Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Maurizio Donzelli – Invisibile-no
Nelle sue opere, Donzelli libera le potenzialità delle forme con contorni sfumati ed indefiniti, non interessato alla mera mimesi della realtà. Questo crea una sfida per il loro fruitore, che non ha coordinate di lettura se non se stesso.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Marignana Arte presenta una sfida ai sensi con la personale di Maurizio Donzelli, (Brescia, 1958), dal titolo Invisibile-No, curata da Clarissa Tempestini.
Le opere in mostra aprono uno scenario sulla ricerca dell’artista, ma, più che raccontarla, cercano di tracciare quel legame invisibile tra l’autore, l’osservatore e la comune facoltà/difficoltà umana di percepire la realtà. La vista potrebbe sembrare il senso fondamentale per la fruizione dell’arte visiva: normalmente si dice “Andiamo a vedere una mostra?”. Ma, come scriveva Merleau-Ponty “vedere è molto di più di quanto si veda”. Quel verbo, “vedere”, è un compromesso ingenuo della nostra lingua. Una mostra non si vede, una mostra prende nella mente, prima ancora di esistere fisicamente e molto dopo essere stata mostrata agli altri.
Che cosa succede davvero tra le pareti di questa cosiddetta mente, quando cerchiamo di fare nostra un’immagine? In quella scatola buia, la nostra testa, il subisso di connessioni nervose ed esperienze che creano quella che chiamiamo la nostra “conoscenza del mondo” è così ingannevole, ma per noi così vera. Un’immagine può non esistere davanti a noi, ma essere vivida, potente o addirittura spaventosa nella nostra immaginazione. Forse, immaginare è l’atto più vicino concesso a l’uomo per percepire l’universo, poiché ci si libera da quei preziosi ma limitanti sensi.
La mostra si articola tra diversi materiali, a partire dai peculiari “Mirrors”, attraenti opere in tecnica mista che non riflettono però chi li guarda, come i normali specchi alle nostre pareti. Sono quasi dei “meta-specchi” che si riflettono l’un l’altro, dando a chi osserva poche possibilità di avere punti di riferimento, spiazzando completamente le convenzioni di fruizione. Chi l’ha detto che un’opera s’inizia a guardare da un punto preciso? Come si guarda un’opera? Ogni cosa di questo mondo, nel momento in cui posiamo il nostro sguardo su di essa, cambia irrimediabilmente, solo per il semplice fatto di essere guardata. Guardare non è quindi abbastanza, ed è a volte più ingannevole dei sensi stessi. Lo spettatore è solo con il suo Io interiore davanti ai “Mirrors”, che cercano a tratti di mostrare quel luogo invisibile della creazione e dell’interpretazione.
Ad accompagnare questi oggetti misteriosi, anche alcuni acrilici con i quali l’artista sembra dare qualche speranza a chi osserva di poter sprofondare nei loro colori riflettenti e turbolenti. Ma la realtà è che anche qui non ci sono supporti, ci siamo ancora solo noi, l’opera e la nostra mente.
Nell’affrontare una mostra come quella di Maurizio Donzelli è necessario capire e conoscere l’uomo dietro alle opere. Un artista con cui conversare senza sosta su vezzi e riflessioni sul perché e anche il perché no dell’arte. Un confidente a cui rivelare la bella confusione che la vista di un’opera scatena e il nostro difficile rapporto con la realtà, il controverso modo di interpretarla, di leggerla, di competere con essa subendola o riscattandola.
Le opere in mostra rifuggono al loro destino, per un verso o per l’altro, ora rifiutandolo ora tentando di ricostruirlo con l’aiuto di chi le osserva, secondo uno straordinario piano che chiama a raccolta curiosità, fantasia, gesto e, forse, quella “Angst” che segretamente l’osservatore e l’artista condividono nei confronti del mondo.
