mosaico capace di produrre nuovi significati. L’osservatore è invitato a seguire percorsi mentali che vanno dal contingente al metafisico, dal regno dei fatti a quello delle possibilità. La struttura narrativa evoca anziché descrivere, preferisce l’ironia al tono assertivo, suggerisce anziché definire. Lo sguardo viene assorbito da microframmenti visivi che si ricompongono, lievemente, in una storia o in un interrogativo esistenziale.
Da questo sguardo sulla vita privata delle persone e delle famiglie, si passa a un video sul corpo umano inteso come macchina, assemblaggio di pezzi e ingranaggi, in un movimento che sembra ispirato alla celebre massima di Paul Valéry secondo cui “ciò che c’è di più profondo nell’uomo è la pelle”.
Nell’installazione “Che ci faccio qui?” l’uomo è confrontato con il proprio essere al mondo, nel tempo e nello spazio. Una serie di fotografie tratte da opere divulgative e scolastiche del primo Novecento sono proiettate, in due sale oscurate, ad altezze diverse e in formato eterogeneo. Essenziale all’opera è la presenza, nelle fotografie documentaristiche prescelte, di una figura umana, che nei contesti originali serviva come unità di misura e punto di riferimento per la lettura del paesaggio, mentre nell’opera di Terzaghi e Zürcher viene assunta come soggetto principale, benché a volte quasi invisibile a causa della cattiva qualità delle riproduzioni tipografiche da cui è tratta la serie di diapositive. Il paesaggio, retrocesso in secondo piano, si tramuta in un’entità misteriosa nella sua fissità e, insieme, nella sua continua metamorfosi. Gli uomini e le donne che posano in queste fotografie sono in gran parte dei viaggiatori, hanno raggiunto una meta anche lontana, esotica, ma sembrano colti in un momento di straniamento. Come se, arrivati in capo al mondo, fossero assaliti dalla domanda: Che ci faccio qui? E così, nonostante la distanza spaziale e temporale che ci separa da loro, non potrebbero esserci più vicini.
Due nuovi libri di Matteo Terzaghi e Marco Zürcher accompagnano l'esposizione:
“Che ci faccio qui?”, con testo in italiano, francese, tedesco e inglese (uscito nel maggio 2009);
“The Tower Bridge e altri racconti fotografici”, con testo in italiano e in inglese (uscita: settembre 2009).
Entrambi i volumi sono pubblicati dalle Edizioni Periferia di Lucerna/Poschiavo: www.periferia.ch
IL PREMIO CULTURALE MANOR TICINO
Il Premio Manor, presente da anni in numerose regioni e città svizzere – quali Lucerna, Basilea, Ginevra, Losanna, Sciaffusa, Aarau, Coira, San Gallo, Sion e Winterthur – costituisce uno dei più importanti riconoscimenti nell’ambito dell’arte contemporanea svizzera. Riservato ad artisti che abbiano meno di 40 anni, esso intende promuovere giovani di talento non ancora noti al grande pubblico, offrendo loro un sostegno concreto. Il premio prevede, infatti, oltre all'organizzazione di una mostra e alla pubblicazione di un catalogo, anche una borsa in denaro.
In Ticino, il premio, che ha cadenza biennale ed è giunto quest’anno alla sua terza edizione, nasce dalla collaborazione tra la Manor e il Museo Cantonale d’Arte. Assieme ad altre iniziative promosse dal museo, quali la rassegna triennale “Che c’è di nuovo?”, il Premio culturale Manor Ticino si colloca nel quadro dell’impegno che l’istituto mette in atto da alcuni anni per avvicinare il pubblico all’arte contemporanea e per favorire l’inserimento degli artisti attivi nella nostra regione in un contesto nazionale e internazionale.
(2009, composizione fotografica, dettaglio)
Il secondo piano del Museo Cantonale d’Arte ospita, a partire dal 4 settembre, una mostra di Matteo Terzaghi e Marco Zürcher, artisti a cui è stato assegnato quest’anno il Premio culturale Manor Ticino.
L’esposizione “Non c’è memoria senza fantasma” presenta al pubblico una serie di opere recenti di Matteo Terzaghi (Bellinzona, 1970) e Marco Zürcher (Mendrisio, 1969), artisti che collaborano dal 1992 e hanno al loro attivo numerose esposizioni in Svizzera e all’estero. Quest’anno Terzaghi e Zürcher hanno esposto alla Biblioteca nazionale svizzera di Berna, allo spazio per l’arte contemporanea FormContent di Londra, al Centro culturale svizzero di Parigi e, sempre a Parigi, alla Galleria dell’editore di libri d’arte Christophe Daviet-Thery.
Le opere di Terzaghi e Zürcher, caratterizzate da una forte componente letteraria, si basano in gran parte su immagini estratte da un loro archivio in cui, nel corso degli anni, sono confluiti album di famiglia, enciclopedie, manuali di pronto intervento, ricettari, libri scolastici e di divulgazione scientifica, corsi di lingua, modi d’uso, imballaggi, ecc. Si tratta quasi sempre di immagini desuete e segnate dal tempo. L’attenzione alla vita quotidiana e al destino delle persone e delle generazioni si tramuta così, mediante un linguaggio sensibile alle corrispondenze formali, in un’indagine poetica sulla memoria e l’immaginazione, le facoltà con cui gli esseri umani costruiscono il passato e, di conseguenza, anche il presente e il futuro.
