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Maurizio Cariati – 3Dpinti
Comunicato stampa
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L’apparenza a volte, anzi spesso, inganna. Un frettoloso e superficiale sguardo o un’analisi avventata di chi o cosa ci si prospetta di fronte può risultare erroneo, ingannando prima la percezione e successivamente il pensiero riflessivo.
Andate oltre, avvicinatevi, più avanti e adesso spostatevi leggermente ed ecco che il volto, lo sguardo, la “smorfia somatica” appare in tutta la sua totalità e tridimensionalità. Sono figure, più precisamente presenze materiche, quelle che Maurizio Cariati ha immaginato, immortalato e poi creato.
L’idea in origine nasce dallo studio delle opere dei maestri Bonalumi e Castellani, successivamente dall’esigenza dell’oltre, di un nuovo spazio, che superasse la piattezza della tela per avvicinarsi al fruitore e comunicare nel modo più diretto e reale possibile. Il materiale con il quale il giovane artista cosentino ha deciso di interagire è la tela di juta, nella sua grezza trama e materia, dura, grave, ma che tra le mani di Cariati diviene estrinsecazione espressiva. Il “sacco” viene estroflesso, modificato e sagomato per mezzo di poliuretano espanso, per poi essere sovrapposto ad una spessa base lignea. La materia a Maurizio non basta, non può bastare per raccontare ciò che si cela dietro l’apparenza umana; così egli decide, che non vi è cosa più veritiera e reale della fisionomia dell’uomo per descrivere l’uomo stesso.
Maurizio Cariati mette in scena una sorta di apologo contemporaneo, che prende forma e si origina con la fotografia: in alcuni casi è lo stesso artista a realizzare gli scatti tra la cerchia di parenti e amici, altre volte l’immagine viene scelta con estrema attenzione per il particolare servendosi di internet o ricavandola dai rotocalchi. Una volta focalizzata l’attenzione sul soggetto da ritrarre l’artista calabrese in close up, lo immortala per mezzo del fish-eye.
In un secondo momento Cariati, dopo avere preparato la tela, interviene su di essa con il colore acrilico, tracciando dinamicamente una “ragnatela” di tratti, alternando spazi pittorici nei quali il colore impone la sua forza con la materia e l’intensità, per poi attenuarne la presenza, consentendo così anche alla juta un ruolo da protagonista.
Come precedentemente descritto, l’artista cosentino mette in atto una sorta di gioco tra spettatore e opera, in cui grazie all’anamorfismo, chi osserva la tela viene coinvolto non solo visivamente, ma invitato ad avvicinarsi all’opera per constatarne la tridimensionalità. Un lavoro di deformazione e dilatazione della materia, che ha radici lontane e antecedenti illustri come il Parmigianino nel suo Autoritratto allo specchio, nel quale come ci ricorda il Vasari: “(…)afferma il suo anticonformismo iconografico, la novità di stile e la sua estrema originalità nell’intento ossessivo di ricercarne il virtuosismo estetico”.
Nelle opere di Maurizio Cariati oltre alla ricerca di una modalità espressiva caratterizzante nella sua originalità, subentra un aspetto ironico-intimistico; un atteggiamento, una smorfia volutamente divertenti e divertiti, per mezzo dei quali possiamo entrare in punta di piedi, attraverso una porta dietro la quale vivono questi personaggi, accedendo così direttamente alla loro vera entità intimistica.
Personaggi con i quali instauriamo in un primo momento un rapporto convenzionale e formale, per poi lasciarci coinvolgere dallo sguardo percettivo, che stabilisce ed avvia un intenso rapporto interattivo. Volti, occhi, sguardi, mimiche, gesti, di chi rincorre, cerca e crede nella comunicazione come espressione originaria di emozioni.
Alberto Mattia Martini
Andate oltre, avvicinatevi, più avanti e adesso spostatevi leggermente ed ecco che il volto, lo sguardo, la “smorfia somatica” appare in tutta la sua totalità e tridimensionalità. Sono figure, più precisamente presenze materiche, quelle che Maurizio Cariati ha immaginato, immortalato e poi creato.
L’idea in origine nasce dallo studio delle opere dei maestri Bonalumi e Castellani, successivamente dall’esigenza dell’oltre, di un nuovo spazio, che superasse la piattezza della tela per avvicinarsi al fruitore e comunicare nel modo più diretto e reale possibile. Il materiale con il quale il giovane artista cosentino ha deciso di interagire è la tela di juta, nella sua grezza trama e materia, dura, grave, ma che tra le mani di Cariati diviene estrinsecazione espressiva. Il “sacco” viene estroflesso, modificato e sagomato per mezzo di poliuretano espanso, per poi essere sovrapposto ad una spessa base lignea. La materia a Maurizio non basta, non può bastare per raccontare ciò che si cela dietro l’apparenza umana; così egli decide, che non vi è cosa più veritiera e reale della fisionomia dell’uomo per descrivere l’uomo stesso.
Maurizio Cariati mette in scena una sorta di apologo contemporaneo, che prende forma e si origina con la fotografia: in alcuni casi è lo stesso artista a realizzare gli scatti tra la cerchia di parenti e amici, altre volte l’immagine viene scelta con estrema attenzione per il particolare servendosi di internet o ricavandola dai rotocalchi. Una volta focalizzata l’attenzione sul soggetto da ritrarre l’artista calabrese in close up, lo immortala per mezzo del fish-eye.
In un secondo momento Cariati, dopo avere preparato la tela, interviene su di essa con il colore acrilico, tracciando dinamicamente una “ragnatela” di tratti, alternando spazi pittorici nei quali il colore impone la sua forza con la materia e l’intensità, per poi attenuarne la presenza, consentendo così anche alla juta un ruolo da protagonista.
Come precedentemente descritto, l’artista cosentino mette in atto una sorta di gioco tra spettatore e opera, in cui grazie all’anamorfismo, chi osserva la tela viene coinvolto non solo visivamente, ma invitato ad avvicinarsi all’opera per constatarne la tridimensionalità. Un lavoro di deformazione e dilatazione della materia, che ha radici lontane e antecedenti illustri come il Parmigianino nel suo Autoritratto allo specchio, nel quale come ci ricorda il Vasari: “(…)afferma il suo anticonformismo iconografico, la novità di stile e la sua estrema originalità nell’intento ossessivo di ricercarne il virtuosismo estetico”.
Nelle opere di Maurizio Cariati oltre alla ricerca di una modalità espressiva caratterizzante nella sua originalità, subentra un aspetto ironico-intimistico; un atteggiamento, una smorfia volutamente divertenti e divertiti, per mezzo dei quali possiamo entrare in punta di piedi, attraverso una porta dietro la quale vivono questi personaggi, accedendo così direttamente alla loro vera entità intimistica.
Personaggi con i quali instauriamo in un primo momento un rapporto convenzionale e formale, per poi lasciarci coinvolgere dallo sguardo percettivo, che stabilisce ed avvia un intenso rapporto interattivo. Volti, occhi, sguardi, mimiche, gesti, di chi rincorre, cerca e crede nella comunicazione come espressione originaria di emozioni.
Alberto Mattia Martini
07
maggio 2008
Maurizio Cariati – 3Dpinti
Dal 07 al 24 maggio 2008
arte contemporanea
Location
CHIOSTRINO DI SANTA EUFEMIA
Como, Piazzolo Giuseppe Terragni, 4, (Como)
Como, Piazzolo Giuseppe Terragni, 4, (Como)
Orario di apertura
ore 15 - 19
Autore
Curatore