Le opere in mostra aprono uno scenario sulla ricerca dell’artista, ma, più che raccontarla, cercano di tracciare quel legame invisibile tra l’autore, l’osservatore e la comune facoltà/difficoltà umana di percepire la realtà. La vista potrebbe sembrare il senso fondamentale per la fruizione dell’arte visiva: normalmente si dice “Andiamo a vedere una mostra?”. Ma, come scriveva Merleau-Ponty “vedere è molto di più di quanto si veda”. Quel verbo, “vedere”, è un compromesso ingenuo della nostra lingua. Una mostra non si vede, una mostra prende nella mente, prima ancora di esistere fisicamente e molto dopo essere stata mostrata agli altri.
Che cosa succede davvero tra le pareti di questa cosiddetta mente, quando cerchiamo di fare nostra un’immagine? In quella scatola buia, la nostra testa, il subisso di connessioni nervose ed esperienze che creano quella che chiamiamo la nostra “conoscenza del mondo” è così ingannevole, ma per noi così vera. Un’immagine può non esistere davanti a noi, ma essere vivida, potente o addirittura spaventosa nella nostra immaginazione. Forse, immaginare è l’atto più vicino concesso a l’uomo per percepire l’universo, poiché ci si libera da quei preziosi ma limitanti sensi.
La mostra si articola tra diversi materiali, a partire dai peculiari “Mirrors”, attraenti opere in tecnica mista che non riflettono però chi li guarda, come i normali specchi alle nostre pareti. Sono quasi dei “meta-specchi” che si riflettono l’un l’altro, dando a chi osserva poche possibilità di avere punti di riferimento, spiazzando completamente le convenzioni di fruizione. Chi l’ha detto che un’opera s’inizia a guardare da un punto preciso? Come si guarda un’opera? Ogni cosa di questo mondo, nel momento in cui posiamo il nostro sguardo su di essa, cambia irrimediabilmente, solo per il semplice fatto di essere guardata. Guardare non è quindi abbastanza, ed è a volte più ingannevole dei sensi stessi. Lo spettatore è solo con il suo Io interiore davanti ai “Mirrors”, che cercano a tratti di mostrare quel luogo invisibile della creazione e dell’interpretazione.
Ad accompagnare questi oggetti misteriosi, anche alcuni acrilici con i quali l’artista sembra dare qualche speranza a chi osserva di poter sprofondare nei loro colori riflettenti e turbolenti. Ma la realtà è che anche qui non ci sono supporti, ci siamo ancora solo noi, l’opera e la nostra mente.
Nell’affrontare una mostra come quella di Maurizio Donzelli è necessario capire e conoscere l’uomo dietro alle opere. Un artista con cui conversare senza sosta su vezzi e riflessioni sul perché e anche il perché no dell’arte. Un confidente a cui rivelare la bella confusione che la vista di un’opera scatena e il nostro difficile rapporto con la realtà, il controverso modo di interpretarla, di leggerla, di competere con essa subendola o riscattandola.
Le opere in mostra rifuggono al loro destino, per un verso o per l’altro, ora rifiutandolo ora tentando di ricostruirlo con l’aiuto di chi le osserva, secondo uno straordinario piano che chiama a raccolta curiosità, fantasia, gesto e, forse, quella “Angst” che segretamente l’osservatore e l’artista condividono nei confronti del mondo.
24
settembre 2016
Maurizio Donzelli – Invisibile-no
Dal 24 settembre 2016 al 14 gennaio 2017
arte contemporanea
Location
MARIGNANA ARTE
Venezia, Dorsoduro, 141, (Venezia)
Venezia, Dorsoduro, 141, (Venezia)
Orario di apertura
Martedì e Mercoledì: 14.00 - 18.30
da Giovedì a Sabato: 11.00 - 13.30 / 14.00 - 18.30
Lunedì e Domenica: apertura solo su appuntamento
Vernissage
24 Settembre 2016, ore 18.00
Autore
Curatore