L'artista sin dalla metà degli anni '70 puntualizza la forma della sua ricerca in senso performativo analizzando la definizione dell'assetto identitario. Dapprima attraverso una ambivalenza visuale che adotta una identità androgina mediante un travestitismo che in quegli anni vede come protagonisti personaggi come Urs Luthi ed altri, evidenziando attraverso il travisamento identitario, un assetto del ruolo fluido e metamorfico. Nella performance attuale il senso viene ampliato ridefinendosi nella critica ad un egotismo monolitico e anti dialettico. L'io soggetto supposto viene smontato, parcellizzato sino ad evidenziare la sua struttura pulviscolare. Così l'aspetto morfologico diviene materia fluida sempre cangiante, l'identità egotica materia metamorfica sino ad una dispersione dell'io attraverso il rituale della disseminazione di sé (o della propria immagine).