Per qualsiasi mostra gli capiti, anche la più raccolta e minimale, Mauro Iori deve entrare completamente nel tema, attraversarlo e stimolare sfide spesso inaspettate. Una sorta di gara con/contro se stesso affinché prenda evidenza qualcosa di catartico. Sarà per questo che Mauro non stabilisce mai un punto definitivo ai progetti. Lui lavora in un progress inesauribile, stratificato e al contempo subliminale…
Mauro Iori, ormai da diversi anni, lavora seguendo uno specifico procedimento. Prima scatta fotografie per iniziarsi ai corpi spaziali, per bloccare spezzoni del suo universo immaginato. Poi traccia mappature su carta, disegna i prodromi dell’idea che trasferirà alle forme pittoriche. A questo punto aumentano i formati, subentrano la pittura, il collage e altri interventi col disegno: finché la tecnologia non stampa il primo risultato parziale. Da qui ricomincia il ciclo biologico con la manualità che si mescola alle successive stampe. Avanti e ancora avanti, seguendo gli eventi, le casualità e l’intuizione che alimentano le idee e il talento. Le mostre di Mauro, non dimentichiamolo, sono pronte appena finisce il tempo per aggiungere nuovi strati. Dargli altre ore significa offrire il destro per ulteriori eventi dentro il quadro. E’ un combattimento quello tra Mauro e la sua opera. Una lotta dove entrambi lottano per salvarsi. Probabilmente per vivere.