Ricordo di viaggi reali tradotti dalla penna sbiadita della memoria che svela la dimensione lirica dell’unico vero viaggio: quello all’interno di noi.

Le carte di Rivieri sopravvivono alla bollitura nel caffè ed alla cottura in forno, due elementi primigeni- l’acqua del caffè e il fuoco del forno- che creano un piccolo laboratorio di esperimenti alchemici.

Questo procedimento si basa appunto sulla casualità con cui si creano le lingue di colore e le righe di bruciatura a seconda della temperatura, della sovrapposizione o della durata.

Risultato sono questi segni che creano spazialità appena evocate e tempi sospesi, luoghi segnati da solchi e cicatrici come fossero a testimoniare il cammino della storia attraverso la condizione umana, come fossero brandelli d’esistenza sopravvissuta.

L’esile figura di caffè che sfuma in lontananza, viandante di questi non-luoghi, eremita alla ricerca del nulla, trova compimento e senso del suo essere nel solo cercare.