Il titolo “Non c’è memoria senza fantasma” gioca sul doppio significato della parola “fantasma”. Accanto al significato comune, infatti, c’è quello dei filosofi medievali, che la usavano per designare le rappresentazioni sensibili degli oggetti materiali, ossia ciò che del mondo esterno è trattenuto dai nostri organi percettivi ed elaborato dalla nostra mente.
Il percorso espositivo ha inizio con una serie di racconti fotografici, che recano titoli quali “Al passaggio della cometa” (2006), “Una gita in battello” (2007), “The Tower Bridge” (2009), “Ciò che la figlia scrive al padre, ciò che la madre risponde alla figlia” (2009). Proprio in questi lavori risiede la cifra caratteristica della ricerca di Terzaghi e Zürcher. Immagini riconducibili alla quotidianità di sconosciuti vissuti in epoche diverse diventano le tessere di un mosaico capace di produrre nuovi significati. L’osservatore è invitato a seguire percorsi mentali che vanno dal contingente al metafisico, dal regno dei fatti a quello delle possibilità. La struttura narrativa evoca anziché descrivere, preferisce l’ironia al tono assertivo, suggerisce anziché definire. Lo sguardo viene assorbito da microframmenti visivi che si ricompongono, lievemente, in una storia o in un interrogativo esistenziale.
Da questo sguardo sulla vita privata delle persone e delle famiglie, si passa a un video sul corpo umano inteso come macchina, assemblaggio di pezzi e ingranaggi, in un movimento che sembra ispirato alla celebre massima di Paul Valéry secondo cui “ciò che c’è di più profondo nell’uomo è la pelle”.
Nell’installazione “Che ci faccio qui?” l’uomo è confrontato con il proprio essere al mondo, nel tempo e nello spazio. Una serie di fotografie tratte da opere divulgative e scolastiche del primo Novecento sono proiettate, in due sale oscurate, ad altezze diverse e in formato eterogeneo. Essenziale all’opera è la presenza, nelle fotografie documentaristiche prescelte, di una figura umana, che nei contesti originali serviva come unità di misura e punto di riferimento per la lettura del paesaggio, mentre nell’opera di Terzaghi e Zürcher viene assunta come soggetto principale, benché a volte quasi invisibile a causa della cattiva qualità delle riproduzioni tipografiche da cui è tratta la serie di diapositive. Il paesaggio, retrocesso in secondo piano, si tramuta in un’entità misteriosa nella sua fissità e, insieme, nella sua continua metamorfosi. Gli uomini e le donne che posano in queste fotografie sono in gran parte dei viaggiatori, hanno raggiunto una meta anche lontana, esotica, ma sembrano colti in un momento di straniamento. Come se, arrivati in capo al mondo, fossero assaliti dalla domanda: Che ci faccio qui? E così, nonostante la distanza spaziale e temporale che ci separa da loro, non potrebbero esserci più vicini.
Due nuovi libri di Matteo Terzaghi e Marco Zürcher accompagnano l'esposizione:
“Che ci faccio qui?”, con testo in italiano, francese, tedesco e inglese (uscito nel maggio 2009);
“The Tower Bridge e altri racconti fotografici”, con testo in italiano e in inglese (uscita: settembre 2009).
Entrambi i volumi sono pubblicati dalle Edizioni Periferia di Lucerna/Poschiavo: www.periferia.ch
IL PREMIO CULTURALE MANOR TICINO
Il Premio Manor, presente da anni in numerose regioni e città svizzere – quali Lucerna, Basilea, Ginevra, Losanna, Sciaffusa, Aarau, Coira, San Gallo, Sion e Winterthur – costituisce uno dei più importanti riconoscimenti nell’ambito dell’arte contemporanea svizzera. Riservato ad artisti che abbiano meno di 40 anni, esso intende promuovere giovani di talento non ancora noti al grande pubblico, offrendo loro un sostegno concreto. Il premio prevede, infatti, oltre all'organizzazione di una mostra e alla pubblicazione di un catalogo, anche una borsa in denaro.
In Ticino, il premio, che ha cadenza biennale ed è giunto quest’anno alla sua terza edizione, nasce dalla collaborazione tra la Manor e il Museo Cantonale d’Arte. Assieme ad altre iniziative promosse dal museo, quali la rassegna triennale “Che c’è di nuovo?”, il Premio culturale Manor Ticino si colloca nel quadro dell’impegno che l’istituto mette in atto da alcuni anni per avvicinare il pubblico all’arte contemporanea e per favorire l’inserimento degli artisti attivi nella nostra regione in un contesto nazionale e internazionale.
03
settembre 2009
Matteo Terzaghi / Marco Zürcher – Non c’è memoria senza fantasma
Dal 03 settembre all'undici ottobre 2009
arte contemporanea
Location
MUSEO CANTONALE D’ARTE
Lugano, Via Canova, 10, (Lugano)
Lugano, Via Canova, 10, (Lugano)
Biglietti
Fr. 10.-, € 7.-; AVS, studenti, gruppi Fr. 7.-, € 5.-
Orario di apertura
martedì 14-17, da mercoledì a domenica 10-17, lunedì chiuso
Vernissage
3 Settembre 2009, ore 18.30
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