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Maurizio Cont – Note di lavoro
365 piccoli pannelli che corrono in orizzontale nella galleria di un vecchio fabbricato industriale, un tempo usato per la lavorazione del materiale inerte
Comunicato stampa
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E’ aperto fino al 15 agosto 2006 lo straordinario allestimento dell’artista Maurizio Cont all’interno del Parco di Pietra di Roselle (ex cava di materiale inerte alle porte di Grosseto): 365 piccoli pannelli che corrono in orizzontale nella galleria di un vecchio fabbricato industriale, un tempo usato per la lavorazione del materiale inerte.
Le opere esposte sono collages, pastelli, fotografie, disegni, stampe digitali, piccoli assemblaggi di materiali di scarto o recupero. Sono icone e poesia visiva, idoli e rifiuti. Sono una contaminazione di tecniche che riflette la contaminazione degli stimoli visivi e intellettuali provenienti dall’esterno, il desiderio di metabolizzarli e la necessità di espellerli sotto forme diverse e residuali, come scrive di Maurizio Cont, artista e grafico bolzanino da tempo radicato in Maremma, il critico d’arte Mauro Papa.
“All’interno del Parco di Pietra a Roselle (Grosseto) – scrive Papa - è possibile visitare una suggestiva quanto originale struttura espositiva ricavata all’interno di un fabbricato industriale. L’edificio, legato all’attività estrattiva della vecchia cava dismessa, ingloba al piano terra una vera e propria galleria, cioè un ampio tunnel aperto alle estremità e percorribile liberamente, senza ostacoli. Gli architetti allestitori non hanno fatto in tempo a de-strutturare l’ambiente, e a trasformarlo in qualcos’altro. Gli interventi di adattamento, funzionali alla destinazione espositiva, sono difatti stati essenziali e non invasivi: una doppia serie di fari per l’omogenea illuminazione dall’alto (e non faretti snob da “ salotto d’arte”), e una semplice mano di vernice bianca sul paramento in laterizi per creare un supporto ottico perfettamente adeguato alla valorizzazione delle opere da presentare. Gli stessi artisti coinvolti nella programmazione espositiva hanno proposto queste soluzioni minimaliste, nella prospettiva di partecipare ad un progetto generale che vuole tutelare le risorse ambientali e architettoniche presenti in questa area, piuttosto che aggredirle e sfruttarle.
L’idea della fascia bianca di vernice, ad esempio, l’ha avuta Maurizio Cont, artista e grafico di Bolzano che vive da anni in Maremma, conosciuto soprattutto perché ideatore e organizzatore della manifestazione Quattroventi di Manciano, che per quattro anni ha convogliato in questo territorio artisti di livello nazionale e internazionale.
Al Parco di Pietra, invece, Cont si propone direttamente come operatore visuale, come artigiano e intellettuale, come dissidente e promotore di una cultura antagonista, e lo fa attraverso una mostra bellissima e coinvolgente.
Quello che mette in mostra Maurizio Cont, fino al 15 agosto, sono le sue “Note di lavoro”, cioè 365 immagini d’arte elaborate durante “Un anno in prova”, e realizzate – una per ogni giorno – nel corso del 2005. Queste immagini rappresentano le pagine di un diario artistico, la documentazione di uno sforzo creativo che è tanto più apprezzabile perché non legato all’ispirazione episodica e “illuminata”, ma all’impegno metodico e costante, da artigiano. E come artigiano Cont si presenta al pubblico, non come Artista. In linea con la sua concezione ideologica dell’arte, democratica e partecipativa più che elitaria ed esclusiva, il grafico tenta di stimolare nel fruitore non solo un ineffabile stimolo estetico (“mi p iace, ma non so perché”), ma anche una serie di riflessioni in cui i riferimenti culturali sono chiari ed evidenti. E così, nelle sue piccole tavole, vengono citati esplicitamente Guy Debord e Mario Perniola. Guy Debord come padre del situazionismo, che condannava la società occidentale capitalista per aver operato una subdola trasformazione del soggetto in consumatore passivo di prodotti e informazioni funzionali all’interesse del potere economico. E a questo proposito è da evidenziare che Cont, fino a questo momento della sua carriera artistica, ha scelto di non esporre mai le sue opere nei circuiti dell’arte contemporanea più legati al mercato e alla speculazione (come le gallerie d’arte private). Mario Perniola è segnalato invece come filosofo dell’anti-comunicazione, se per comuni! cazione intendiamo un sistema di informazioni pervasivo e globalizzante che annulla differenze e identità, come quello sviluppato dai mass media. Nella attuale società dello spettacolo, sembra dirci Cont attraverso Perniola, l’unico sistema efficace per combattere il conformismo è agire in senso estetico, creativo, e proporre esperienze personali, diaristiche, che propongano frammenti di vita individuale, riflessioni decontestualizzate, smarrimenti e silenzi, insomma tutto ciò che soggettivamente esprime una verità parziale ma incontestabile e lontanissima dalla finzione dei modelli di vita imposti.
Superata la velleità di assecondare un modello teorico, questi frammenti di vita per immagini si giustappongono senza un filo conduttore “nel tempo della de-composizione”, ed esprimono solo quello che sono: quotidiane eruzioni di creatività non omologata. Sono collages, pastelli, fotografie, disegni, stampe digitali, piccoli assemblaggi di materiali di scarto o recupero. Sono icone e poesia visiva, idoli e rifiuti. Sono una contaminazione di tecniche che riflette la contaminazione degli stimoli visivi e intellettuali provenienti dall’esterno, il desiderio di metabolizzarli e la necessità di espellerli sotto forme diverse e residuali.< /SPAN>
Le 365 immagini sono disposte con regolarità, elegantemente incorniciate da pannelli neri (la ragione torna a ordinare il caos), lungo le due pareti della galleria, ad esaurire completamente lo spazio in senso longitudinale. Sembra un progetto “site specific”, ma non lo è. La mostra era già pronta prima che Maurizio Cont potesse studiare gli spazi del Parco di Pietra. Ma comunque impressiona la coincidenza: lo sviluppo lineare della creatività di Cont coincide perfettamente con lo sviluppo lineare della galleria. Il destino benevolo andava premiato, e così, sul pavimento in terra della galleria, l’artista ha ideato per questa iniziativa un tesoro aggiunto, costituito da un percorso di piccole installazioni, objects trouvès e macchine naturali che assecondano tematiche legate al territorio.
Insomma, un evento di straordinaria sensibilità e acuta comprensione del contemporaneo – conclude Papa - che qualifica la programmazione di Via Cava anche nel settore delle arti visive, così poco valorizzato nella provincia di Grosseto. Il progetto di trasformare il Parco di pietra in Casa delle Arti e Mestieri (CARME) parte sotto il favore dei migliori auspici”.
Le opere esposte sono collages, pastelli, fotografie, disegni, stampe digitali, piccoli assemblaggi di materiali di scarto o recupero. Sono icone e poesia visiva, idoli e rifiuti. Sono una contaminazione di tecniche che riflette la contaminazione degli stimoli visivi e intellettuali provenienti dall’esterno, il desiderio di metabolizzarli e la necessità di espellerli sotto forme diverse e residuali, come scrive di Maurizio Cont, artista e grafico bolzanino da tempo radicato in Maremma, il critico d’arte Mauro Papa.
“All’interno del Parco di Pietra a Roselle (Grosseto) – scrive Papa - è possibile visitare una suggestiva quanto originale struttura espositiva ricavata all’interno di un fabbricato industriale. L’edificio, legato all’attività estrattiva della vecchia cava dismessa, ingloba al piano terra una vera e propria galleria, cioè un ampio tunnel aperto alle estremità e percorribile liberamente, senza ostacoli. Gli architetti allestitori non hanno fatto in tempo a de-strutturare l’ambiente, e a trasformarlo in qualcos’altro. Gli interventi di adattamento, funzionali alla destinazione espositiva, sono difatti stati essenziali e non invasivi: una doppia serie di fari per l’omogenea illuminazione dall’alto (e non faretti snob da “ salotto d’arte”), e una semplice mano di vernice bianca sul paramento in laterizi per creare un supporto ottico perfettamente adeguato alla valorizzazione delle opere da presentare. Gli stessi artisti coinvolti nella programmazione espositiva hanno proposto queste soluzioni minimaliste, nella prospettiva di partecipare ad un progetto generale che vuole tutelare le risorse ambientali e architettoniche presenti in questa area, piuttosto che aggredirle e sfruttarle.
L’idea della fascia bianca di vernice, ad esempio, l’ha avuta Maurizio Cont, artista e grafico di Bolzano che vive da anni in Maremma, conosciuto soprattutto perché ideatore e organizzatore della manifestazione Quattroventi di Manciano, che per quattro anni ha convogliato in questo territorio artisti di livello nazionale e internazionale.
Al Parco di Pietra, invece, Cont si propone direttamente come operatore visuale, come artigiano e intellettuale, come dissidente e promotore di una cultura antagonista, e lo fa attraverso una mostra bellissima e coinvolgente.
Quello che mette in mostra Maurizio Cont, fino al 15 agosto, sono le sue “Note di lavoro”, cioè 365 immagini d’arte elaborate durante “Un anno in prova”, e realizzate – una per ogni giorno – nel corso del 2005. Queste immagini rappresentano le pagine di un diario artistico, la documentazione di uno sforzo creativo che è tanto più apprezzabile perché non legato all’ispirazione episodica e “illuminata”, ma all’impegno metodico e costante, da artigiano. E come artigiano Cont si presenta al pubblico, non come Artista. In linea con la sua concezione ideologica dell’arte, democratica e partecipativa più che elitaria ed esclusiva, il grafico tenta di stimolare nel fruitore non solo un ineffabile stimolo estetico (“mi p iace, ma non so perché”), ma anche una serie di riflessioni in cui i riferimenti culturali sono chiari ed evidenti. E così, nelle sue piccole tavole, vengono citati esplicitamente Guy Debord e Mario Perniola. Guy Debord come padre del situazionismo, che condannava la società occidentale capitalista per aver operato una subdola trasformazione del soggetto in consumatore passivo di prodotti e informazioni funzionali all’interesse del potere economico. E a questo proposito è da evidenziare che Cont, fino a questo momento della sua carriera artistica, ha scelto di non esporre mai le sue opere nei circuiti dell’arte contemporanea più legati al mercato e alla speculazione (come le gallerie d’arte private). Mario Perniola è segnalato invece come filosofo dell’anti-comunicazione, se per comuni! cazione intendiamo un sistema di informazioni pervasivo e globalizzante che annulla differenze e identità, come quello sviluppato dai mass media. Nella attuale società dello spettacolo, sembra dirci Cont attraverso Perniola, l’unico sistema efficace per combattere il conformismo è agire in senso estetico, creativo, e proporre esperienze personali, diaristiche, che propongano frammenti di vita individuale, riflessioni decontestualizzate, smarrimenti e silenzi, insomma tutto ciò che soggettivamente esprime una verità parziale ma incontestabile e lontanissima dalla finzione dei modelli di vita imposti.
Superata la velleità di assecondare un modello teorico, questi frammenti di vita per immagini si giustappongono senza un filo conduttore “nel tempo della de-composizione”, ed esprimono solo quello che sono: quotidiane eruzioni di creatività non omologata. Sono collages, pastelli, fotografie, disegni, stampe digitali, piccoli assemblaggi di materiali di scarto o recupero. Sono icone e poesia visiva, idoli e rifiuti. Sono una contaminazione di tecniche che riflette la contaminazione degli stimoli visivi e intellettuali provenienti dall’esterno, il desiderio di metabolizzarli e la necessità di espellerli sotto forme diverse e residuali.< /SPAN>
Le 365 immagini sono disposte con regolarità, elegantemente incorniciate da pannelli neri (la ragione torna a ordinare il caos), lungo le due pareti della galleria, ad esaurire completamente lo spazio in senso longitudinale. Sembra un progetto “site specific”, ma non lo è. La mostra era già pronta prima che Maurizio Cont potesse studiare gli spazi del Parco di Pietra. Ma comunque impressiona la coincidenza: lo sviluppo lineare della creatività di Cont coincide perfettamente con lo sviluppo lineare della galleria. Il destino benevolo andava premiato, e così, sul pavimento in terra della galleria, l’artista ha ideato per questa iniziativa un tesoro aggiunto, costituito da un percorso di piccole installazioni, objects trouvès e macchine naturali che assecondano tematiche legate al territorio.
Insomma, un evento di straordinaria sensibilità e acuta comprensione del contemporaneo – conclude Papa - che qualifica la programmazione di Via Cava anche nel settore delle arti visive, così poco valorizzato nella provincia di Grosseto. Il progetto di trasformare il Parco di pietra in Casa delle Arti e Mestieri (CARME) parte sotto il favore dei migliori auspici”.
15
luglio 2006
Maurizio Cont – Note di lavoro
Dal 15 luglio al 15 agosto 2006
arte contemporanea
Location
PARCO DI PIETRA
Grosseto, Svincolo Roselle, (Grosseto)
Grosseto, Svincolo Roselle, (Grosseto)
Orario di apertura
dalle 21 in poi
Autore